Capitolo 2.

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"Amore, devo andare..." dissi a Tyler che, in quel momento, mi teneva ancora stretta tra le sue braccia senza lasciarmi andare a lavoro.

"Dai amore, cinque minuti..."

"Ne sono già passati dieci e sono in un ritardo fottuto!" dissi, riuscendo finalmente a divincolarmi dalle sue braccia.

Infilai le mie Vans bordeaux, misi il giubbino di pelle ed uscii di casa lasciandgli un veloce bacio a stampo. Avevo trovato lavoro come psicologa in uno studio vicino casa grazie l'aiuto dei ragazzi. Continuavo comunque ad andare al college per poter finire gli studi. Tyler, invece, aveva trovato lavoro in una palestra come personal trainer e, dato che aveva concluso definitivamente tutti gli studi, aveva comprato casa qui a Londra. Già, Londra. Ci eravamo trasferiti tutti qui; l'avevano fatto soprattutto per me, perché a Newport tutto mi ricordava di lui, tutto mi ricordava Zayn.

Adoravo tutto questo, vivere a Londra era uno dei miei più grandi sogni e finalmente lo avevo avverato.

Aprii il portone del palazzo, presi l'ascensore per salire al sesto piano e mi accomodai. Decorai il mio piccolo studio nel migliore dei modi, con due librerie stracolme di libri e con tantissimi disegni appesi al muro.

"Summer, c'è una ragazza qui che dice di avere un appuntamento con te" disse Kevin, il mio datore di lavoro.

"Si, falla entrare" gli sorrisi.

Dalla porta in mogano entrò una ragazza con la pelle bianca come il latte, i capelli biondissimi tirati in una coda alta, un jeans strappato, delle converse ed una felpa nera larga. Il viso era rivolto verso il basso: aveva una riga sottile d'eyeliner sugli occhi ed un filo di mascara che ampliavano il suo bellissimo sguardo. 

"Ciao" le sorrisi, porgendole una mano che afferrò poco dopo facendo un sorriso forzato. "Puoi accomodarti anche qui, compiliamo un'attimo questo modulo e poi iniziamo, d'accordo?"

Annuì di nuovo e si sedette dall'altra parte della scrivania.

"Allora, come ti chiami?"

"Diana... Diana Stone."

"Perfetto, Diana. Quanti anni hai?"

"18"

"E' la prima volta che vai da uno psicologo?"

Fece no con la testa e si morse il labbro.

"Sei di qui?"

"Si..."

"Okay, puoi accomodarti sulla poltrona di pelle lì in fondo?" dissi gentilmente.

"Okay..."

"Dimmi, Diana. Perché sei qui?"

"I-io... soffro di autolesionismo."

"Perché lo fai?"

Non rispose.

"Sei fidanzata?"

"Si, con una ragazza"

"Da quanto?"

"Due anni."

"Hai mai avuto problemi con la società per questo?"

"Tutti i giorni, ma non me ne sono mai fatta un problema" rispose giocando con le dita delle mani.

"Con la tua famiglia, come va?"

"Normale."

"Hai rapporti con i tuoi genitori?"

"No, non potrei."

"Perché?"

"Perché mi odiano. Io non sarei dovuta nascere e mi definiscono un errore. In fondo guardami, sono un mostro."

"Non dire questo, Diana. Tu non sei un errore."

Non rispose.

"Perché ti autolesioni?"

"Perché mi ha lasciata qui, da sola, tra tutta questa merda."

"Chi ti ha lasciata da sola?"

"La mia ragazza."

"Quindi vi siete lasciate?"

"No, lei è morta un anno fa."

Non risposi. In quel momento iniziai a farmi un piccolo esame di coscienza. Iniziai a pensare al periodo in cui Zayn mi aveva lasciata sola ed io avevo combattuto i miei mostri da sola. Quella ragazza aveva perso la sua ragazza ma, nonostante tutto, continuava a credere che loro stessero ancora insieme. Lei era forte. Anche se non sembrava, lei era davvero una ragazza forte.

"Quanto tempo fa è.. morta, la tua ragazza?"

"Un anno fa" sussurrò.

"Ma.." prima che potessi finire la mia frase, mi interruppe.

"Voglio mettere fine a questa storia, ma proprio non ce la faccio da sola.." disse, quasi implorando.

"Vuoi smettere di credere che lei sia ancora qui?"

"Si..." disse mentre una lacrima scese dal suo viso.

Diana era venuta qui per chiedere aiuto. Lei voleva smettere di credere che la sua ragazza fosse ancora viva, voleva smettere di esplodere dentro.

"Andrà tutto bene, Diana."

Summer 2 ||Zayn Malik||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora