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«His mother told him "Someday you will be a man
And you will be the leader of a big old band
Many people coming from miles around
To hear you play your music when the sun go down
Maybe someday your name will be in lights
Saying 'Johnny B. Goode Tonight'"»

Ingerisco un quarto pezzo di pizza, oramai divenuta fredda a dispetto dell'attesa. Giro la cannuccia all'interno del bicchierotto di coca cola ghiacciata, nonostante la mia attenzione sia volta altrove, nella minuscola pista allestita momentaneamente per gli amanti dello swing.

Alcuni applausi rimbombano nell'area circostante, seguiti da boati e complimenti per i coraggiosi che hanno intrapreso una ballata carica di energia: gonnelle al vento e scarpe che battono frettolosamente sul pavimento di una colorazione unica nella sua varietà. Mi unisco alla folla acclamandoli dal mio tavolo, mentre digerisco le prime fette masticate con esagerata impazienza.

-Sono bravi, eh?- una voce proviene dalle mie spalle, ricordandomi di non essere sola a questo banchetto.

-Finalmente sei tornato- quasi lo rimprovero per l'eccessivo tempo trascorso alla toilette.

-Mi ci è voluto un po' a...- si giustifica, nel momento in cui si riaccomoda al suo posto, tuttavia intralcio i suoi piani esplicativi.

-Non voglio sapere i dettagli- alzo una mano, mostrandogli il palmo, ma trattengo comunque il mio interesse sui due longevi ballerini che si stanno esibendo.

-Come vuoi, ma non è nulla di ciò che pensi- fa un segno di resa e si mette a mangiare con gusto la sua ordinazione, non più calda come all'arrivo, ma apprezzabile per uno stomaco vuoto e un ragazzo affamato dei suoi anni.

Ciò che pare distrarlo dal suo lavoretto è il mio silenzio prolungato: si incuriosisce più di quanto dovrebbe, o forse ne è turbato, così rincorre la traiettoria del mio sguardo, sino al centro del locale, con vistoso coinvolgimento.

Con un rumore sordo, fa ricadere la forchetta ed il coltello sul piatto, come fosse rassegnato ad un destino differente dall'attuale, ed, al pari degli attimi in cui inspira il fumo di una sigaretta, emette un sbuffo che precede la sua nuova strategia di attacco. -Vuoi ballare?- avanza un'offerta irrecuperabile.

-Cosa?- le mie orecchie non sono certe di aver udito per bene.

-Mi concedi l'onore di questo ballo?- pone la questione sotto un'ottica più nobiliare, alzandosi dirimpetto alla sottoscritta e porgendomi una mano che non esito ad afferrare, eseguendo il suo analogo moto verticale.

-Sai ballare il rock n' roll?- mi lascio sfuggire un quesito che descrive idealmente il mio stupore.

-Perché questo tono sorpreso?- mi fa posare una mano sulla sua spalla, mentre sistema la sua sulla mia schiena, cingendomi con delicatezza un fianco.

-Non mi sembravi il tipo- mormoro, data la vicinanza a cui oramai siamo consueti, qualcosa che lui ritiene essenziale per le danze.

-Nemmeno tu mi sembravi quel tipo di ragazza- si riferisce a meno di un'ora fa, frusciando accanto al mio lobo; infine, poggia le labbra su di esso per qualche secondo, un istante che pare non esistere.

-Io non ho fatto nulla di che, e poi mi spieghi perché voi ragazzi potete finire nel letto di chiunque, mentre noi ragazze veniamo additate nei peggior modi? Un po' ingiusto, non credi?- lo sto sottoponendo ad un interrogatorio, domande dalle quali non ho mai ricevuto risposte oneste.

-Sappilo, sono pienamente d'accordo con te- non aggiunge vocabolo di troppo.

-Bene, vorrà dire che ti concederò questo ballo- piego la bocca in un mezzo sorriso. Per qualche attimo di troppo, restiamo in uno sconveniente stato di quiete: scambi di sguardi si alternano a minimi moti delle braccia o delle gambe che si scontrano, o meglio si sfiorano.

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