I bagliori delle fiamme delle torce, che si sollevavano fino a lambire il cielo scuro che aveva avvolto la Germania, illuminavano i volti dei giovani elvezi che si apprestavano a compiere l'assalto. Prima di accamparsi definitivamente, avevano infatti arretrato rispetto al villaggio germanico, per dare agli inquilini una parvenza di momentanea sicurezza. Mentre calava il buio avevano proseguito a camminare, tornando nel punto originariamente stabilito dai comandanti. Lì avevano trascorso la prima parte della notte, per poi essere scossi nel bel mezzo di essa per compiere l'invasione. Dalle retrovie, dove erano rimasti i cavalieri, partiva l'adunata dei guerrieri: molti di loro reggevano le briglie di altri cavalli, affidati loro da molti di quelli che si erano spostati più in prossimità del villaggio, per non destare sospetti. Fearghal era prossimo al suo cavallo, e stava sistemando la spada in modo che fosse facilmente raggiungibile durante il combattimento, la mano sinistra reggeva lo scudo al cui centro campeggiava l'emblema gallico che a lui apparteneva. Il fratello, con Orgetorige, pregustava prematuramente una "facile vittoria". Il padre dei due, con gli occhi cerchiati dalla stanchezza, si stava sempre più avvicinando a loro, che gli rivolsero immediatamente la loro attenzione. Non c'erano parole nella mente dell'anziano, tuttavia, quasi con le lacrime agli occhi, abbracciò i figli come non aveva mai fatto, come se fosse stato in procinto di perderli entrambi. Successivamente riprese a sistemare il personale arsenale vicino a loro. "Proteggi tuo fratello." aveva sussurrato al maggiore in un momento di distrazione del più giovane, ricevendo un sussurro di affermazione in risposta: "Sì, ater".
Brennos, nella profondità della sua anima, sentiva crescere la paura. La sensazione aveva iniziato ad impadronirsi di lui dal primo arrivo in campo nemico, costringendogli lo stomaco in una morsa violenta, che non lasciava posto a nient'altro. La notte, il silenzio della prossimità della battaglia, avevano contribuito al crescere dell'inquietato stato d'animo: avrebbe giurato che quel posto maledetto fosse più freddo di quanto suo padre avesse mai raccontato, e che il vento serpeggiante gli avesse gelato il sangue in pochissimo tempo. La fiducia e la responsabilità che gli aveva sempre attribuito il padre, nonostante lo riempisse di orgoglio, cominciava a gravare con un peso immenso sulle sue spalle: era sicuro che il fratello fosse un valente avversario sul campo di battaglia, erano stati addestrati fin da piccoli a questo, tuttavia sapeva che non si sarebbe mai perdonato se Fearghal, il suo compagno di avventure, dalla caccia nei boschi alla guerra, fosse morto. Probabilmente il padre avrebbe relegato il fatto alla volontà degli Dei, ma nemmeno lui lo avrebbe mai guardato allo stesso modo. Questi erano i pensieri del giovane, mentre si apprestava a salire a cavallo, lo scudo in mano, seguendo i compagni armati. A poca distanza da lui c'era il fratello, intento a passare la sua torcia ad un membro dell'avanguardia per poi prenderne una per sé, aveva sorriso al fratello per poi salire a cavallo al suo fianco. Orgetorige copriva la sua destra, Fearghal e altri due ragazzi la sua sinistra, mentre, compatti ma silenziosi, si avvicinavano rapidamente al villaggio nemico. Erano già alle porte del piccolo centro quando i corni della battaglia avevano preso a suonare, in allarme: anche le sentinelle avevano creduto nella momentanea sicurezza del villaggio, e avevano rimandato i preparativi più consistenti al giorno dopo, col favore del sole. Gli elvetici si erano sparsi a piccoli gruppi per il luogo circondato dai boschi, e a poca distanza dall'impetuoso fiume che divideva Elvezia da Germania. In pochi minuti il villaggio d'oltre Reno si era illuminato a giorno, i fuochi che divampavano dai tetti delle case, dal bosco circostante, a causa dei fuochi appiccati dai celti. Le persone, colte di sorpresa, si riversavano fuori dalle loro abitazioni, e presto incontravano la furia falcidiante dei nemici. Presto, assieme alle tonalità luminose di arancione e giallo delle fiamme, complice la fonte di luce così insolita per la notte, che si contendeva il posto nel cielo con la luna, il terreno aveva preso il colore del sangue. Vermiglia era la scia che gli Elvezi lasciavano dietro di loro. Fearghal esitava, ovunque posasse lo sguardo vedeva la devastazione, negli occhi ormai spenti dei germanici che giacevano al suolo. Gli occhi chiari di un bambino che scuoteva la madre, giacente al suolo, con la gola squarciata gli sarebbero rimasti vividi nella mente per tutto ciò che gli rimaneva da vivere. Nel puntare la spada contro il piccolo sentiva le lacrime tentare di uscire dai suoi occhi, mentre si avvicinava al piccolo superstite. "Fearghal! Attento!", la voce di Brennos lo fece voltare di scatto, e vedere un soldato nemico alle sue spalle, con l'intenzione di trafiggerlo; intenzione morta sul nascere, grazie all'intervento del fratello che, con un fendente rapido e preciso l'aveva accoltellato dritto al cuore, lasciandolo spegnersi al suolo. Mentre il maggiore dei due si apprestava a soccorrere il fratello, un altro germanico, dall'aspetto particolarmente terribile, il volto coperto dalle cicatrici e dal sangue si era lanciato contro Brennos, fermato da una provvidenziale ferita al braccio provocata da Orgetorige, che li aveva raggiunti. Tuttavia il nemico era comunque riuscito a far disarcionare il gallico, che si era rialzato subito dopo. Un fendente del fratello aveva annientato l'opponente ferito. Orgetorige, intanto era tornato a fiancheggiare la prima retroguardia. Un grido di dolore lo fece voltare, dopo aver tolto la vita all'avversario. Brennos, trafitto al petto giaceva per terra. Non poteva star succedendo davvero. Con l'ultimo bagliore di lucidità si fiondò sul soldato germanico e gli tagliò la gola con una furia tale da amputare quasi il suo capo, poi tornò a soccorrere il fratello. Giaceva in un bagno di sangue, che la luna rendeva appena visibile. I fuochi circostanti lo illuminavano, facendolo brillare, rosso e temibile. Mentre il fratello minore teneva la mano premuta sulla ferita profonda che si intravedeva dai vestiti strappati, Brennos aveva riaperto gli occhi, puntando i suoi smeraldi verdi negli occhi blu del fratello. "Hai fatto un buon lavoro, fratellino." diceva sorridendo. Qualcosa, nel cuore di Fearghal si era frantumato in quel momento, e le lacrime avevano preso a scorrere copiose, arrivando a lambire le mani del gallico, che sembravano tuttavia, sporcarsi sempre di più del sangue di suo fratello. "L'ho sempre detto, anche quando eri bambino, che eri tu quello destinato alla grandezza. Ater mi rimproverava sempre e diceva che entrambi i suoi figli sarebbero stati dei grandissimi guerrieri. Gli peserà sapere che avevo ragione." aggiungeva con un mezzo sorriso amareggiato in volto. "Sei e sarai un grande guerriero... Brennos... torneremo in Elvezia, non puoi lasciare mamma così, non puoi lasciare me in questo modo, e poi torneremo qui, assieme, combatteremo e anche questo posto sarà nostro." sussurrava piangente al fratello. Ma il fratello strinse per l'ultima volta la mano di Fearghal, prima di volgere gli occhi al cielo stellato e lasciare che la vita lo abbandonasse del tutto, come quell'ultimo rivolo di sangue vivo che gli scorreva dalla bocca. I suoi occhi del colore dei boschi che attorniavano il suo villaggio erano diventati di colpo vitrei, senza espressione, mentre la mano stretta nella morsa del fratello perdeva di vigore e si abbandonava, mortalmente pallida, tra quelle del più piccolo. Nulla aveva più importanza, aveva perso Brennos, il suo migliore amico, il suo compagno di caccia e di battaglia, la persona che gli aveva salvato la vita più volte nel corso di una stessa nottata di combattimento. Inginocchiato nell'essenza del suo stesso sangue, piangeva. Aveva gettato la spada per terra, lasciato fuggire il cavallo, spaventato dal rumore delle spade in attrito tra loro, e si era abbandonato ad un pianto disperato. Il combattimento si era calmato dopo qualche ora, ma Fearghal era stato ritrovato all'alba da Orgetorige che aveva provato ad assicurarsi che entrambi fossero in vita. Fearghal si era addormentato tra le lacrime, vicino al corpo ormai esanime da molte ore del fratello. Il giovane celtico ancora gli teneva la mano premuta sulla ferita, ma subito l'amico del fratello lo scosse, svegliandolo e trovandolo in uno stato di shock. Lo aveva caricato di peso sul suo cavallo e si era mosso per raggiungere gli altri membri dell'esercito elvetico. "Dobbiamo tornare a prendere Brennos, morirà se lo lasciamo lì da solo" aveva sussurrato il giovane, alle spalle del nobile gallico. "Fearghal... tuo fratello ci ha lasciati da molto tempo ormai, non possiamo più fare niente" aveva risposto affranto Orgetorige, mentre lo riportava nel mezzo della folla alleata. Il volto del padre si era rasserenato al vedere il suo figlio minore vivo, tuttavia non aveva perso tempo ad accorgersi della mancanza del maggiore, quindi a rabbuiarsi, lasciando che le lacrime facessero capolino dagli occhi azzurri e stanchi, che risaltavano ancora di più al di sotto della maschera di sangue che gli ricopriva il volto. Dopo questo il gallico non ricordava molto. Ricordava di essere tornato indietro col padre a seppellire il fratello, ma era tutto vago nella sua mente. Il cuore pareva esserglisi fermato di nuovo, mentre, con le lacrime agli occhi, raccontava questa storia alla sua Gaia.

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Gallia
Fiction HistoriqueAnno 80 avanti Cristo: Elvezia, Gallia transalpina. Un ragazzo viene trovato armato al confine coi territori romani, quindi costretto ad abbandonare le sue montagne per seguire Publio Valerio Corvino, stimato centurione, a Roma. I segreti e gli intr...