Cap. 20

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Eris pov
Essere sovrano di un regno, non rendeva solo potenti ma anche debitori verso un acquirente, il popolo. Erano ormai passate settimane e il regno si era ristabilito dopo anni di caos e instabilità.

-Altezza buongiorno! Il sole è alto e vi sta aspettando- mi svegliò Ester scostando le finissime tende di seta e le raffinate finestre.
- Ti prego Ester altri cinque minuti- protestai io coprendomi con le morbide coperte.
-Assolutamente no Maestà, forza! Avete tantissime cose da fare oggi- tirò via le mie coperte e mi porse un bicchiere di acqua ghiacciata che gradì moltissimo. Le rivolsi un grande sorriso e dopo essermi sistemata mi sedetti dinanzi allo specchio dove l'anziana donna mi pettinò i capelli.

Ester era una donna sulla sessantina; capelli chiari, occhi scuri, un viso armonioso ed un fisico robusto. Fu la mia balia da bambina e dopo averle comunicato di essermi trovata finalmente al comando, non ha perso tempo nel venire qui e mettersi al lavoro.

-Cosa vorreste indossare oggi?-
-Non so Ester, tu cosa mi consigli?- lei sorrise e aprì le ante del grande armadio in legno colmo di vestiti quasi tutti scuri con qualche eccezione di grigio e blu. Ester estrasse un vestito azzurro dalle maniche lunghe, comodo ed elegante.
-Meraviglioso Ester, mi piace- mi aiutò ad indossarlo e presi un paio di scarpe nere non molto alte. Indossai la corona e, dopo aver preso alcuni fogli sparsi sulla scrivania, salutai Ester con un dolce bacio sulla guancia e scappai a fare colazione sotto suo ordine.

Dopo aver costumato velocemente un pasto abbondante, corsi in ufficio dove trovai Aron e James seduti sulla poltrona intendi a chiacchierare tra loro.
- Buongiorno ragazzi- lo salutai io mentre James mi rivolse un sorriso ed Aron si alzò pronto a fare il solito saluto di convenienza.
-Aron puoi anche smetterla, ormai siamo amici-
-Va bene Alte... volevo dire Eris- si grattò la nuca imbarazzato.
-Allora, cosa c'è oggi per noi?- chiesi io pronta a cominciare.
-Devi visionare questi fogli, dare la tua approvazione per questo progetto, firmare altre scartoffie e andare su Midgard-
-Semplice James, come bere un bicchier d'acqua- risposi sarcastica mentre lui alzò le spalle.
-Bene, Aron finiamo qui e poi dritti su Midgard- il ragazzo sorrise mentre James si dileguò salutando entrambi.

-Midgard è davvero strana!- constatò Aron osservandosi attorno e puntando gli occhi sull'Avengers Tower.
-È stata la mia stessa reazione la prima volta; forza andiamo- detto questo ci avviammo verso l'entrata della grande struttura. Vidi uscire Stark che appena si accorse di me, alzò gli occhiali da sole e con sguardo stupito si avvicinò.
-Oh! Eris, mio dio come sei cambiata... e la corona! Finalmente- esordì lui.
-Ciao anche a te Tony... gli altri?- chiesi io.
-Ormai non siamo più gli Avengers... Nat e Steve sono andati via, lo stesso vale per Wanda e Visione, ovviamente non manca anche Sam-
-Ah, Thor mi aveva accennato qualcosa-
- E lui?- chiese Tony indicando Aron che lo osservava come se fosse un alieno.
-Lui è Aron, la mia guardia del corpo; Aron lui è Tony Stark, un supereroe famoso qui su Midgard- entrambi si strinsero la mano con un sorriso smagliante da parte di Aron.
-Sai dirmi dov'è Steve?-
-Potrei per puro caso saperlo- continuò Tony fischiettando e passandomi due biglietti del treno.
-Grazie Tony, non so come ringraziarti-
-Vieni a trovarmi spesso, sarà un ringraziamento più che gradito, anche se resti tra noi eh-
-Tranquillo play boy, acqua in bocca- sorrisi, saltammo in auto e insieme ci dirigemmo alla stazione con uno sguardo da bambino sognante di Aron che mi fece sorridere.

