Cap. 11

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Pov Irene

- Irene, cosa cavolo dici, non è sicuro che sarai tu a morire-. Esclama Percy.

- Percy, non ho cinque anni, riesco a capire quando qualcosa è riferito a me e di certo non puoi proteggermi. Tu a quindici anni ti stavi battendo contro mostri e titani per salvare l'Olimpo. E io a quindici anni non posso morire?-.

- Irene, morire è qualcosa di grosso, qualcosa di definitivo-.

- Non è niente di che, dopotutto andrei nei campi Elisi, te lo aveva detto anche Gea, è per questo che non ti ha ucciso-.

- Irene, il fatto che tu andrai nei campi Elisi non vuol dire che morire non valga nulla. Lasceresti tutti qua, me, Andrea e...-.

- E basta, siete voi le uniche persone che potrebbero avere bisogno di me. Tu tanto ti riprenderesti, hai Annabeth, hai tanti amici e poi ne hai perse già tante di amicizie, una in più cosa cambierebbe? Andrea, lui si riprenderebbe, ne sono certa. Lui è un ragazzo forte e supererebbe la mia morte. Ed è per questo motivo che non mi importa di morire, più che altro non riuscirei a sopportare la vostra morte-. Detto questo esco dalla capanna e mi dirigo verso la spiaggia con le lacrime agli occhi. Percy non capisce che a me non mi importa nulla della vita o della morte, l'importante è salvare Andrea, è l'unica cosa che mi interessa veramente.

Ripenso a quello che è successo un attimo fa. L'attacco di panico è stato uno dei più forti che io abbia mai avuto. Già mentre stavo facendo l'incubo è iniziato e quando mi sono svegliata era già troppo tardi per fermarlo. Inspiro l'aria salmastra del mare. E mi sento i muscoli rilassarsi. Il sono del mare che colpisce la battigia ha una regolarità naturale e sincronizzo il mio respiro con esso.

- Quanto vorrei poter parlare con te, scemo-. Dico pensando a voce alta. - Dovevi proprio farti catturare eh, non potevi svenire al posto mio e venire tu al campo, no neh. Devi sempre fare l'eroe, cretino che non sei altro-.

- Grazie per i complimenti, anche se non credo che lo siano, giusto?-. Mi dice una voce alle mie spalle. Io mi giro di scatto tirando fuori la mia penna, che in una frazione di secondo si trasforma in spada. C'e vedo un uomo sulla cinquantina, indossa un paio di bermuda, una camicia hawaiana e i sandali. La barba nera è tagliata con cura e i suoi occhi, identici a quelli di Percy, verdemare scintillavano. Alzo la spada e gliela punto sotto il collo.

- Chi sei?-. Chiedo guardandolo con aria truce.

- Wo, wo, wo, Irene. Pensavo che mi riconoscessi, posa questa spada ora e sediamoci-. Dice l'uomo e stranamente lo ascolto mettendo via la mia spada. Comunque se avrei notato qualcosa di strano avevo lo scudo a portata di clic.

- Tu sei...?-.

- Irene, non noto nessuna somiglianza con qualcuno che conosci molto bene?-.

- Tu sei mio padre?!?!-. Chiedo tra il mezzo stupito e il mezzo incredulo.

- Esattamente, sono Poseidone in carne e ossa-.

- Che ci fai qua?-.

- Sono venuto a parlare con la mia adorata figlia-.

- Sono seria, cosa diamine sei venuto a fare. Gli dei non compaiono così a caso solo per "parlare"-.

- Va bene, hai ragione, sono venuto a dirti che hai ragione e che morirai-.

- Lo sapevo, ne ero certa, ma ovviamente Percy non vuole crederci-.

- Tu e Percy siete più simili di quanto pensi, Irene, siete impulsivi, odiate stare fermi, ma soprattutto, fareste esplodere il mondo pur di salvare le persone che amate. Entrambi avete lo stesso difetto fatale è questa è una cosa rarissima tra due semidei cono lo stesso genitore divino e di sesso opposto-.

- Io e Percy non siamo per niente simili-.

- Irene, Percy si è intrufolato in una missione per salvare Annabeth, perchè voleva essere lui a salvarla. E tu praticamente stai pensando di partire da sola per salvare Andrea-.

- Ma sono due situazioni completamente diverse, Percy è sempre stato attratto da Annabeth, mentre io voglio solo un gran bene ad Andrea, è come se fosse mio fratello, io lo vedo come un fratello e basta-.

- Ma in fondo avete la stessa idea, vi sacrifichereste per salvare i vostri cari-.

- Ma per il resto siamo due persone completamente diverse-.

- Non esserne così sicura, ti accorgerai che è esattamente l'opposto-. 

Rimaniamo un attimo in silezio. Io a pensare a cosa ho in comune con Percy e mio padre a godersi tranquillamente la mia compagnia e il ritmo del mare.

- Ora devo andare Irene, altrimenti se Zeus percepisce la mia presenza potrebbe fulminanrti-.

- Di già? Ma non...-.

- Irene, devo andare. Tua madre sarebbe fiera di te, sappilo-.

Detto questo scomparve in una nuvola di brezza marina, lasciandomi da sola in piedi sulla spaiggia a pensare a quello cha ha detto. Mia madre sarebbe fiera di me, peccato che lei non c'è più. Ora devo capire come muovermi per riuscire a salvare Andrea. E soprattutto come fare in modo che entrambi rimaniamo vivi.

Mi siedo sulla sabbia e senza nessun motivo scoppio a piangere come una bambina di cinque anni bisognosa dell'affetto e dell'attenzione materna.




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