Cap. 13

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Pov Percy

Irene continuava ad agitarsi nel letto, ma non si è più svegliata. Io non sono riuscito a dormire, quindi ogni minimo movimento che faceva lo sentivo. Annabeth invece si è addormentata sul mio pette e anche molto velocemente. Dalla piccola finestrella che abbiamo nella capanna vedo il mondo pian piano schirirsi e venire la mattina fredda e invernale. Mi alzo dal letto cercnado di non svegliare Annabeth, che dorme ancora beata. Vado nel bagno e mi butto sotto la doccia per cercare di rilassarmi. Uscito dalla doccia noto che le due ragazze non si sono ancora svegliate. Guardo l'orologio che Irene tiene sul comodino, sono le otto e mezza. Decido di uscire dalla capanna e andare a fare colazione. Mi siedo al mio tavolo e bevo una tazza di latte con dei biscotti. Qualcuno si siede accanto a me, ma lo ignoro.

- Nottataccia?-. Mi chiede il ragazzo, che riconosco essere Nico.

- Irene ha avuto un attacco di panico per un incubo-. Dico semplicemente.

- E poi?-.

- Ha voluto andare in spiaggia e penso che sia successo qualcosa lì, perchè ho sentito che mio padre ha detto che aveva bisogno di aiuto, ma quando sono andato da lei stava bene-. Gli racconto con la voce piatta.

- Capito e dopo non hai più dormito per tutta la notte, giusto?-.

- Esatto-.

- Dopo parlo un po' con Irene, magari riesco a capire qualcosa-.

- In che senso?-. Chiedo incuriosito.

- I sogni sono delle vie di comunicazione, solitamente. A noi semidei i sogni possono essere delle previsioni sul futuro o possono fungere come "videochiamate". Gli incubi invece sono molto più complessi: derivano dall'oscurità e dalle paure più profonde dell'individuo, che magari non conosce ancora. Gli incubi agiscono per colpire la stabilità di una persona, per far sì che si senta insicura e che metta in dubbio se stessa. Gli incubi sono qualcosa di profondo e oscuro-. Mi spiega.

- E tu come fai a sapere tutte queste cose?-. Gli chiedo e subito lui alza il sopracciglio e mi guarda male.

- Ok, ritiro la domanda. Ma wow, che cosa figa che hai detto!-.

- Sei proprio uno scemo-. Dice Nico alzandosi.

- Vado da Irene, tu faresti meglio ad andare a dormire dormire un po'-. Continua iniziando ad incamminarsi. Io sbuffo e continuo a guardare la tazza con dentro il latte. Finisco il resto della colazione per poi dirigermi nuovamente alla mia capanna, dato che sto morendo di sonno.

- Perseus Jackson, dove diavolo eri!-. Mi grida Annabeth facendo bloccare tutti dalle attività che stavano svolgendo e guardarci.

- A fare colazione-. Dico guardandola impaurito.

- E non pensavi che non trovandoti nel letto mi sarei preoccupata? Non pensavi che potevi svegliarmi? Non hai pensato che l'ultima volta che non ti ho trovato la mattina appena sveglia nel letto non ci siamo visti per più di sette mesi?-. Mi dice avvicinandosi e tirandomi dei deboli pugni sul petto. Io la stringo tra le mie braccia, capendo subito la cazzata che avevo fatto. Le passo le mani sulla schiena, mentre lei è appoggiata al mio petto piangendo.

- Scusa, non ci avevo pensato. Non succedderà più, lo giuro sullo Stige-. Appena pronuncio il giuramento un tuono rimbomba e Annabeth si stringe a me.

- Mi sono spaventata-. Mi sussurra.

- Lo so, e ti chiedo scusa per questo-.  Continuo a stringerla al mio petto.

- Faresti meglio ad andare a dire a Chirone cosa è successo stanotte, magari lui sa qualcosa che noi non sappiamo-. Mi dice Annabeth staccandosi da me e asciugandosi gli occhi.

- Sicura? Da Chirone ci posso andare anche più tardi-.

- Si, vacci ora-. Dice lei dandomi un bacio sulla guancia e andando verso il padiglione dove mangiamo.

Io mi dirigo verso la casa grande, una grande villa azurra a quattro piani. All'interno abbiamo la nostra "sala riunioni", l'ufficio di Chirone, la soffitta (dove un tempo c'era la mummia dell'oracolo di Delfi), le stanze per gli ospiti "speciali" e la dispensa con all'interno le scorte per l'infermeria. Chirone, come ogni inverno, è stipato nella sua sedia a rotelle e legge il giornale sulla veranda.

- Chirone, posso?-. Chiedo avvicinandomi al centauro.

- Certo Percy, vieni pure-. Mi dice lui alzando lo sguardo per concentrarsi su di me.

- Ti devo raccontare cosa è successo stanotte-. Dico.

- Certo, dimmi pure tutto-.

- Irene ha fatto un incubo dove io e il suo amico, Andrea, venivamo uccisi da delle dracene perchèlei doveva decidere chi dei due si doveva sacrificare, ma non riusciva, allora hanno ammazzato entrambi. Irene si è svegliata nel pieno di un attacco di panico e fortunatamente sono riuscito a calmarla. Dopodichè abbiamo parlato un attimo e poi lei è andata alla spiaggia. E io e Annabeth siamo rimasti alla cabina fino a quando non ho sentito la voce di mio padre che diceva che Irene aveva bisogno di aiuto. Allora io e Annabeth siamo corsi alla spiaggia, pensando che Irene fosse in pericolo e invece l'abbiamo trovata sulla spiaggia che guardava il mare-. Racconto velocemente.

- Capisco. Ora Irene dov'è?-. Mi chiede Chirone con una faccia pensierosa.

- Credo che sia nella capanna, a prepararsi per la lezione di tiro con l'arco-.

- Ottimo, ora vai pure ad allenarti, che devo un attimo pensare-.

- Chirone, secondo lei è Irene quella che morirà?-.

- All'inizio avevo i miei dubbi, ma dopo quello che mi hai raccontato penso proprio di si-.

- Fra quanto dovremmo partire, per la missione-.

- Non più tardi di tre giorni. Giusto il tempo per capire e per preparare qualcosa-.

- Va bene, allora io vado, a più tardi-.

- A più tardi ragazzo-.

Esco dalla casa grande. Mi fermo un attimo sul portico. Osservo il campo. I pochi ragazzi che ci sono svolgono le loro attività tranquillamente e senza pensieri. C'è un gruppetto di ragazzi, figli di Efesto, che sono attrno a Leo e lui fa vedere loro il fuoco che esce dal suo corpo. Sorrido guardandoli. Poi vedo una chioma bionda in avvicinamento e con un passo deciso viene verso di me.

- Percy, cosa ti ha detto Chirone?-.

- Mi ha detto che molto probabilmente è Irene che morirà-.

- Oh miei dei, mi dispiace-.

- E anche che dovremo partire non più tardi di tre giorni, quindi abbiamo pochissimo tempo per riuscire a capire chisono le altre incognite nella porfezia-.

- Ok, possiamo riuscire a capire chi siano gli altri. L'unica cosa che veramente mi preoccupa è il numero delle persone coinvolte, siamo troppe-. Dice.

- In che senso?-.

- Ok, allora, di solito il numero perfetto è tre, giusto?-.

- Si-.

- Ecco, siamo i sette, ok? Poi c'è Irene e quindi siamo a otto. Poi ci sono i due mistriosi e arriviamo a dieci. Il mondo nuovo non so quanti siano, ma di sicuro uno, perchè poi c'è il ragazzo dai molti nomi, quindi circa saremo tredici o quattordici, pensando che sia un gruppo ristretto-.

- Non ti seguo-.

- Saremo in un numero non divisibile per tre-.

- E quindi? Anche l'altra volta lo eravamo-.

- Si e noi siamo caduti nel Tartaro e poi ogni volta che dovevamo fare qualcosa cercavamo di dividerci in tre, ricordi-.

- Ok, ho capito, ma non possiamo sapere effettivamente quanti saremo, quindi direi che per ora possiamo non pensarci, che ne dici?-.

- Direi che hai ragione, è inutile preoccuparsi per il nulla-. Ci sorridiamo a vicenda e andiamo verso







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