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Per non fare la figura dell'ebete in mezzo a una mandria di ragazzi beati, dirigo i miei passi in prossimità della zona bibite per la terza volta, l'unico luogo isolato dalle danze. Il ragazzo dietro la spinatrice versa un liquido nel bicchiere rosso, mettendo in bella mostra i denti bianchissimi in un sorriso altrettanto candido; afferro il prodotto del duro lavoro sfiorandogli una mano, mentre una voce profonda giunge al mio orecchio.

-La santarellina ha deciso di bere finalmente-

Il capo della combriccola è a una distanza troppo breve dalla mia persona.

-Primo: non chiamarmi mai più così; secondo: perché non vai a infastidire qualcun altro?-

-Che modi! Sono solo qui per prendere da bere- conclude con un ghigno provocante.

-Allora, tolgo il disturbo- confermo, prima di sorpassarlo in una manovra complicata. Chiaramente non si arrende con facilità, perché in pochi attimi sento la sua figura nuovamente alle spalle.

-La tua amichetta ti ha lasciato sola?-

-Sì, perché doveva stare dietro alla tua che è già ubriaca- mi volto verso di lui, con una nota di irritazione nella voce.

-Kat a volte si lascia un po' andare-

-Ho notato...- bevo un sorso del mio drink. -E tu perché non raggiungi i tuoi amichetti?-

-Sono tutti impegnati al momento-

Mi guardo intorno nella speranza di avvistare Hayley, tuttavia si tratta di inutili risultati non immediati; una parte del mio cervello si augura vivamente che si stia divertendo, l'occasione, in fondo, è ideale, eppure l'ultima porzione rimasta indenne a questi ragionamenti vive nell'auspicio che la melodia finisca in fretta. Non voglio la compagnia di Ryan, dal momento che conosco abbastanza bene i suoi intenti: ho intrapreso molte relazioni, di amicizia e non, con ragazzi come lui e le azioni che compirebbero con una ragazza si possono contare sulle dita di una mano. Ogni festeggiamento, negli anni passati, aveva sempre un termine burrascoso: le mie coetanee mi scaricavano, al pari di un bagaglio troppo pesante, ed io mi imbattevo perennemente in qualche ragazzo che tentava di compiacermi per finire poi nella sua stanza; non ho mai commesso l'errore di cedere e non ho intenzione di farlo ora. Decido, quindi, di incamminarmi in direzione di uno spazio libero per assaporare un po' di aria fresca, senza il solito odore di fumo e sudore sparso nell'aria: necessito unicamente di un po' di pace, in attesa del ritorno della mia amica; ciononostante, la fortuna non è mai nel mio schieramento di battaglia e la mia grazia da terremoto la affianca a braccetto, in tal modo incasso tutti i colpi e le spinte delle persone intente a muoversi con atteggiamenti provocanti, una delle quali ha in mano un bicchiere di mojito che punta il suo mirino infallibile sulla camicia nuova in mio possesso. Sbuffo rumorosamente nel chiasso generale, non potendo fare altro, e cammino goffamente, evitando altri guai.

Penso a una via di fuga possibile: potrei sedermi in disparte ascoltando la musica che fuoriesce dalle casse e macchinando qualche nuova congettura.

-Speravi di avermi seminato?- di nuovo la sua voce mi ronza vicina ad un timpano e la sua chioma riccia appare a pochi metri dal mio raggio di visione, ricordandomi con insolenza che non si molla mai una missione.

-In questo momento, tu sei il mio ultimo problema-

-Vorrei proprio sapere cosa c'è di più importante-

-Vediamo un po': la mia migliore amica è sparita e questa!- esibisco la macchia, con un viso esasperato, e lui scoppia in una fragorosa risata.

-Che hai da ridere?-

-Niente, è che ti preoccupi per nulla- stringe un cocktail, mentre me ne porge un secondo con la mano libera. -Questo aiuterà a calmare i nervi-

Non mi fido di lui, al pari di qualsiasi altro estraneo intento ad ammiccare esplicitamente, ma non posso certo giudicarlo per i pochi commenti pronunciati dalla sua bocca.

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