capitolo 26: crollata dentro

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All'improvviso Tommy iniziò a piangere e io mi svegliai d'impatto. Era vicino a me che continuava a piangere, affianco a me sulla poltrona c'era Dylan che lo teneva in braccio mentre cercava di calmarlo senza risultati.

-scusa non volevo svegliarti... solo che ha iniziato a piangere e- cercò di spiegare ma lo interruppi subito

-tranquillo... tanto mi dovevo alzare, tra- controllai l'orario dal mio telefono, le 15:30 -un'oretta verrà la dottoressa per darmi le analisi- dissi tirando un sorriso

Presi Tommy tra le braccia e iniziai a coccolarlo finché non si calmò del tutto. Iniziai a cambiarlo buttando il pannolino sporco e metterne uno pulito, siccome non avevo abbastanza body per un neonato misi uno che la madre mi aveva dato e una mia maglietta sopra, lo so era grande... ma almeno era più coperto. Il piccolino mi sorrise per poi addormentarsi con il ciuccio.

-comunque.... avevo preso la pizza- disse Dylan prendendo un cartone di pizza dal tavolo

Li feci cenno di appoggiarlo sulla scrivania e così fece. Io mi sedetti alla poltrona e lui alla sedia della scrivania. Mentre mangiavamo mi ronzava un'unica domanda in testa: il bacio di ieri cosa ha significato? Forse niente per lui... ma per me è come se ha riacceso qualcosa, di prof- a irrompere i miei pensieri fu Bella che bussò alla mia stanza.

-ehi bellissima! Ti ha dato fastidio?- disse rivolto a Tommy

-no tranquilla... solo due/tre volte ha pianto- dissi mentre lasciavo lo spicchio di pizza -ho messo una mia maglia perché non avevo magliette sue- dissi intanto la sua espressione

-tranquilla, comunque grazie di tutto... ci vediamo- disse prendendo Tommy e uscendo

Li feci un cenno e tornai a sedermi con Dylan mentre guardavo Bella portarsi in braccio quella creatura piccola e speciale. Ho sempre avuto un fascino per i bambini e so che Bella sarà un ottima madre per suo figlio. Ma ora l'unico pensiero non è quello... è la persona difronte a me.

-Dylan posso parlarti di una cosa?- chiesi già nervosa di mio

-s-si certo- rispose mentre fini uno spicchio di pizza

-ma n-noi, cioè io e te, cioè- presi un bel respiro e buttai fuori -cosa ha significato ieri?- chiesi diretta

Non ne potevo più di giri di parole o parole insensate... dovevo dirlo. Vidi il suo sguardo farsi cupo e incerto finché non capi dove volevo andare a parare. Iniziò a scrutarmi e poi a pensare, si vedeva dalla sua espressione farsi più fluido. Volevo parlare ma non mi diede il tempo che mise le sue labbra sottili sulle miei carnose e comincio a baciarmi con foga, volevo continuare ma non sapevo cosa fare... così misi le mie due mani sopra il suo petto e lo respinsi.

-Dylan... i-io n-no p-posso se non mi dici cosa siamo- dissi guardandolo dritto negli occhi

-ancora non lo hai capito?- disse spostandomi una ciocca dietro all'orecchio -mi piaci Tori, mi piaci da impazzire... sono stanco di mentire a me stesso perché so cosa provo... tu mi piaci e niente mi fa cambiare idea- disse per poi rifiondarsi sulle mie labbra

-ti piaccio anche se- dissi cercando di dirlo della malattia ma a interrompere il mio discorso fu la dottoressa.

-Tori viene il risultato è pronto- disseentrando e uscendo

Mi staccai da Dylan e li diedi un bacio sulla guancia. Presi la sedia a rotella e mi misi sopra, facendomi accompagnare dalla dottoressa. Entrammo nell'ascensore e l'unica cosa che intravidi prima che le porte si chiusero fu Josh che arrivava e mi mimó un "sono con te". Sorrisi alla sua affermazione, tirai un sorriso di solievo e guardai la dottoressa che mi accarezzò la spalla.
Arrivammo al piano dove tenni le visite è c'era il dottore che mi visitò la scorza volta: era un signore sulla sessantina, capelli bianchi, robusto, sotto il camice bianco aveva un pantalone nero e una camicia azzurra. Aveva sempre l'aria di un nonno che abbracciava i nipotini. La scorza volta scesi solo per vedere al reparto bimbi e stava giocando con i bambini che si divertivano a tirarli le palline colorate mentre lui li faceva delle facce buffe.
Mi accolse con un sorriso e mi fece entrare vicino il suo studio. Si sedette sulla poltrona nera in cuoio, leggermente rotta dal tempo e prese un foglio da una cartella gialla. Mi scrutò, su posizionò gli occhiali sul suo naso a patata e parlò

-allora Tori... non voglio metterti paura, ne tantomeno ansia.. ma qui la situazione è seria- disse scrutando la scheda

-la prego vada al punto, ho sempre odiato i giri di parole- dissi io fredda capendo già la situazione

-il tumore si sta diffondendo e se non riusciamo a fermarle con le medicine dovremo iniziare la chemio- disse abbassando finalmente il foglio facendo scorgere i suoi occhi azzurri che mi guardarono feriti.

Per un dottore è difficile dire "Sa lei morirà tra qualche giorno e tutte le cure che facciamo non servono a un cazzo a meno che non scenda Gesù Ceisto e ti fa un miracolo", no assolutamente! Perché devono sempre darti quella speranza che non esiste, quella speranza che ti fa credere in cose impossibili, quella speranza non certa, insomma quella speranza che non c'è bisogno di sperare... tanto sei già nella merda.

-o-k- fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca. Ma dovevo rendermi a prova di proiettile no? Quindi perché non provarci -ma se io prima di Natale dovrei partire due settimane, posso? O la malattia lo impedisce?- chiesi con i pugni saldi sulla sedia

-be' in ospedale uscirà lunedì mattina, quindi si potrà fare queste due settimane solo perché il suo tumore non si è sparso in settore di "pericolo"-

-grazie dottore- furono le uniche parole che dissi prima di uscire e non guardarlo negli occhi

Raggiunsi da sola l'ascensore per poi scoppiare a piangere appena le porte si chiusero. Non potevo trattenermi tutto dentro, non potevo rimanere qui, non potevo controllare anche l'emozione, non potevo vivere....
Non voglio più vivere se devo fare questa vita... perché questa non è la vita che voglio. La vita che voglio è la vita piena di sbagli, rialzi, la scuola, i litigi con Josh, i bulli, li scontri con Dylan... la mia vita non è la mia fottuta malattia... basta non c'è la facevo più.
Tirai un pugno alla porta dell'ascensore procurandomi un leggero rossore alla mano e un taglietto, cercai di nascondere tutto legando un fazzoletto.
Arrivai nella mia camera e trovai tutti lì: Dylan sul letto con le mani nei capelli, Josh che fissava la finestra, Bella seduta sulla poltrona, Tommy sulle sue ginocchia e James che ammirava il piccolino come qualcosa di caro e inestimabile. Appena varcai la soglia tutti si girarono verso di me dandomi uno sguardo tra preoccupato/triste... non si capiva molto. L'unica cosa da fare era mandarli via ma non ci riuscivo. Mi limitai solo ad accendere un sorriso mascherando tutto... lo avrei detto solo ad una persona e quella sarebbe stata Josh. Voglio bene a Dylan, Bella e James... ma non c'è la faccio... Per un momento buttai tutta la notizia che mi avevano detto, buttai un sorriso di solievo e ""incollai"" un sorriso sulle miei labbra. Cercai di alzarmi e mi misi sul letto, dove Dylan si era alzato precedentemente, e mi sedetti.

-allora? Che sono quelle facce? Dissi con un sorriso

Loro si guardavano tra di loro non capendo se ero ironica o fosse un gioco, io ricambiai lì sguardi con un sorriso ma rivolsi un occhiata a Josh che capì al volo che avevo bisogno di parlarli.

-cosa ha detto il dottore?- disse Bella dando il figlio a James e venendo verso di me abbracciandomi

-sto bene tranquilli- mi staccai e guardai tutti -il tumore è piccolo, quasi invisibile... sto bene. Lunedi esco da qui e posso raggiungere i miei genitori, ma ha detto che non posso stressarmi molto- dissi sorridendo -ora mi andate a prendere una pizza che ho fame?- chiesi con il labruccio

-sei la solita- scoppiò Dylan in una risata finta, si capiva che lui non ci cascava... ma per adesso non potevo dirli niente -James mi accompagni così andiamo a prendere le pizze?- chiese stranamente Dylan verso James, quest'ultimo annuì insicuro

-ok ragazzi, io vado a cambiare questa peste così lo lavo. Più tardi si raggiunge anche il mio ragazzo, quindi prendete una pizza in più- disse Bella mentre usciva con il piccolino.

Rimanemmo im stanza io e Josh, aspettai la porta dell'ascensore chiudersi segno che Dylan e James ss n'erano andati, con Bella al piano di sotto. Josh mi guardava in attesa di spiegazioni o qualcosa di essenziale. Io invece mi limitai a guardarlo, perché fuori sembravo una che si era bloccata ma dentro stavo cercando di mettere insieme i pezzi e cercare qualcosa di utile o sensato o facile da dire... l'unica cosa in questo momento da dire è "la mia vita fa schifo". Non sapevo come dirlo, la stanza incominciò a stringersi, l'aria incominciò a mancare e la testa iniziava a girare.
"Tranquilla Tori è solo ansia... ci sei passata respira"
Mi ripetevo tra me e me sperando in u miracolo. Josh restava lì e non capiva io invece ripresi colore sul viso, la stanza fini di girare, tornò alla normalità. Mi inumidi le labbra e dissi due fottute parole che avrebbero fatto crollare il mondo addosso anche a lui.

-Sono malata- dissi con lo sguardo basso e senti solo il suo sguardo sconvolto

Anche le stelle più buie possono brillare// Dylan O'brienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora