Capitolo 10

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"Credi che il professore ci abbia messo una nota?" - chiese Izuku fissando il soffitto.

Il pavimento dei bagni della scuola non era certo il posto più igienico dove sedersi, ma le gambe di Shōto, stremate dalla marea di emozioni che aveva provato in un lasso di tempo così breve, non avevano retto.

Così Izuku si era seduto di fianco a lui e si erano ritrovati a fissare il soffitto in silenzio uno accanto all'altro.

Le lezioni erano ricominciate da almeno venti minuti e, anche se ormai avrebbero dovuto essere in classe da un bel po, nessuno dei sue sembrava pronto ad alzarsi da quel movimento e rientrare in aula.

"Probabile, mi stupisce non abbiano ancora mandato nessuno a cercarci..." - sospirò Shōto voltando il capo leggermente per guardare Izuku.

Gli sembrava così rilassato, aveva un piccolo sorriso in volto e gli occhi chiusi; la testa leggermente chinata all'indietro poggiata contro il muro e la mano destra che tracciava assentemente il suo nome sull'altro polso.

Era quasi strano vederlo così rilassato dopo i mesi trascorsi a guardarlo tocchicciare il suo bracciale nervosamente e a litigare nei corridoi della scuola in un vano tentativo di tenerlo lontano.

Shōto avrebbe voluto essere rilassato quanto lui, ma invece era ancora tremendamente nervoso. Certo, dicendo la verità ad Izuku si era tolto un peso dal petto, ma l'immagine possente di suo padre che gli gridava contro e il dolore che le sue mani erano in grado di causare al suo corpo, continuavano a tormentarlo.

"Perché una campanula?" - chiese Izuku, richiamando la sua attenzione e Shōto notò solo allora che Izuku si era voltato a sua volta per  guardarlo.

"Scusa?" - chiese Shōto disorientato, non sapendo se Izuku avesse detto altro prima, troppo preso dai suoi pensieri.

"Perché una campanula? È il tuo fiore preferito? Perché non è il mio e dato che dovrebbe avere a che fare con noi, ho pensato che fosse il tuo."

"Non lo è, in realtà non ho un fiore preferito.." - disse in tutta onestà Shōto.

"Neanche uno?" - chiese Izuku accigliandosi.

Shōto scosse leggermente la testa in un no, ma non offrì al ragazzo altre spiegazioni; non gli andava proprio di raccontargli la storia della sua vita. Non voleva parlargli della passione di sua madre per i fiori e i loro significati, di come sua madre lo avesse ferito al punto che adesso non poteva far altro che odiare tutto ciò che gli ricordava lei, persino qualcosa di bello come i fiori.

"Beh, sono tristi, hanno a che fare con i morti credo" - mormorò pensieroso Izuku tornando a fissare il soffitto.

"In nord Europa credono che chi ne sente il tintinnio è destinato a morire in breve tempo. Mia madre diceva che sono simbolo di speranza e perseveranza perché crescono in luoghi impervi. Era il suo fiore preferito." - disse Shōto sospirando nel pronunciare la parola madre; odiava anche solo il suono di quella parola.

"Oh...a tua madre piacciono i fiori?" - chiese Izuku tornando a guardarlo. Sembrava che la menzione di suo madre avesse richiamato la sua attenzione.

"Già...Qual'è il tuo?" - chiese Shōto cercando di cambiare argomento.

"Ok, te lo dico ma tu devi promettere di non ridere..." - Izuku disse abbassando la testa arrossendo e Shōto annuì.

"I fiori di loto..." - mormorò poco dopo.

"Solo perché ne hai uno sul polso?" - chiese Shōto alzando un sopracciglio.

"No...è che sono belli. Cioè, crescono nel fango però sono così puliti e belli." - spiegò velocemente Izuku balbettando leggermente in preda all'imbarazzo.

𝖥𝗂𝗈𝗋𝖾 𝖽𝗂 𝗅𝗈𝗍𝗈 [𝖳𝗈𝖽𝗈𝖣𝖾𝗄𝗎/𝖣𝖾𝗄𝗎𝖳𝗈𝖽𝗈]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora