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Spalanco l'ingresso, incappando in due ragazzi intenti ad entrare: quello più vicino sfoggia dei capelli bruni racchiusi in un ciuffo laterale, disposto ad onda sulla nuca, e due grandi occhi color terra bruciata, che assomigliano a quelli di un cucciolo abbandonato; ha diversi tatuaggi sul braccio sinistro, che mostra con fierezza indossando una canottiera rossa, larga sull'addome.

L'altro invece è più alto dell'amico, ha un fisico asciutto, a giudicare dalla maglietta aderente, due occhi grigi ammaliatori, più intensi di un cielo coperto di nuvole temporalesche; i capelli ricci, folti, di un castano chiaro cenere, rimandano alla mente le piume di alcuni uccelli migratori ed incorniciano un viso altero, una mascella irrigidita, un naso diritto e delle labbra carnose, che reggono, insoddisfatte, un piercing di metallo. Indossa una maglietta bianca a maniche corte, tuttavia non possiede tatuaggi visibili come il collega. Lascio che la mia espressione più stupita prendi posto sul mio volto.

-Per caso, è qui Kat?- si informa il primo, come se ci conoscessimo da anni.

-No, in realtà la stiamo aspettando anche noi-

-Perfetto! Grazie dell'aiuto-

-Di nulla- concludo, osservando con attenzione l'altro, rimasto in silenzio.

-Scusami, non mi sono presentato...- annuncia quello che ha parlato fino ad ora, con un solenne gesto teatrale. -Io sono Adrian Johnson e lui è Ryan Collins- ispeziono il ragazzo che non sporge un muscolo nemmeno per la presentazione.

-Emy, piacere... e lei è la mia compagna di stanza, Hayley-

Adrian allunga gli occhi dentro la stanza, lasciando un segnale alla mia amica. -Ora dobbiamo andare, ci vediamo dopo- soggiunge infine.

-Sì, certo- li saluto con un cenno del capo.

Socchiudo la porta e la mia amica esplode in un uragano di frasi senza senso.

-Quelli sono amici di Katherine?-

-A quanto pare... mi aveva parlato di alcune conoscenze intenta a presentarci-

-Ti sei scordata di accennarmelo-

-Sì, è vero-

-Bene, la serata si sta facendo ancora più interessante!- il suo sorriso forzato è angosciante.

Colloco la schiena al muro. -Sei paranoica-

-Sono realista e sai di esserlo anche tu- afferma girando la coda dell'occhio verso la piccola televisione sul mobiletto, la accende con il telecomando logoro e scorre velocemente tra i canali cercando qualcosa di avvincente. Dal riflesso dello schermo, sono in grado di notare le sue mani prese dall'inquietudine, le dita che stravolgono ogni ciocca di capelli in una danza frenetica. Hayley controlla l'orario, come fa circa ogni dieci minuti.

-Possiamo scendere intanto- propone. Concordo ed agguanto il cellulare dal letto, ancora intento a ricevere messaggi, lei fa lo stesso con le chiavi, dopo di che usciamo.

I corridoi sono sempre troppo silenziosi: a volte credo sul serio che nelle altre stanze non vi abiti nessuno, insomma sarebbe l'unica soluzione plausibile.

Il punto prefissato per l'incontro è raggiungibile in un lasso di tempo alquanto breve: ormai abbiamo appreso diligentemente la strada. Fuori è già fresco e ventilato, tuttavia le giornate durano sempre meno in queste settimane, ciò comporta il buio imminente. Le sette in punto toccano i numeri dell'orologio, eppure la nostra taxista non si vede ancora. A dire la verità, non le ho nemmeno chiesto il numero nel caso arrivasse in ritardo, bensì in qualche modo troveremo una soluzione, anzi Hay troverà una soluzione. Per buona sorte però, non abbiamo bisogno di codesti rimedi, poiché Katherine si presenta all'appuntamento con la proroga di un'ora.

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