Capitolo 11.

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Quella seduta con Jason mi fece riflettere molto, quando tornai a casa iniziai a buttar giù un paio di parole su un foglio di carta e, quando finii di scrivere, lo piegai e lo infilai in una busta delle lettere per poi metterlo tra le altre migliaia di lettere che avevo nel mio cassetto. Il destinatario di quelle infinite lettere non le avrebbe mai ricevute, forse perché non gliene sarebbe importato, o forse perché ero io a non volerlo.

-

"Tyler, vado a lavoro, ci vediamo verso ora di cena."

Uscii di casa e mi avviai verso l'ufficio. Oggi avevo solamente Jason come paziente, poi avrei potuto passare un po' di tempo con me stessa.

Quando entrai nella mia stanza poggiai tutto sulla scrivania e, qualche secondo più tardi, Jason fece capolino in studio.

"Sempre puntuale" dissi sorridendo.

"Già" confermò impassibile.

Si accomodò sulla poltrona di fronte la mia ed iniziammo la nostra solita seduta che durò più tempo del previsto.

"Allora, di cosa vuoi parlare?"

"Dottoressa, ho una domanda."

"Dimmi tutto" risposi.

"L'amore potrebbe essere come una cicatrice sul corpo?"

"Spiegati meglio."

"Mi spiego meglio: un bambino, prima di imparare a correre in bicicletta, sicuramente cadrà molte volte. Ipotizziamo per assurdo che, chi soffra per amore sia caduto da questa bicicletta e, cadendo, si sia sbucciato un ginocchio. Quella ferita che si ha è come una ferita al cuore. Poco dopo, forse anche nel giro di pochi minuti, si formerà una crosta che permetterà al sangue di non uscire e quella rimarginazione è un ricordo, che è ancora vivo di un amore ormai distrutto. I giorni passano e ogni volta che il bambino dovrà mettersi i pantaloni, la vedrà e penserà a quanto male aveva fatto cadere. Con il tempo la ferita va via, quindi si ritornerà a star bene, ma in amore non è sempre così."

Ero confusa.

"Non riesco a capirti, cosa c'entra l'amore con il bambino in bici?" domandai.

"Provi a pensare a quei bambini che appena vedono la crosta, la cominciano a grattare. La grattano solo per vedere cosa potrebbe succedere dopo, pur sapendo che uscirà solo del sangue. Ecco, per noi, in amore, riaprire quella ferita significa scavare e rivivere tutte le emozioni passate con un'altra persona. E sa cosa succede quando un bambino continua a grattarsi?"

Feci un segno negativo con il campo, senza emettere un suono.

"Semplice, gli si forma una cicatrice. Noi, invece, continuando così, finiremo che al posto di una semplice cicatrice, ci ritroveremo con un pezzo di cuore che mancherà e si sa, le cicatrici non vanno via... mai."

"E le tue cicatrici? Quelle sui polsi?" domandai.

"Sono ancora qui e ognuna ha una propria storia, ed io sto cominciando a correre in bici" mi rispose sorridendo con leggerezza.

"Perché li hai fatti?"

"Beh, può sembrare stupido, ma l'ho fatto per amore. Mi sentivo inutile, indifeso e non abbastanza, come sempre. Stavo fermo, non capivo, era come se fossi morto. Non può capire, lei era il mio tutto e con un gesto e con una parola, morii. In quel momento mi resi conto che chi si uccide diventa libero e che la vita è la più grande tortura che esista. La sera, quando ritornai a casa, mentre mi stavo facendo la doccia, mi sedetti in bagno, l'acqua calda cadeva sulla mia schiena e con gli occhi fissi sul fondo tenevo in mano una lametta. Pensavo. Non ricordo a cosa o se a qualcuno, so che avevo le idee confuse, ma non feci niente. Piansi e basta."

Prese una lunga pausa e s'asciugò le lacrime.

"E dopo?" chiesi.

"Uscito dalla doccia, m'asciugai e andai in camera e allora cominciai a pensare a lei, alle sue parole, al suo sorriso ed al suo polso. Ripresi la lametta e la guardai per mezz'ora. – E se poi farà male? – mi chiedevo. In quel momento, però, mi tornò in mente il fatto che forse, se le fossi stata più vicino, non si sarebbe mai tagliata ed io mi sarei sentito più utile."

"E poi che hai fatto con la lametta?"

"Alla fine me ne feci sei. Sei piccoli tagli, molto piccoli rispetto a quelli che si fece lei" concluse la frase toccandosi il polso.

"Ma perché l'hai fatto?"

"Mi sentivo come se per lei non fossi stato nulla. Nascondeva i suoi mostri dietro ad un sorriso, nascondeva la sue cicatrici con delle felpe.. E se lei se ne fosse andata? Sé se ne fosse andata senza dirmi niente, senza una spiegazione, io cosa avrei fatto? Ecco, è questo che non smetto di chiedermi da anni ormai. Lei era tutto ed io non avevo fatto nulla per lei. L'ho fatto per farla stare meno male, per alleggerire il suo dolore, per lei e per me. Ecco la verità. La mia vita dipendeva da una ragazza, quella ragazza che ho amato, quella ragazza che per la prima volta, ho amato in vita mia. Quella ragazza che mi fotteva anche con un semplice sorriso" concluse guardandomi attraverso quegl'occhiali scuri, quasi come se lo stesse dicendo a me.

"Una sola domanda" chiesi e lui annuì. "Perché usi spesso l'imperfetto?" domandai senza far cenno alla storia che aveva appena raccontato.

"Uso l'imperfetto perché è la donna della mia vita, l'ho distrutta, l'ho rovinata, ha fatto in modo che i suoi tagli si trasformassero quasi in suicidio, ma rimane la donna della mia vita. Strano, vero? O forse non più. Nonostante tutto anche Romeo e Giulietta si sono uccisi per amore. La differenza tra me e lei, tra il noi che non esiste più e la commedia di Shakespeare, è che io alla fine ho vinto. Io non mi sono ucciso, ma ho ucciso lei, da dentro il mio cuore. Lei ora è felice con un altro ragazzo ed io sono un morto che cammina, quasi come uno zombie" disse.

"Non è vero, ti sbagli" lo interruppi.

"Come, scusi?"

"Tu pensi di averla uccisa, come la definisci tu, ma non è così. Tu la pensi e racconti di lei come se fosse bellissima. Tu la ami ancora, solo che vuoi auto convincerti che nella tua testa non esista più. Mi parli di lei da ormai quanto, quattro sedute? La pensi ancora e non riesci a dimenticarla. Non esiste una medicina, non esiste una cura per dimenticare le persone, ma soprattutto, per smettere di amare una persona. C'è sono una piccola e dolorosa soluzione."

"Cioè?" chiese con tono disperato.

"Il tempo. Il tempo ti permetterà di andare avanti e di farti innamorare di un'altra persona e allora la lei, la tua lei, non esisterà più. Il tempo, fa da maestro."

Summer 2 ||Zayn Malik||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora