Cap. 9

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Pov's Percy

Vado verso le docce e guardo Irene e Annabeth chiacchierare e ridere. Mi fa piacere che stiano facendo amicizia. Per di più Irene è intelligente quasi quanto Annabeth e non capisco come. Comunque mi piace che sia così sveglia rispetto a me. Entro in doccia e mi rilasso sotto l'acqua calda. finita la doccia raggiungo velocemente mia sorella che è seduta da sola al tavolo di Poseidone aspettando me per iniziare a mangiare.  

Dopo qualche minuto che abbiamo iniziato a mangiare guardo verso Irene: sta fissando il cibo che sta spaciugando con la forchetta. 

- Irene, mangia qualcosa, dai-. Le dico.

- Mh, mh-. 

Sono preoccupato è più pensierosa del solito. Probabilmente sarà per la profezia, magari l'ha presa troppo seriamente. Dovrei trovare qualcosa per distrarla, per vedere se riesco a non farla pensare. 

- Iri, quando compi gli anni?-.

- Dodici gennaio-. 

- Sei seria? Tra quattro giorni compi gli anni e non mi hai detto niente?-. Esclamo.

Lei alza lo sguardo alza le spalle e dice:

- Non credevo che fosse così importante-.

- Iri, compi sedici anni, come puoi dire che non è importante? Il sedicesimo compleanno è la cosa più bella del mondo!!!-.

- Oh, va bene-. Dice ritornando a guardare il cibo e a giocarci.

- Irene, mangia qualcosa-.

- Non ho fame-. Mi risponde.

- Allora perché prima hai detto di avere una fame da lupi? Per uscire da quella stanza e non farti guardare da tutti gli altri mentre pensavi che dovrai morire?-. Le chiedo.

- No, solo che mi sentivo a disagio: tutti mi guardavano. Non mi piace stare al centro dell'attenzione-. 

- Ok, va bene. Però ora mangia qualcosa che dopo devo farti vedere una cosa-.

- Cosa mi devi far vedere?-. Chiede tutta incuriosita.

- Lo vedrai se mangi qualcosa altrimenti non andiamo-.

- Ma dai! Così non vale-. 

- E invece si che vale, piccoletta-. Dico sorridendo e guardando Irene fa la faccia offesa per poi sorridere.

Finalmente mangia e non poco: finisce il piatto e lo pulisce pure. Una volta finito il mio piatto mi alzo e le faccio cenno di seguirmi. Lei mi imita, mi affianca e iniziamo a camminare. Come un fratello maggiore le metto un braccio sulle spalle e iniziamo a scherzare e la sua risata rimbomba per il campo. La sua risata è cristallina e ti contagia, difatti anch'io inizio a ridere a crepapelle. 

- Ma Percy, dove stiamo andando?-. Mi chiede.

- Stiamo andando alle stalle-.

- E cosa c'è alle stalle che devi farmi vedere?-.

- Eeeeeeeh, ti piacerebbe saperlo. Ma non lo saprai. Appena arriviamo lo vedrai-. 

- Allora, analizziamo la tua frase. Credo che tu stia parlando di qualcosa di animato e non inanimato. Ed è un lui, dato che hai usato l'articolo "lo". Quindi abbinando le stalle e alle creature che ci sono e alle mie conoscenze sulle tue avventure, direi che stiamo andando da Blackjack, giusto?-.  Esclama lei tutta felice del suo ragionamento.

- Ma come hai fatto?!?!-. Sono a bocca aperta: come cavolo ha fatto ad arrivarci così velocemente?

- Non hai seguito il ragionamento?-. 

- Si che l'ho seguito!-. 

- Allora hai capito come ho fatto-. 

- Si, ma come!?!?-. 

- Mi hai dato abbastanza indizi-. 

- Ma....Ma non spiega nulla-. 

- Percy, invece di stare lì fermo a guardarmi come un fantasma, andiamo alle stalle?-. 

- Si, andiamo-. 

Arrivati alle stalle vado verso il box di Blackjack e lo apro

- Irene, ti presento Blackjack, il mio pegaso. Blackjack ti presento Irene, mia sorella-.

"Capo, ma quindi anche lei è la mia capa?". Chiede il pegaso.

- Perché sento quello che dice???-. Chiede Irene esterrefatta.

- Senti quello che dice perché sei mia sorella, ovvero figlia di Poseidone e si Blackjack anche lei è la tua "capa"-. Rispondo io prima a Irene e poi a Blackjack.

- Blackjack, andiamo a fare un giro con Irene?-. 

"Certo capo, mi hai portato le zollette di zucchero?"

- Blackjack, sei il solito golosone e comunque si, ho le zollette-.

Porgo a Blackjack un paio di zollette di zucchero e guardo Irene che lo sta accarezzando sul collo.

- Andrai da sola con lui-. Le dico.

- Eh?-. 

- Si, Blackjack non riesce a portarci tutti e due, quindi sarai tu a salirci-. Le spigo.

- No, non se ne parla. Io da sola a lui non ci salgo. Senza offesa Blackjack-. Mi dice.

- Guarda che possiamo, è l'unica forma di volo che i figli di Poseidone possono fare-. 

- Non è per quello Percy-. 

- E allora perchè non vuoi?-. 

- Potrei soffrire di vertigini...-.

- Iri, ma non ti preoccupare, Blackjack volerà basso, te lo prometto-. La rassicuro.

- Sei sicuro?-.

- Si, non preoccuparti-. 

Irene mi guarda con un'espressione impaurita e indecisa.

- Dai piccoletta, sali-. 

Inizia ad avvicinarsi al dorso di Blackjack e lo accarezza. Per poi caricare sulle gambe e saltare e salire. 

- Wow, è stupendo-. Dice. 

Blackjack prende il volo e Irene inizia ad urlare e stringersi al mio pegaso. Dopo un paio di minuti che volano vedo che Irene si raddrizza. I suoi capelli sono tutti indietro e scompigliati. Apre le braccia e lancia un urlo di felicità e inizia a ridere. Dopo alcuni minuti Blackjack torna da me e Irene continua a sorridere mentre scende.

- è, è, è stato fantastico, meraviglioso-. 

- Lo so-.

- C'è, ero lassù  e l'aria era gelida, ma è stati stupendo, poi lui è fantastico continuava a dire cavolate e mi ha stra tranquillizzato e... Wow, non ho parole. Grazie-. 

- Di niente-. Dico sorridendo.

- Sei un fratello fantastico, ti voglio bene-. Mi dice abbracciandomi. 

- Anch'io ti voglio bene-.   

- Dai, ora ritorniamo al falò, sicuramente si staranno chiedendo dove siamo-. Dico. 

- Va bene-. 


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