CAPITOLO 16

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La nostra settimana di convalescenza la passammo insieme a Porto Empedocle, io mi ristabilii abbastanza velocemente, stare con lui mi infondeva calma e tranquillità , lui ci mise più tempo , la rottura del setto nasale non si risolveva con tisane e sane dormite. Mi piaceva coccolarlo e prendermi cura di lui,in quel momento aveva più bisogno lui di me che io di lui, mia madre si dimostrò ancora una volta una grande donna, ci lasciava tutto il tempo necessario per stare insieme. Avevamo ancora tanta strada da fare insieme , dovevamo conoscerci e soprattutto doveva conoscere la mia famiglia, ma su questo non aveva problemi anzi era ben predisposto verso i miei familiari. Un giorno decise di testare la mia pazienza , tentativo che fallì miseramente alle 13 ,dopo che mi aveva fatto salire e scendere le scale almeno 15 volte ed entrai in camera con un mattarello in mano.

Capì che io e la pazienza eravamo su due universi opposti.

La settimana successiva io e mia madre , le uniche rimaste più del dovuto in Sicilia , tornammo a Milano e Can mi promise che sarebbe venuto lui la settimana dopo , non voleva che io andassi avanti e dietro con l'aereo soprattutto dopo le raccomandazioni dei medici di non farmi stressare troppo, non che lui stesse meglio di me , ma non riuscii a farmi obiettare.

Per tutto il mese di settembre ed ottobre lui fece la spola tra Catania e Milano , io contavo i giorni che ci separavano e i nostri weekend furono una bella prova di convivenza. Non ci chiedevamo mai cosa ci riservasse il futuro , non ci facevamo promesse che non saremmo riusciti a mantenere , ci vivevamo il momento e quello che il destino ci poteva offrire, d'altronde fui io la prima a dirgli sugli scogli che ci saremmo rincontrati solo se lo avesse voluto il destino.

Non riuscivo sempre ad andare a prenderlo in aeroporto , a volte andava mio padre che aveva smesso di fargli la predica ogni volta , a volte andava direttamente a casa mia e quando succedeva mi faceva trovare anche la cena in tavola. Con lui riscoprii un nuovo modo di avere un uomo al mio fianco ,eravamo una coppia che si amava e si rispettava e che aveva voglia di crescere insieme.

Il nostro rapporto, se pur iniziato molto fisicamente stava crescendo , la stessa passione da cui ci lasciavamo trasportare in camera da letto la riversavamo su tutto, amava scoprire Milano e i suoi dintorni , lo avevo portato anche sul lago di Como .

Quel venerdì fu uno di quelli in cui non riuscii ad andare all'aeroporto, in atelier erano arrivati i capi della nuova produzione in ritardo e dovemmo allestire tutte le vetrine , quando arrivai a casa trovai il portico illuminato solo dalle fiamme di candele al profumo di lavanda ,la cena già pronta e messa in tavola e musica di sottofondo , Tango Santa Maria.

Mi allungò la mano e mi chiese : Mi concede questo ballo?

Nessun ballo raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi, emozione, energia, respirazione e palpitazione che si raggiunge con il tango argentino ,i corpi si pensano, si ascoltano, si coordinano tra loro, c'è sensualità c'è eros c'è passione.

Quella notte, complice un ballo , complice una bottiglia di vino rosso ,complice la voglia di stare insieme, la nostra di passione sembrava non avere fine , io mi dimenticai che avevo cambiato da poco l'anticoncezionale e non avevo la sicurezza al 100% che funzionasse, non stemmo attenti per niente.

Quel weekend fu solo nostro , tutto per noi, ci coccolammo ed amammo fino allo sfinimento .

Mi ero talmente abituata alla sua presenza dentro casa che non potevo più farne a meno, quel pomeriggio dopo aver fatto l'amore , distesi a coccolarci sul letto , come facevamo sempre ,un velo di tristezza si palesò sul mio volto. Tra di noi era tutto così tremendamente bello che avevo paura che prima o poi tutto finisse nello stesso modo in cui era iniziato.

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