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«Here comes the sun
here comes the sun
And I say it's all right»

La luce accecante del primo mattino si intrufola dalle tende scostate sino alla volta del mio viso stanco, offrendomi un po' di calore. 

Nel mio stato vegetativo, tento di riportare a galla le memorie del giorno trascorso, tuttavia sono alquanto convinta di non aver dimenticato le finestre aperte.

Una mano non molto aggraziata, ma bollente, mi scuote dall'abbandono totale al quale mi sono concessa.

-Lasciami dormire, ti prego...- bisbiglio tra me e me, essendo a conoscenza del mio scocciatore, eppure mi pare quasi di essere tornata indietro, quando a svegliarmi in quel modo era Thomas, per evitare che il colonnello prorompesse con una delle sue sfuriate.

-Vorrei Emy, ma...- la sua voce è limpida, richiama alla mente un pomeriggio di mezza estate trascorso al mare. La pausa che intrattiene la mia curiosità si prolunga. -...i medici vogliono parlare con un famigliare- termina, inclinando il viso su di me.

-E tu digli che sei il figlio- risolvo la questione, innalzando le coperte dal mio solito "abbigliamento da notte", che Hayley mi ha costretto ad indossare al posto del pigiama invernale, quel poco che risulta necessario per sollevarmi dal materasso.

-Sul serio?- inarca un sopracciglio con fare beffardo e pone la sua domanda retorica.

-Dammi cinque minuti- sbuffo contro il ragazzo che mi ha svegliata, essendo costretta a scendere in anticipo.

-Bene, allora ci vediamo tra una mezz'ora di sotto, ti preparo la colazione- continua imperterrito, accompagnando al suo invito una particolare enfasi rinvenibile sulla parola iniziale, mentre sposta le mani, chiuse a pugno, ai lati del suo corpo per darsi la spinta necessaria e balzare a terra.

-Non ho fame- lo fermo con una menzogna impensabile.

-Non scherzare: tu hai sempre fame!- mi contraddice con una risata sarcastica; esibisco un sorriso imbarazzato, oserei quasi definire timido, una miscela che non capita spesso di cogliere.

Questo ragazzo riesce a stupire anche la sottoscritta attraverso quelle parole gentili, ma non caotiche; quando mi trovo in sua presenza, percepisco un cambiamento sincero in me, come se fosse capace di tirare fuori, con quel suo sorriso irresistibile, tutto il buono che celo ai miei coetanei.

Il motivo di codesto mio atteggiamento nei suoi confronti ancora mi sfugge, tuttavia posso confermare quanto sia delizioso poter trascorrere del tempo con una persona che ti apprezza anche per i tuoi difetti o le tue stramberie. Il suo modo ingenuo di agire, nonostante sia ben più accorto, è stravolgente, giacché si mostra comprensivo, al pari di un padre che desidera soltanto proteggere la propria figlia dai crimini di questa terra.

Comincio a spazzolare i capelli mori che ricadono sulle mie spalle con una particolare pigrizia, nel momento in cui il ragazzo lascia la stanza ed i miei pensieri, facendo spazio ai ricordi.

Anche questi ultimi non sono chiari, solo molto diversi tra loro: dalla mia prospettiva, Benedict ha sempre rappresentato il migliore amico di mio fratello, il ragazzo affascinante che bussava di continuo alla nostra porta, quello che cambiava ragazza con una frequenza assurda, quello che ha vissuto l'adolescenza con Tom, sperimentando nuove emozioni e nuovi divertimenti in sua compagnia. Adesso, invece, pare un'altra persona: al ritorno dall'Accademia, appare un ragazzo responsabile, maturo, è diventato un adulto, insomma; il suo carattere è mutato radicalmente nei tempi recenti e, detto tra noi, sono abbastanza certa che mio fratello sia l'artefice di ciò, dall'esatto istante in cui lo ha allontanato dalla nostra famiglia sino ad ora.

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