-È davvero magico questo mezzo che gli umani chiamano Treno- cominciò Aron mentre si sistemò la sua giacca in pelle. Ritenni meglio cambiarci quindi, con qualche sbuffo da parte di Tony, prendemmo in un negozio nuovi vestiti per me e Aron che sembrava ormai un bambino nel luna park Midgardiano. Io indossai una t-shirt con un jeans ed uno zaino; Aron una t-shirt colorata, un jeans e come tocco finale una bella giacca di pelle.
-Sono contenta che tu ti stia divertendo- ridacchiai allo sguardo di fuoco che il ragazzo mi regalò.

-Deve essere qui- parlai con Aron mentre ci trovammo dinanzi ad una piccola casa. Suonai il citofono e dopo qualche minuto venne ad aprirmi quello che doveva essere Bucky Barnes.
-Tu sei?-
-Eris, penso che il tuo caro amico Steve ti abbia parlato di me Bucky- Barnes strabuzzò gli occhi e si grattò la testa imbarazzato.
-Ah, quindi tu sei Eris... più bella di quanto ti abbia descritto il capitano-
-Grazie, Steve tende a sminuire tutti.... È in casa?-
-Uh sì certo, prego entrate-
-Lui è Aron, Aron lui è Bucky- si strinsero la mano e il soldato ci fece entrare. La casa, anche se molto piccola, era molto accogliente, tre stanze tutte dalle pareti bianche. Appena entrai nel salotto, vidi finalmente Steve che stava discorrendo con Natasha. Entrambi si voltarono e appena mi videro un sorriso illuminò i loro volti.
-Eris!- esordì il capitano stringendomi in un abbraccio che desideravo da tantissimo.
-Ciao anche a te capitano-
-Finalmente- ma non fece in tempo a dire altro che Natasha spinse via Steve attirandomi a se in un abbraccio spacca ossa.
-Mi sei mancata tanto ragazza- sussurrò vedova nera facendomi sorridere dolcemente, il sorriso che rivolgevo a pochi di loro. Ci staccammo dall'abbraccio e mi sembrò il caso di fare le dovute presentazioni prima che Steve uccidesse il povero Aron.
-Ragazzi lui è Aron, la mia guardia del corpo e mio amico, Aron lei è Natasha Romanoff, lui Steve Rogers- si strinsero la mano e scorsi il viso del capitano rilassarsi. Ci accomodammo e iniziammo a chiacchierare.

-Quindi tu mi stai dicendo che ti sei baciato un'altra mentre io ero in condizioni difficili?- sbraitai io puntandogli il dito contro.
-È la millesima volta che ti ripeto che mi dispiace e poi lo sai che sarei venuto con te per evitare tutto ciò che hai passato-
-Non mi interessa, hai tradito la mia fiducia!- ripresi io.
-Sicuramente è stata una mancanza di fiducia ma sono sicura che Steve non l'abbia fatto per tradire la tua fiducia ma forse il passato, a volte, prende il sopravvento- cercò di tenere a bada la mia ira vedova nera ma con scarsi risultati.
-Il passato resta passato Natasha, sopratutto nei sentimenti- sibilai io puntando i miei occhi scuri in quelli azzurri del capitano che mi osservavano tristi. Ero io quella dolorante, il cuore batteva lento e i ricordi si facevano vivi non lasciandomi respirare, permettendo alla testa di dolere e provando a non permettere agli occhi a non provocare lacrime. Aron adagiò la sua mano sulla mia spalla e mi sorrise comprensivo mentre il mio sguardo era ormai affranto. Il gelo era calato nella stanza e solo un fulmine avrebbe potuto spezzare quel disagio. Perché Thor quando servi non ci sei mai?

SPAZIO AUTRICE
Bè ragazzi, io ormai senza parole quindi lascio a voi le conclusioni AHAHHAAH

La dea maledetta //anime perse//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora