Capitolo 2

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Shōto si stiracchiò lentamente, gli occhi leggermente socchiusi ed una smorfia di dolore sul volto quando sentì un dolore acuto alla spalla sinistra. Non ricordava se fosse stato un pugno o un calcio a ridurre la sua spalla in quelle condizioni, ma nonostante il dolore,  dalle sue labbra non uscì alcun suono.
Si alzò e lentamente si diresse verso il bagno per concedersi una breve doccia ghiacciata prima di impiegare il tempo che gli restava a coprire i lividi che i vestiti non riuscivano a nascondere.
Dubitava che le persone per strada si sarebbero soffermate a guardarli; la cicatrice che contornava il suo occhio sinistro era molto più evidente e richiamava l'attenzione troppo facilmente, ma non voleva rischiare.
Odiava quella cicatrice, troppo vistosa per essere nascosta dal trucco che non riusciva ad aderire bene alla pelle rovinata.
La cute cicatrizzata tirava e la palpebra non riusciva più ad aprirsi completamente come la destra, le ciglia rosse erano più rade di quelle bianche dell'occhio destro, così come il sopracciglio. La differenza non era poi così eccessiva, eppure aveva fornito ai suoi compagni delle scuole medie un motivo per deriderlo o compatirlo per quei tre anni, lasciando a Shōto l'amara consapevolezza che la cattiveria non risiedeva solo nel cuore del padre.

Sebbene la pelle fosse quasi completamente desensibilizzata, se si soffermava a toccarla per qualche secondo di troppo, Shōto riusciva ancora a sentire l'acqua bollente cuocerla e le urla di sua madre mischiarsi alle sue mentre suo padre la picchiava a sangue.
Non erano bastati dieci anni per dimenticare quella notte, e probabilmente non sarebbe bastata una vita intera e per farlo.

Non era un caso che le sue docce fossero ghiacciate anche in pieno inverno.
Ormai, sentire l'acqua calda sulla propria pelle non faceva altro che riportarlo a quel momento, all'odio ed il terrore che aveva visto sul volto della madre, al dolore lancinante all'occhio, al volto e poi alla gola per le troppe urla che gli erano costate altre botte ed altro dolore.

Quella notte non gli aveva lasciato solo la consapevolezza di non essere amato dai propri genitori; aveva anche imparato che doveva tacere, subire senza fiatare, senza lamentarsi. Aveva capito, e quando il medico rimosse le bende dal suo occhio, Shōto trattenne le lacrime e rimase in silenzio.
Il dottore aveva spiegato più volte che il danno sembrava essersi esteso fino alla retina, e che Shōto avrebbe probabilmente avuto problemi di vista.
Enji non ne era affatto felice, Shōto poteva leggerglielo in faccia, e quando gli fu chiesto se riuscisse a vedere bene, lui mentì; troppo spaventato dal padre di fianco a lui.
Infondo gli bastava vedere decentemente da un occhio, se l'altro era danneggiato non importava.
Ciò che contava è che fosse ancora vivo, anche se forse avrebbe preferito non esserlo, perché vivere faceva male.

Al suo ritorno a casa, sua madre non c'era più.
Shōto avrebbe voluto sapere dove fosse, ma non face mai domande, e passò buona parte degli anni successivi a nascondersi in camera, coprendosi le orecchie per non sentire le urla di Tōya e Natsuo mentre sua sorella piangeva nella stanza accanto.

Shōto aveva passato così tanto tempo a cercare di perdonare, a cercare di convincersi di poterlo fare; ma non ci riusciva.
Più ci provava e più li odiava.
Alla fine aveva accetto che non lo avrebbe mai fatto, perché infondo non c'era niente da poter perdonare.

Shōto si fermò di fronte all'enorme cancello dell'istituto.
Era il primo giorno di scuola, il giorno che come ogni anno, aveva desiderato arrivasse il prima possibile.
Non che gli piacesse la scuola, tutt'altro.
La scuola era un enorme fastidio per lui; il suono della sveglia presto la mattina era fastidioso, il tragitto in treno per arrivare a scuola era fastidioso; per non parlare del passare otto ore assieme ad un branco di adolescenti che avrebbero passato il loro tempo a lanciargli sguardi pietosi o a ridere del suo volto sfigurato.
Solo l'idea di trovarsi nella stessa stanza con degli estranei lo innervosiva, eppure era l'unica cosa che poteva tenerlo lontano da casa senza che suo padre si infuriasse.

𝖥𝗂𝗈𝗋𝖾 𝖽𝗂 𝗅𝗈𝗍𝗈 [𝖳𝗈𝖽𝗈𝖣𝖾𝗄𝗎/𝖣𝖾𝗄𝗎𝖳𝗈𝖽𝗈]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora