Quando mi sveglio, Matheo non c'è più a letto. Il suo lato del letto è vuoto e la stanza sembra più grande senza di lui, come se la sua presenza avesse riempito lo spazio con una sorta di sicurezza che ora è svanita. Mi alzo in silenzio e, ancora un po' intontita, mi avvio verso la porta.
"Dove pensi di andare?" sento la voce di Matheo fermarmi. Si è avvicinato e mi blocca delicatamente il polso. Il suo sguardo è curioso, ma c'è una leggera preoccupazione nei suoi occhi, come se volesse assicurarsi che stessi andando davvero dove avevo detto.
"Da mamma," rispondo con un filo di voce, cercando di sembrare più sicura di quanto mi sentissi in realtà. Non riuscivo a smettere di pensare a quanto tutto fosse cambiato in così poco tempo.
"Andiamo insieme," dice Matheo, e mi sorride. Quella proposta, così semplice e allo stesso tempo così affettuosa, mi fa sentire come se stessimo cercando di affrontare questo strano mondo insieme. Così, scendiamo insieme le scale, in silenzio, fino al salotto.
Mamma è accucciata contro il petto di mio padre, un'immagine che mi fa sentire ancora più lontana da quella che pensavo fosse la mia realtà. Entrando, sento la sua voce che, anche se stanca, è dolce: "Buongiorno, piccola," sbadiglia mamma.
"Buongiorno anche a te," risponde mio padre, ma il tono sembra più indifferente di quanto dovrebbe essere. "Si, ciao. Io ho fame," ripeto, un po' irritata dalla lentezza con cui si muovono.
"Una tua fotocopia," dice mio padre a mamma, facendola sorridere. Non capisco se stia cercando di fare una battuta o se davvero pensi che sia così simile a lei.
"Cos'hai per colazione?" chiede mamma, ancora assonnata.
"Ho del latte," risponde mio padre, ma il tono non sembra promettere un pasto sostanzioso.
"Solo latte?" mi lamento, non riuscendo a nascondere la delusione. Mi aspettavo almeno qualcosa di più completo per iniziare la giornata.
"Quando vado a prendere i vestiti, faccio un po' di spesa. Matheo, tu vuoi qualcosa?" chiede mamma, guardando il suo compagno, ma lui scuote la testa.
"No," risponde Matheo, e mi sorprende come riesca a sembrare così calmo, quasi disinteressato a tutta la situazione.
"Allora, faccio colazione quando torni con i biscotti."
"Qualcos'altro?" mi chiede mamma, sempre più distratta.
"Visto che siamo tornate a Londra, mi organizzo per uscire," dico, cercando di sembrare casuale, ma dentro di me c'è un turbinio di emozioni.
Mamma mi guarda con una certa intensità, come se volesse dirmi qualcosa, ma non trova le parole. "Ti ricordo che sei in punizione," dice alla fine, con un tono che non ammette obiezioni.
"E il telefono è ancora nelle mie mani," ribatto, con un'aria di sfida che non nascondo nemmeno un po'. Non voglio che mi dica cosa posso e non posso fare.
"Non puoi fare quello che ti pare!" mi rimprovera mamma, ma io non ho intenzione di fermarmi.
"Si che posso," rispondo, con un sorriso che nasconde la rabbia che non riesco a controllare. "A proposito, mi servono 250£."
"E per cosa?" mi chiede mamma, visibilmente sorpresa dalla richiesta.
"Domani io e Clarissa andiamo a farci un altro tatuaggio. E siccome i tatuaggi pari portano sfortuna, ne devo fare due." Mi sento quasi colpevole a dirlo, ma la mia mente è determinata.
"Mamma, mi hai già fatto fare un tatuaggio," continuo, cercando di farle capire che non sto chiedendo qualcosa di folle, ma lei non sembra essere dello stesso parere. "Tre mi sembrano troppi," dice, guardandomi con disapprovazione.
"Sul serio le hai fatto fare un tatuaggio?" chiede mio padre, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, ma ora ascoltava con attenzione.
"In realtà non l'avevo chiesto," ricordo a mamma, e per un momento il mio cuore si stringe. "Ma ora, da brava bambina, non rubo i soldi dal tuo portafoglio e te li chiedo."
"Hai usato i miei soldi?!" mi chiede mamma, stupefatta. Non so se lo stia dicendo per davvero o solo per giustificarsi.
"Di chi se no?" rispondo, un po' provocatoria.
Mamma, visibilmente stanca di discutere, si arrende. "Fai quello che vuoi," dice, e inizia a contare i soldi. Ma mio padre interviene, fermandola. "Tu non ti farai nessun tatuaggio," mi rimprovera, con un tono che non ammette repliche.
"Sbagliato. Io mi farò due tatuaggi e state certi che non me lo impedirà nessuno," rispondo, e le parole mi escono più forti di quanto avessi previsto.
"Sono tuo padre, e fin quanto vivrai in questa casa, sei sotto le mie regole," dice, puntandomi il dito contro con fermezza.
"Se vuoi, me ne vado e torno a casa mia. Mi fai solo un favore," ribatto, cercando di sembrare indifferente, ma dentro sento un misto di frustrazione e disperazione.
"Lily," dice mamma, interrompendo la discussione, "la casa l'ho messa in vendita. Ci trasferiamo qui."
"CHE COSA?!" esclamo, sbalordita. "Abitavo vicino al ragazzo che mi piace, e ci trasferiamo in mezzo al nulla?!"
"Tesoro, Mark non ti ha mai considerata, se non per ospitarlo da noi quando era ubriaco," replica mamma, cercando di giustificare la decisione.
"E allora? Era pur sempre un modo per stare insieme!" rispondo, sentendomi improvvisamente vuota, come se tutte le cose che pensavo di conoscere fossero state stravolte.
"Frequenti degli alcolizzati?" chiede mio padre, come se fosse una rivelazione.
"Frequento chi voglio," gli rispondo, con un tono che non lascia spazio a discussioni.
"Elisabeth, l'hai mai messa in punizione?" chiede mio padre, guardando mamma con una certa severità.
Lei scuote la testa. "No."
"Si sta facendo tardi e io devo andare da Lexa... mi servono i vestiti!" mi lamento, ma la mia voce è piena di ansia.
"Che devi andare a fare da Lexa, non è a scuola?" chiede mio padre, alzando un sopracciglio.
"Tutti i miei amici hanno deciso di saltarsi il compito, quindi li raggiungo," rispondo, cercando di sembrare più tranquilla di quanto mi senta.
"Tu non vai da nessuna parte, e soprattutto non esci con degli alcolizzati," mi ordina mio padre, senza nessun margine di discussione.
"Non prendo ordini da nessuno, specialmente da qualcuno che non conosco," ribatto, sentendo il cuore battere forte.
"Ti basta sapere che sono tuo padre e che quindi mi ascolterai," dice, puntandomi il dito contro. Non posso fare a meno di guardarlo con aria di sfida.
"Vedremo chi vincerà," dico con tono deciso, e mi siedo sul divano, pronta a chattare. Il suono del cellulare è l'unica cosa che sembra ancora reale in un mondo che mi sta scivolando di mano.
– Allora vieni? – mi scrive Lexa.
-Non lo so- rispondo, il mio cuore in subbuglio.
– Devo evadere dalla nuova casa che si trova in mezzo al nulla–
– Ti veniamo a prendere noi –
Quando mamma esce a fare la spesa, resto sola con mio padre e Matheo. La tentazione di andare con mamma cresce, ma qualcosa mi ferma. Non posso fare nulla senza affrontare le conseguenze. E qui, nel silenzio della casa, tutto sembra impossibile.

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Riddle's: stepbrother
Fanfiction2°Riddle's: the stepbrother Dopo la fuga di Elisabeth Smith lei vive la sua vita da insegnante con la figlia di Tom Riddle nascondendola dal mondo magico e dai mangiamorte. Quando non potrà fare a meno di mandarla a Hogwarts, Lilibeth, incontrerà M...