Capitolo 26.

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"A volte penso a noi, sai?
Forse non a volte, forse a noi ci penso spesso, sempre, ogni volta che ne ho l'occasione. Ogni volta che qualcosa mi ricorda di te, di noi, di quello che facevamo. La nostra canzone mi ricorda di noi, i tuoi regali mi ricordano di noi, i tuoi sorrisi, i tuoi baci, i tuoi discorsi complicati per cercare di spiegare qualcosa che non capisco; il tuo stupore, la tua timidezza e il tuo essere entusiasta anche solo per una sciocchezza.

Vedi, è questo che mi ricorda di noi. Sono le piccole cose che mi riportano in mente te, la tua bellezza, anche se hai sempre ammesso il contrario, lo ricordo. Ma invece sei sempre stata bellissima, anzi, sei bellissima e non lo nego e non me ne vergogno.

E mi manchi, mentirei se dicessi il contrario. Mi sento vuoto, solo, un po' inesistente senza di te. Non so come possa una persona farti così del bene, completarti, riempirti persino l'anima e poi, in un piccolo istante, svuotarti del tutto. Non lo so, è così surreale.

Oggi, mentre camminavo tra la gente, ho sentito il tuo profumo. Ho iniziato a cercarti dappertutto, ti chiamavo, sussurravo il tuo nome tra la gente, nessuno riusciva a sentirmi. Non t'ho vista, non ho più sentito il tuo odore; era tutto nella mia testa. Così mi son seduto a terra, ho posato la bottiglia di birra accanto a me ed ho acceso una sigaretta.

Non so per quanto tempo io sia stato lì, in quella posizione, ma in tutto quel tempo sei riuscita a consumarmi, pur non essendoci.

E ora sono di nuovo qui, come tutti i giorni.
Sono qui accanto a te, su una poltrona di uno stupido ospedale a parlarti, aspettando che tu apra quei bellissimi occhi. Dai Danielle, ti prego.

Guarda la luna, guarda quant'è bella stasera, vero? Prima, mentre ti cantavo quella canzone di Bruno Mars, quella che a te piace tanto, quella che a te fa ricordare il tuo nonno, ho pensato a quanto tu sia stata male senza di lui; ho pensato a quanto una canzone possa legarti così tanto a lui. Beh, vale lo stesso per me. Ma come posso farcela io senza di te?

Eppure ieri, quando hai mosso la mano, quando ho praticamente gridato per tutto l'ospedale di voler vedere un dottore, ho sperato così tanto che fosse un segno positivo, che stessi facendo progressi; e invece no, "ci vuole del tempo", è questo che ha detto il dottore.

È quello che mi dicono un po' tutti. Zayn, Summer, Niall, i dottori, la mia famiglia... si, la mia famiglia. Mia madre sta così male per quello che è successo, piccola. Vorrebbe fare qualcosa anche lei, vorrebbe aiutarti, ma non può, non posso neanche io.

Alla fine, qui, stiamo tutti male. Tutti, nessuno escluso. Anche... anche Louis. Prima ha provato a chiamarmi, ho accettato la chiamata e... e mi ha risposto con una voce così spezzata, così piena di dolore. Piangeva, lo riconosco sempre quando cerca di nascondere le lacrime, non c'è mai riuscito.

Io non riesco a perdonarlo, Danielle. Non posso. Con quale faccia? Con quale faccia perdono l'uomo che ha quasi ammazzato la mia ragazza, mia moglie! Perché non ti ha ammazzata, tu... tu ti sveglierai, io lo so, lo sento. Tu mi appartieni ed io ho già perso troppe persone nella mia vita, non posso perdere anche te. Non posso perdere te ed il nostro bambino, non vivrei più.

Tu sei il mio cuore ed io senza di esso non posso vivere.

E allora ti prego, svegliati. Svegliati perché sto troppo male. Svegliati perché ho bisogno di guardarti negl'occhi e dirti quanto ti amo, quanto ti desidero, quanto sei bella. Svegliati perché ho bisogno di ridere con te, di uscire con te, di guardarti sorridere. Svegliati perché ho bisogno di ripeterti quanto tu sia bella, di vederti arrossire ad ogni mio complimento. Svegliati semplicemente perché ho bisogno di te, ora, adesso.

Ecco, ha appena iniziato a piovere e sta piovendo un po' anche dentro di me, da un po' di tempo.

Non è questo che ho sempre desiderato per te, per me, per noi. Non è così che volevo andasse avanti la mia vita, la nostra. Non è così che sognavo di stare con te, Danielle. Non è così, e fa semplicemente male. E spesso mi sento uno stupido a parlare così, con te; non so neanche se tu riesci davvero a sentirmi.

Manchi a tutti qui, anche se lo hai sempre negato, hai sempre pensato di essere una persona sola, una persona che non interessava a nessuno. Non è così.

Sei importante. Sei importante per me e per tutte le persone che ti circondano, anche se tu non lo credi possibile. È così e lo sarà sempre.

Continua a piovere, sono le tre del mattino ma, Danielle, io non riesco più a chiudere occhio. Non riesco a non pensarti e tutto questo mi fa paura, tanta paura. Ti prego, ho bisogno di te."

È così che Harry parlò tutto il tempo a Danielle, seduto su quella poltrona accanto a lei. Era distrutto, lo eravamo un po' tutti in realtà.

Zayn dormiva ormai da un pezzo. Aveva insistito più volte di tornare a casa, ma non ho voluto e allora è rimasto anche lui qui. Dopo quello che è successo, dopo che Harry ha praticamente allarmato tutto l'ospedale, non potevo tornare a casa.

Scesi le scale e uscii da quell'edificio, per prendere un po' d'aria.

Pioveva, ma non forte, così decisi di non prendere l'ombrello. Camminavo senza una meta specifica, volevo solo fare due passi, volevo solamente staccare la spina e provare a pensare ad altro, ma era tutto inutile, non potevo non pensare a lei.

Attorno a me c'erano tante persone, tanti dottori, tante macchine e tanti volti distrutti, come il mio. E allora uscii anche da quel cortile e m'incamminai per le strade di Londra.

Presi il telefono e provai a contattare Louis, di nuovo.

Tentativo invano, non rispondeva, di nuovo. Erano anche le tre del mattino, era comprensibile e per questo che mi promisi di contattarlo il giorno seguente.

Quello che feci quella notte, quella lunga notte, fu accendermi una sigaretta su una panchina vuota. Non so quanto io avessi camminato, non so quanto l'ospedale fosse distante, ma non dormii tutta la notte. Rimasi lì a pensare a lei, a guardare quelle poche stelle visibili ed immaginarla, accanto a me.

È questo che fa la vita, ti strappa via tutta la felicità. Ti mette alla prova, cerca di vedere tu fin quanto resisti.

Ma io non potevo resistere ancora, non di nuovo.

"È questione di tempo", ripetevano i dottori, ripetevano tutti.
Me lo ripetevo anche io, ma mica ci credevo tanto.  

Summer 2 ||Zayn Malik||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora