Cap. 14

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Pov Irene

Mi sono svegliata verso le otto ed ero da sola nella capanna. Mi alzo e mi metto un pantalone della tuta con una maglia e una felpa, entrambe blu, per poi infilarmi le mie adorate sneakers nere. Vado in bagno e mi lavo la faccia con l'acqua fredda. I miei capelli ribelli li lego in una coda alta. Prendo la mia penna e il mio orologio. Esco dalla capanna e subito vado nell'arena.

- Irene, dove stai andando?-. Mi chiama qualcuno, un maschio, ma prontamente lo ignoro.  

- Irene!!!!-. Continua a chiamarmi e io entro nell'arena. Mi tolgo la felpa e mi allaccio l'orologio. Mi alzo e inizio a posizionare i manichini in ordine casuale. Li aziono. Apro il mio scudo e faccio diventare la mia penna spada. Inizio a tirare fendenti e parare colpi velocemente. Tengo la guardia sempre all'attenti, ma portroppo un braccio di un machino mi colpisce alle costole facendomi finire a terra.

- Ahi, che colpo. Non potevi tenere quel braccio dall'altra parte?-. Dico al manichino.

- Non penso che ti risponda, sai-. Dice qualcuno alle mie spalle, sempre lo stesso ragazzo che mi aveva chiamato prima. Mi giro e lo guardo. Il ragazzo è Nico, il ragazzo di Will e soprattutto il figlio di Ade che preferisco di più al mondo.

- Nico, come mai qua?-. Chiedo.

- Volevo parlarti...-.

- E di cosa?-.

- Dell'incubo che hai fatto stanotte-.

- Ho fatto solo un semplice incubo, come poteva farlo Percy-.

- No, Irene, Percy non fa incubi come i tuoi, lui sogna solo cose vere, che succederanno o che sono già successe. Gli incubi non sono così semplici-.

- In che senso?-.

- Gli incubi sono cose complesse, derivano dalle paure più profonde dell'individuo che li fa-.

- Aspetta, tu stai dicendo che l'incubo che ho fatto deriva da una mia paura? Ma è una cosa ovvia, a voi cosa raccontavano per spiegare perchè facevate gli incubi da bambini?-.

- Non per tutti è una cosa ovvia-.

- Gli incubi derivano dalle paure e puntano a minare la stabilità di una persona, è una cosa che mi ha raccontato mia madre quando ero piccola, per di più sono cose profonde e oscure-.

- Come hai detto? Ti ha detto queste cose tua madre?-.

- Si, perchè ti sconvolge tanto?-.

- Perchè questa è una concezione dell'antica gracia, quella che gli incubi sono cose oscure-.

- E quindi?-.

- Molto probabilmente tu discendi da un dio o una dea, che non è Poseidone, ecco perchè tante cose per te sono così ovvie. Molto probabilmente i tuoi nonni o bis-nonni sono uno degli dei e tua mamma è sicuramente una semidea, ecco perchè ha attirato Poseidone-.

- Figo, però c'è un piccolo dettaglio che ho omesso di dire a tutti: mia mamma è morta e io sono venuta in America solo per una vacanza. In realtà io sono mezza inglese e mezza italiana, quindi com'è possibile che io discenda da un dio o dea che non sia Poseidone?-. 

- Sei italiana?!?!?!?!-.

- Si, lo so che anche tu sei italiano e che questa notizia potrebbe stupirti, ma si, sono italiana-.

- Che bello, quindi se io parlo così tu mi capisci?-.

- Certo, io sono bilingue, quindi quando vuoi possiamo parlare italiano-.

- Non puoi capire quanto sono felice, Irene, un'altra italiana con cui posso parlare-.

- Sono felice che tu sia felice-.

- Sappi che da ora in poi io e te parleremo solo in italiano-.

- Va bene-. Dico sorridendo e guardandolo uscire dall'arena. Non pensavo che sapere che io fossi italiana l'avrebbe reso così felice.

Ritorno ai miei manichini e neanche il tempo di rialzarmi, dato che avevo conversato con Nico seduta per terra, qualcuno entra nell'arene e viene verso di me. Io gli do le spalle e inizio a trafficare con i manichini per vedere se riuscivo a riattivarli.

- Guarda che se fai finta che io non ci sia non è che mi volatilizzo-. Dice Jayden.

- Jayden, cosa ci fai qui?-.

- Volevo allenarmi. Con qualcuno-. Dice e io alzo il sopracciglio e trattenendo un sorriso.

- Ok, volevo allenarmi, con te. Posso?-. Mi chiede guardandomi con i suoi occhioni da cerbiatto.

- Certo, vieni e metti in parte i manichini e iniziamo a combattere-. Dico sorridendogli e andandomi a sistemare qui pochi pezzi di armatura che mi porto sempre dietro. Ho un paio di schinieri, un pezzo di un pettorale e basta. Si sistema anche lui e ci posizioniamo. Iniziamo a studiarci a vicenda girando in cerchio a un paio di metri di distanza. Tutti i nostri muscoli sono tesi, ma nessuno dei due osa fare la prima mossa, anche se sono sicura che lui resisterà solo un altro paio di minuti e poi cederà.  Come previsto e veloce come una furia si avvicina e inizia a tirare fendenti non molto forti. Io paro solo con la spada, dato che avevo ritirato lo scudo. Studio i suoi movimenti, precisi e veloci. Dopo una decina di minuti che lui continua ad attaccare si allontana per riprendere fiato e asciugarsi velocemente con la maglia il sudore. In quel momento io mi avvicino e inizio ad attaccare come una furia. Lui si è stancato precedentemente e ora è appesantito anche dallo scudo. Dopo due minuti di miei continui attacchi riesco a disarmarlo e farlo cadere. Gli punto la punta della lama alla gola.

- Wow, sei bravina-.

- Bravina?!?-.

- Si, bravina-.

- Jay, in neanche quindici minuti ti ho disarmato-.

- Ok, forse sei un po' più di bravina-. Alzo il sopracciglio continuando a puntargli la gola.

- Ok, sei bravissima-. Si arrenda lui finalmente-. 

- Lo so-. Dico sorridendo soddisfatta.

- Sei anche molto modesta-. Dice ridendo e io mi unisco a lui.

- Dai, vado a farmi una doccia. Ci vediamo più tardi?-. Mi chiede e io semplicemente annuisco.

Esce dalla palestra. Io sistemo i pochi manichini che avevamo lasciato in giro e mi tolgo i pochi pezzi di armatura. Mi rifaccio la coda che si era disfatta e qualcun altro entra nell'arena. Guardo e sono Jason e Leo. Entrambi mi guardano un paio di secondi e si incamminano verso di me. Uno si siede alla mia destra, mentre l'altro alla mia sinistra. Aspetto qualche se condo e li guardo, ma loro mi guardano come se dovessi dire io a loro cosa fare.

- Cosa volete?-. Chiedo guardando prima Leo e poi Jason.

- Da te? Nulla, ma ci devi aiutare. Ci serve tuo fratello-. Dice il biondino.

- Allora chiedete a Percy, soprattutto se volete qualcosa da lui-. Dico io ovvia.

- Non possiamo chiederlo direttamente ad Acquaman , perchè, ecco, lui è troppo preso da te. quindi ci servi tu Acquagirl. Gli devi dare appuntamento alla spiaggia oggi pomeriggio per le quattro e mezza. Lo faresti, vero?-. Mi spiega Leo finendo nel tentativo di provare a fere gli occhi da cerbiatto.

- Acquagirl?!? Davvero?!? Mi piace!!! Però, non mi sono offerta di aiutarvi...-. 

- Ma lo accetterai, abbiamo sentito quello che è successo stanotte e Percy se ti becca diventa assillante. Noi possiamo toglierti dalle scatole Percy per due o tre orette oggi pomeriggio. Affare fatto?-. Mi chiede Jason porgendomi la mano e guardandomi negli occhi.

- Va bene, così siete molto convincenti, vi aiuto-. Cedo stringendo la mano di Jason e sorridendo ai due ragazzi.

Leo guarda verso Jason e sorride. I due si battono il cinque sopra alla mia testa e sorridono.

- Te lo avevo detto che Irene sarebbe stata dalla nostra parte, Jas!-. Dice Leo sorridendo. 



La Ragazza MisteriosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora