Capitolo 6

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Era ormai passata una settimana e la ricerca era a buon punto; sarebbero bastati un altro paio di incontri e sarebbe stata pronta per essere consegnata la settimana successiva. Nonostante le continue frecciatine di Uraraka e l'ansia che lo divorava ogni volta che si ritrovava con loro, Shōto sapeva che tutto ciò gli sarebbe mancato, o per meglio dire, gli sarebbero mancate quelle poche ore lontano dal padre.
Si vergognava quasi di pensarlo, ma quei giorni erano diventati il momento della settimana che attendeva con più ansia, nonostante tutto ciò che odiava di essi, non poteva far a meno di essere felice di essere lì con loro per qualche ora.

Gli sarebbe mancato anche Izuku e i suoi sorrisi; non che lo avrebbe mai ammesso, ma il pensiero lo aveva sfiorato spesso. Lo trovava incredibilmente stupido, alla fine sapeva così poco di lui, eppure, nei giorni in cui non si incontravano per la ricerca, non poteva far a meno che sentirne la mancanza.
Si sentiva un idiota ogni volta che si ritrovava a fissarlo senza motivo, e avrebbe voluto sparire ogni volta che Izuku si voltava ed i loro sguardi si incrociavano, Izuku gli sorrideva e le sue guance andavano a fuoco.

Purtroppo quello era un giorno sfortunato per Shōto che si era ritrovato fermo in mezzo di strada a cercare di capire cosa fare mentre si mordeva il labbro inferiore nervosamente.

'Ei! Oggi non ci troviamo, Ochaco si è sentita male quindi abbiamo rimandato a mercoledì.' - gli aveva scritto Izuku.

Shōto avrebbe dovuto voltarsi e tornare indietro, eppure, dopo aver letto il messaggio più volte, non era riuscito a fermarsi e le sue gambe lo avevano portato fino davanti alla porta di casa di Izuku. Avrebbe dovuto decisamente fare retrofront e tornare a casa, ma oltre all'irrefrenabile voglia di vedere il ragazzo, aveva troppa paura per affrontare suo padre.
Enji lo aveva visto uscire e quando gli aveva proibito Shōto non gli aveva dato ascolto; era uscito di casa come un idiota, ignorando le urla e le minacce e schivando a malapena un cazzotto. Era spacciato, ma se fosse tornato indietro abbastanza velocemente ed avesse implorato pietà, forse suo padre avrebbe considerato l'idea di non picchiarlo a sangue e se la sarebbe potuta cavare con un paio schiaffi e qualche calcio. Era improbabile, ma Shōto non poteva far altro che sperare.

Quindi perché diavolo era ancora davanti a quella porta? Non ne aveva idea.

Senza accorgersene aveva già bussato e la porta era stata aperta da una donna di circa quarant'anni. I capelli che le ricadevano sulle spalle erano dello stesso colore di quelli di Izuku, ma al contrario di quelli del ragazzo, erano lisci come la seta; le sue guance erano rosee e la pelle leggermente più chiara di quella di Izuku, le sue labbra incurvate in un sorriso gentile. Indossava un paio di jeans blu ed una maglietta gialla, e mentre con una mano teneva la porta aperta, nell'altra aveva un grembiule da cucina.

"Posso aiutarti?" - chiese la donna sorridendo.

Shōto aprì la bocca per parlare ma la chiuse quasi immediatamente non sapendo bene cosa dire. Il loro incontro era saltato e lui si era presentato senza invito a casa di quello che era sostanzialmente un estraneo.

Lo sguardo della donna si posò sullo zaino che portava in spalla e il suo volto sembrò illuminarsi.

"Oh, devi essere un amico di Izuku!" - esclamò regalandogli un ampio sorriso.

"Siamo compagni di classe..." - mormorò Shōto abbassando lo sguardo sulle sue scarpe, improvvisamente molto interessanti.

"Tesoro, c'è un tuo amico!" - disse la donna con un tono abbastanza alto voltandosi verso l'interno, cosicché Izuku potesse sentirla.
Non passò più di qualche secondo che Izuku era di fianco a sua madre.

"Ciao Shōto!" - lo salutò Izuku sorridendo leggermente.

Sua madre gli sorrise e dopo aver scompigliato i capelli del figlio, senza dire un'altra parola, li lasciò soli. Izuku fece un passo in avanti e una volta fuori dalla porta la accostò alle sue spalle.

𝖥𝗂𝗈𝗋𝖾 𝖽𝗂 𝗅𝗈𝗍𝗈 [𝖳𝗈𝖽𝗈𝖣𝖾𝗄𝗎/𝖣𝖾𝗄𝗎𝖳𝗈𝖽𝗈]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora