Cap. 21

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Pov Irene

Non so cosa stia succedendo, ma Percy è appena scomparso. Mi guardo intorno e non sono più al campo. Vedo il ruscello e subito capisco. Il nostro posto, è il nostro posto. Sento le lacrime salirmi agli occhi. Mi avvicino alla casettina. Sfioro le pareti esterne. Questo posto riporta a galla ricordi troppo dolorosi. Mi riporta a quell'estate. Mi siedo appoggiando la schiena alla parete della casettina e sento una lacrima scendermi. 

- Aaaaaaah-. Urla qualcuno. 

Mi asciugo le lacrime e mi alzo, mi guardo intorno. Vado alla porta della casettina. Ma non riesco nemmeno a sfiorarla che si fa tutto buio e cado in terra. 

Vedo una figura avvicinarsi, è un ragazzo. Vedo la spada nella sua mano e la riconosco subito: Vortice. 

- PERCY!-. Urlo vedendo che alza la spada. 

- Percy, sono io, sono tua sorella-. 

- Tu non sei mia sorella, sei solo un mostro-. Dice alzando la spada per poi farla cadere su di me. Io mi rannicchio urlando. Dopo un attimo sento una mano calda e sicura stringere la mia. Mentre un'altre mano mi sposta il braccio. Apro gli occhi e vedo un'immagine sfuocata di Percy. 

- Irene, sono io, non ti farei mai del male-. Mi rassicura. Io lo guardo, è l'unica cosa che vedo. Sento uno strano odore. Un'odore di carne marcia e sangue. 

- Percy aiutami-. Dico continuando a cercare di capire cosa mi circonda. 

- Certo, io sono ora qua, tu dove sei?-. Mi chiede con una nota di preoccupazione. Io mi siedo e cerco di capire se c'è qualcosa di riconoscibile, ma c'è solo buio e oltre all'odore di morte che aleggia nell'aria non percepisco altro. 

- Non lo so, c'è buio, sono tutti morti e sono tutti morti. Sento l'odore del sangue. Ho paura, sento che sta succedendo qualcosa, ma non so cosa-. Spiego. Sento uno strano stridio. 

"Sappiamo che sei qui piccolina. Perché non esci fuori. Se accendi la luce noi ti vediamo". Dice una voce. 

- Prova a tirare fuori la spada, è di bronzo celeste, illuminerà ciò che hai intorno-. Mi consiglia. Non  posso farlo, altrimenti la voce mi raggiungerà. 

- Non posso, altrimenti mi prendono, se vedono la luce sono finita. Sanno che sono qui, ma non in modo preciso, se faccio luce mi prenderanno subito-. Dico sentendo l'ansia salirmi. Sento il cuore aumentare il battito e il mio respiro si fa affannoso. 

- Ire, fai un respiro, tu puoi sentire i liquidi che ci sono intorno a te, puoi percepire i corpi che ti circondano: il corpo è composto al 70% di acqua, quindi lo puoi sentire ti devi solo concentrare, in base hai corpi che hai intorno puoi riuscire a muoverti-. Mi spiega con voce rassicurante. 

- Ok, ci provo-. 

Mi alzo, faccio un respiro profondo e rilasso i muscoli tesi. Chiudo gli occhi e mi concentro su ciò che ho intorno. Inizialmente non sento nulla, ma pian piano inizio a percepire i rivoli di sangue che mi circondano e i corpi che sono tutti accatastati intorno a me. Sento che sono accatastati in modo da lasciare un piccolo percorso, stretto, ma pur sempre un percorso, senza corpi. Apro gli occhi e come se conoscessi quel posto da sempre inizio a camminare. 

- Percy, li sento, so dove devo andare per uscire-. Esclamo accennando un lieve sorriso.

- Brava, così si fa-. Si complimenta.

Continuo a camminare e arrivo davanti a una porta. La apro e anziché trovarmi all'aperto mi ritrovo all'interno della casettina. Mi guardo intorno e vedo una gabbia con dentro una persona. Mi avvicino e riconosco subito quella persona: Andrea.

- Andrea, cosa ti hanno fatto-. 

- I-I-re-. Dice lui ha fatica. 

- ANDREA!-. Esclamo. 

Vedo che mi guarda e fa un debole sorriso. 

- Sono.... riuscito-. Dice lui. 

- Sei riuscito a fare cosa, Andre?-. Chiedo.

- A contattarti-. 

Lo guardo meglio e vedo che il suo occhio destro è nero, il labbro è spaccato e ha altre ferite per tutto il corpo. 

- Che ti hanno fatto-. 

- Vogliono te, hanno sbagliato-. 

- Perché?-. 

- Perché, a loro serve il tuo sangue-. Fa una piccola pausa. -. Gli serve che tu sia sacrificata, per farlo risorgere. Tu sei potente e il tuo sangue e potente ed è quello che serve per farlo tornare-. 

- Mi stai dicendo che io sono un sacrificio?-. 

- Si, per questo non devi venire qua, altrimenti morirai. Così invece rimarrai viva e io pure-. 

- No, non posso lasciarti qui, in queste condizioni, sei il mio migliore amico-. 

- Devi, altrimenti morirai-. 

- Ma se non lo faccio morirai tu-. 

- Irene, lui vuole che tu muoia, se tu morirai riuscirà a risorgere-. 

- Non mi interessa, non posso perdere anche te, non posso. Ho perso troppe persone, sei l'unico che mi rimane-. 

- Hai trovato tanti amici al campo, ce la farai-. 

- Andrea, io ho bisogno di te, non di loro, di te-. 

- Irene, sono troppo debole non riesco a mantenere il contatto ancora a lungo-. 

- Andrea, ti salverò, è una promessa-. 

- Salvati Irene-. Mi dice prima che tutto si dissolva e io mi ritrovi sul letto dell'infermeria, sdraiata. Mi tiro su. 

- Dobbiamo partire-. Dico aprendo gli occhi.  









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