XVI - ᴀ ᴘʟᴀᴄᴇ ɪɴ ᴛʜɪꜱ ᴡᴏʀʟᴅ

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Quando i contorni degli alti alberi si fecero meno nitidi e il sole scese basso nel cielo, Suna pensò che potessero tutti finalmente abbassare la guardia.

-Abbiamo setacciato il bosco per più di due ore!- Si lamentò Atsumu, crollando drammaticamente sulle ginocchia. -Non c'è più alcuna traccia dei Tsuchigumo. Voglio solo tornare a casa e dormire.-

Suna non poteva dargli torto.

Erano rimasti confinati in quella radura per tutto il pomeriggio e nessun demone millenario aveva più fatto capolino tra i pini.

Il gruppo di Akaashi stava sistemando gli ultimi preparativi per la partenza mentre i restanti si erano radunati ai piedi della collinetta.

Polvere e fili d'erba si erano appiccicati sulle gambe di Rintarou e la stanchezza si era accumulata sulle sue spalle.

-Vogliamo assicurarci che il villaggio si trovi al sicuro.- Rispose Aran, portando le mani sui fianchi e apparendo più spaventoso di quanto non fosse.

-Non è compito vostro.- Intervenne bruscamente Sakusa Kyioomi.

Gli occhi dell'intera banda si spostarono sul ragazzo dai riccioli scuri.

-Hey!- Fece Atsumu, improvvisamente carico di energia -Ti hanno salvato la vita, odioso ingrato.-

L'agente si limitò a fissarlo con astio senza portare avanti il suo discorso.

Era già la quinta volta che Suna una e i gemelli Miya finivano per imbattersi in quello specifico gruppetto di autorità cittadine.

Ormai erano a conoscenza dei loro nomi, delle tecniche e persino di qualche punto debole.

Gli agenti che davano la caccia alla banda di kitsune erano condannati a perderne le tracce sempre prima di aver scovato il loro nascondiglio.

Nel corso di più di dieci anni il trio era riuscito a seminare nemici ben peggiori, ma la squadra di Motoya non aveva mai perso l'occasione per metterli in difficoltà.

Durante uno scontro, Sakusa era addirittura riuscito ad imprigionare uno dei loro, Kosaku Yuto, ed era stato necessario l'intervento di Kita per liberare il compagno.

Forse avevano perso molte battaglie, ma non avevano mai smesso di dare loro la caccia.

-Sono corsi in aiuto dei tuoi amici.- Lo corresse Kinuko, che aveva lo stesso sguardo furente del fratello. -Questo non comporterà alcuno sconto di pena. Siete pur sempre dei ricercati che devono pagare per i loro crimini.-

Con il passare degli anni, Suna era diventato estremamente bravo a mantenere il controllo delle proprie emozioni.

Lo stesso non si poteva dire di Atsumu.

La kitsune si posizionò con un balzo di fronte all'autorità cittadina e si avvicinò senza alcun timore alla lancia sguainata contro il suo petto.

-Arrestami, allora.-

Kinuko sussultò intimorita.

-Portami davanti al tuo capo.- Proseguì il ragazzo, facendo un passo in avanti. -E' questo che fate, no? Siete burattini. Eseguite gli ordini senza preoccuparvi di cosa sia giusto o meno.-

Uno spostamento d'aria fece rizzare i peli sulla nuca di Atsumu.

La lancia di Sakusa era già puntata sulla schiena della kitsune prima ancora che Suna potesse portare la mano alla cintura.

-La giustizia è relativa, Miya.-

Atsumu non si scompose.

-Forse è proprio questo il problema.-

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