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«And she's buying a stairway to heaven»

Il terribile presentimento di non essere abbastanza per ciò che ti si sta per abbattere sulle spalle, la paura non del domani, ma semplicemente dell'istante successivo, corrode il fegato: è come il fianco di una montagna che viene continuamente travolto da un ruscello e, per quanto quel ruscello possa risultare insignificante, piano piano riacquista valore, ingurgitando tutto quello che trova sul suo cammino, tutto ciò che considera un impedimento alla propria armonia. Io sono l'ostacolo a questo equilibrio.

-E tu...credi in Dio?-

Non so da quale buco della sua mente vengano fuori queste domande inconsistenti. Non me le aspetterei nemmeno da parte di un professore di filosofia o teologia, perciò ritengo alquanto bizzarro il suo atteggiamento e la situazione che contribuisce a creare.

Mi tiene ancora stretta una mano, come se temesse di perdermi nel bel mezzo di questo edificio sperduto, forse per lui invaso di fantasmi che, da un momento all'altro, potrebbero palesarsi dinnanzi a noi e farmi attraversare la soglia del loro universo incorporeo.

Ho come il sospetto velato e ambiguo che, senza alcun preavviso, possa apparire al di sopra delle nostre teste, appesa alla porta d'ingresso, la scritta "Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate", una raccapricciante combinazione di arte e terrore, quello che si potrebbe cogliere in qualsiasi uomo al cospetto di un Cerbero o della Lupa, l'ideale allegoria della cupidigia.

Studio con autonomia i suoi lineamenti ora spigolosi e indecenti, se paragonati ai suoi occhi da cigno reale, i medesimi che, nemmeno una decina di minuti fa, si sono chiusi sulle lacrime dolenti di un'anima in pena.

-Come mai questa domanda?- sposto gli occhi sulle nostre dita incrociate in quello che definirei un abbraccio fraterno, poiché non potrebbe mai adattarsi a una stretta amorevole tra un Romeo e la sua Giulietta di altri tempi.

-È un modo come un altro per fare conversazione- solleva appena le spalle, non avendo intenzione di giustificare troppo le sue richieste, direi naturalmente...

Vacillo lentamente sulle piante dei piedi, prima di onorarlo di una risposta. -Sì, decisamente, credo in un Dio e in una vita dopo la morte-

Credo sia una di quelle cose che raramente potrei rivelare agli amici e, men che meno, a coloro che non rientrano in questa categoria: ha sempre rappresentato un argomento parecchio spinoso nella mia famiglia, poiché, dopo generazioni di cattolicesimo rispettato, mia madre ha smesso di avere fiducia in quel Dio sempre irraggiungibile, come, prima di lei, aveva fatto suo padre. Tuttavia, sono fermamente convinta che la mia fede sia rimasta più viva grazie a mio padre e, indubbiamente, radicata all'idea di un essere buono, o perlomeno più paziente di un essere umano, che, di tanto in tanto, ci onora della sua presenza attraverso avvenimenti che avremmo reputato impossibili. Non parlo di miracoli, quelli con cui Hayley si diverte ad eludere le mie tentate dimostrazioni del divino, ma di semplici atti che alcuni attribuiscono al fato. È da anni che ripeto alla mia migliore amica che, dietro al nostro incontro così inatteso, deve esserci uno spirito che ami entrambe, tanto da volerci concedere la grazia di questo legame.

-Davvero?- la sua incredulità quasi mi ferisce, eppure me l'aspettavo, per questo la accolgo con una esigua risata, come, in passato, è già accaduto con Hayley.

-Sì, è così...sai non posso accontentarmi di credere che le persone che ci hanno lasciato siano perdute per sempre: deve esserci qualcosa dopo il buio, una luce nuova-

Consideratemi una folle per questo mio modo di pensare, eppure la mia natura non mi permette altro: non dovrei avere fede sulla base di un principio simile, ma, fin da bambina, sono stata istruita a prendere atto di questa possibilità e, quando mi sono finalmente resa conto in che razza di mondo viviamo e che certe persone se ne vanno prima del previsto, non ho potuto far altro che ritenerla un essenziale punto di arrivo.

-Ti spaventa? Ti spaventa la possibilità che non sia così?- i suoi dubbi mi destabilizzano, poiché pare così certo delle sue affermazioni da far crollare lentamente la mia sicurezza.

-Non sai quanto- sono delle parole meccaniche quelle che rispondono alla sua domanda. È come se dinnanzi a me non ci fosse Ryan Collins, il ragazzo presuntuoso e superficiale della mia scuola, ma Hayley Stefani, la mia compagna di avventure e sostenitrice di grandi fatica, a pormi queste questioni controverse. Rivedo in lui quel pizzico di scetticismo, che piano piano si è trasformato in un tir, tipico dei primi anni di conoscenza della ragazza già nominata.

-Quindi sei sicura che, se mai dovesse esistere, tu finiresti in un posto migliore?- però, questo Hayley non me lo avrebbe mai chiesto, perché sa anche lei che, se mai dovesse esistere un luogo simile, entrambe finiremmo nel più profondo girone infernale, a tormentare Lucifero con le nostre vociferazioni.

-Mi stai chiedendo se sono una peccatrice? Vorresti confessarmi?- mollo di scatto la sua mano e alzo le sopracciglia con uno sguardo di interrogazione indignato, come se mi avesse chiesto di spogliarmi qui davanti a lui per suo diletto.

-Penso che una come te non confesserebbe nemmeno davanti a un tribunale...- la sua ironia è tagliente, mentre un passo lo avvicina a me, che, a mia volta, indietreggio. È un moto lineare che viene ripetuto in sequenza, sino a che entrambi ci ritroviamo sotto la volta a botte d'ingresso, la quale segue la monumentale entrata.

-Ti sbagli, questa volta credo di aver trovato la persona ideale che mi assolva dalle mie colpe- scuoto la testa e mi blocco all'istante sull'ultima mattonella di granito, antistante l'uscita. -Però vorrei che tu mi promettessi una cosa- le mie mani si ritorcono tra di loro nell'ansia palpabile di questa richiesta. I miei occhi temono di sollevarsi ed incontrare disapprovazione, ciononostante tentano l'impossibile, fissandosi brevemente sul suo volto. Il ragazzo mi incita a continuare, non giudicando in anticipo come è consueto fare. -Ti prego, non te ne andare quando verrai a sapere la verità, non allontanarti dalla mia vita, io ho bisogno di te-

-Cosa c'è di così terribile? Cosa potrebbe farmi allontanare da te ora?- lo chiede con un tono sommesso, accompagnato da un sospiro disperato, come se, dopo tutto questo tempo, io non riponessi ancora abbastanza fiducia in lui da credere che non si tirerà indietro di fronte a nulla, pur di stare con me. -Dobbiamo seppellire un cadavere per caso?- sceglie il sarcasmo come maestro di vita, nonostante non si tratti di una delle situazioni più adatte per un compagno così poco affidabile.

-No, è già stato seppellito- annuncio con un bisbiglio, provocando soltanto sconcerto nel mio interlocutore.

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