capitolo 9: nuova casa

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Diversi minuti che sembravano interminabili, diversi sguardi che segnavano il sospetto e l'ansia, diverse mosse che segnavano agitazione e paura, diversi respiri che silenziavano le parole e diverse anime  che evidenziano la paura.

-i..i..io... quanto tempo ho per decidere?- chiesi tremando

-tra tre giorni andrai in tribunale e lì deciderai, per ora ti abbaimo solo avvisato- disse mia madre mantenendo la calma

-o..ok.. ci vediamo lì-

Non dissi altro... presi la mia valigia e corsi subito in taxi per ritornare in aeroporto. Non me ne fregava che avevo il volo dopodomani ma da qui me ne dovevo andare assolutamente.

Caos

Questa é l'unica parole che descrive pienamente cosa provo in questo momento. Questa é la fottutissima parola descrive tutte l'emozione dentro di me. Questa é la parola che mi crea solo scompiglio nel mio corpo.

Salì finalmente sull'aereo continui messaggi da parte di Josh che non leggevo... non per non dirli niente ma perché non avevo le forze di dirli tutto.

Spensi definitivamente il telefono, così volevo chiudere la porta del mio cuore per non farmi provare più niente. Voglio essere un cuore di ghiaccio e menefreghista. Voglio fregarmene di tutto e tutti ma non posso... perché la mia anima ormai è stata ingannata a rimanere in un corpo che non sopravvivrà mai al continuo affogare nell'emozioni.

Casa.

Così definiamo il posto che ci riteniamo al sicuro e ad agio... ma io in questo momento non ero ad agio con niente.

Il taxi si fermò davanti al mio vialetto, diedi i soldi e percorsi quel pezzo di stradina dove i pensieri ancora si facevano duplichi e confusi. Notai solo una persona sul portico di casa che appena mi vide mi saltò addosso.

-perché non mi hai chiamato? O scritto? Mi hai fatto venire un infarto- disse stringendomi

Non avevo forze per abbracciarlo, le miei mani restarono lunghe sul mio corpo, mentre le sue stringevano il mio corpo debole e fragile.

-Tori che hai? Sembri... spenta... che è successo a NYC?- domandò

-io... ho bisogno di parlarti...- dissi solo questo prima di entrare in casa.

Raccontai ogni singola cosa a Josh, ogni singolo movimento e ogni singola parola. Sapeva come mi sentivo e solo lui poteva capirmi.

Ci furono solo vari sguardi tristi da parte sua, ma che vennero sostituiti da gesti. Mi abbracciò e da lì mi diede la carica di stringerlo a me e non lasciarlo.

-promettimi che non mi abbandonerai- dissi singhiozzando sulla sua camicia

-promesso- rispose con un bacio sul mio capo -ma Tori... tu che vuoi? Tua madre, tuo padre o l'affidamento?- aggiunse triste

Volere... non sapevo nemmeno io che volevo. Ero impegnata nelle emozioni e nel capire come si sentissero li altri che non ho capito cosa voglio io. Anzi forse una cosa è chiara... e l'idea non so se sarebbe interessata.

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-allora?- chiesi a Carmen che era seduta di fronte a me.

La mia idea era di chiedere a Carmen se poteva farmi da tutore fino ai miei 18 anni. Ho capito che non volevo stare né com mio padre né con mia madre. Ieri sera ho detto la mia idea a Josh che ha accettato. In questo momento però non avevo sentimenti. Avevo imparato a spegnerli per un po'. Sperando almeno.

-va bene- disse Carmen con un sorriso

Io e Josh ci guardammo e io li saltai in braccio, poi saltai addosso a Carmen che mi strinse a se.

-grazie Carmen, grazie- dissi abbracciandola

-di niente piccola- disse accarezzandomi il capo

-ora siamo tipo fratello e sorella domandò Josh

-io ti ho sempre considerato un fratello coglione- dissi stroppiciandoli i capelli

Due giorni dopo..
Il giorno del tribunale

Ero in ansia. Seduta vicino al giudice e difronte a me una marea di persone che aspettava le miei parole. A destra mio padre con i lsuo avvocato e a sinistra mai Madre com anch'essa un avvocato.

-allora signorina Tori cosa ha deciso? Madre, padre o tutore?- ripeté il giudice

Le miei mani iniziarono a sudare, la mia bocca iniziò a seccarsi e la testa iniziò a girare. Nom sapevo come calmarmi così guardai infondo alla sala. C'era Josh con sua madre vicino. Esso mi feci un sorriso e mimo un "ce la puoi fare" Da lì iniziai a capire che la scelta era giusta e saggia.

-sigmor giudice e signori... ho deciso il tutore... preferibilmente la tutrice la signora Camen Davis- la indicai di avvicinarsi -che ha accettato notevolmente-

L'assemblea era conclusa. Il giudice aveva accettato la richiesta. Io sarei potuta rimanere anche in casa mia, ma ho preferito andare a casa di Josh. I miei erano delusi e distrutti, dopo l'assemblea non mi guardarono e se ne andarono.

-lasciali perdere- disse Josh mentre vedevo che fissavo le porte che fino a poco fa erano state chiuse dai miei genitori -loro hanno perso non tu-

-vero- sospirai e tirai un sorriso -allora quando vengo a casa?-

-anche subito! Andiamo a casa tua prendiamo le tue cose e possiamo andare nella nostra casa- disse Carmen sorridendo

"La nostra casa" ormai ci dovevo fare l'abitudine. Un nuovo mondo si era aperto difronte a me e qualcosa di bello si sarebbe creato con tutto ciò. Amavao l'idea di Carmen come tutrice... ma preferiro chiamarla mamma. E Josh... il mio migliore amico da una vita... era diventato mio "fratello".

La mia vita per anni è caduta a pezzi, ma credo che grazie a quest'idea si stia riaggiustando rientrando nella normalità.

-ecco la tua nuova camera- disse Josh aprendo la vecchia camera degli ospiti che ora era la mia

Era bellissima: sulla destra un letto matrimoniale, al lato sinistro del letto la finestra, sulla sinistra della camera un armadio gigante, difronte una scrivania, vicino al letto un piccolo comodino con una lampada piccola e vicino alla porta, sulla sinistra, uno specchio rettangolare.

-tra mezz'ora la cena e pronta- disse Josh mettendo li ultimi scatoloni in camera.

Dopo cena, misi a posto la mia camera: tutti i muri erano tappezzati di poster,sulla scrivania libri e quaderni, sul muro una bacheca con appunti o foto miei e di Josh, l'armadio l'avevo riempito con i miei vestiti, sul comodino avevo messo la foto mia e dei miei genitori e un libro che leggo prima di "dormire".

Avevo resto quella stanza la mia stanza. Sentivo che la mia vita stava cambiando, tutte le ferite si stavano rimarginando e tutto il male si stava estinguendo. Forse questa mia scelta avrebbe portato a molti ostacoli, ma li ostacoli servono per superarli e combatterli diventando ogni giorno più forte. Questo dovevo esser io... una combattente  che d'ora in poi non si sarebbe fermata a niente.

Anche le stelle più buie possono brillare// Dylan O'brienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora