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Quest'anno, finalmente, mi è arrivata la lettera per Hogwarts. Sì, lo so, sono arrivate in ritardo – cinque anni, per la precisione. Ma, a quanto pare, il preside aveva ritenuto che fosse troppo pericoloso per me frequentare la scuola prima, e visto che non sono certo una persona che ama fare domande... beh, lasciamo che il mistero rimanga tale. Come ha scritto la lettera, e se c'è una cosa che i maghi adorano fare, è lasciare le cose sospese, giusto? Non è mai stato facile capire come funziona questo mondo.

La cosa più assurda? La consegna. Un gufo. Non un piccione, non una farfalla iperattiva che sfreccia nel cielo, ma un gufo. E per quanto affascinante sia l'idea di avere un animale che fa da postino, devo ammettere che c'è una parte di me che lo trova davvero poco pratico. Però chi sono io per criticare? A quanto pare i maghi hanno i loro modi.

Poi c'era mamma. "Oh, sei una strega!" ha esclamato, con l'entusiasmo di chi appena scopre di aver vinto la lotteria. Ed era quasi convinta che fosse una notizia normalissima. "E tu non sei sorpresa?" le ho chiesto, ma lei sembrava non vederci nulla di strano, come se mi stesse dicendo che mi avevano chiamato per il turno di pulizia del sabato. E io che pensavo che solo nei libri fosse così. Mi ha raccontato che papà era un mago potente, potente sì, ma nel modo in cui si descrivono i personaggi delle fiabe che finiscono sempre per fare scelte disastrose.

"Potente?" ho chiesto, un po' perplessa, ma mamma ha chiuso l'argomento con un sorriso triste, e ogni volta che il suo nome veniva fuori, sembrava che il mondo diventasse più opaco. Papà era una figura quasi mitologica, figlio di famiglie magiche nobili, ma aveva dilapidato tutte le sue ricchezze, come quei personaggi dei racconti che vivono di gloria passata e finiscono per sparire senza lasciare traccia. "Non usare i soldi di tuo padre, a meno che non sia un'emergenza," mi ha detto, come se fosse una regola, ma in realtà suonava più come una scusa per evitare di parlare del passato. E ora, con la nuova scuola in arrivo, mamma sembrava aver trovato la giustificazione perfetta per prelevare qualche galeone da quella vecchia cassaforte che non avrebbe mai voluto toccare.

Diagon Alley. Mai stata prima. È arrivato un mezzo gigante – o forse un gigante intero – di nome Hagrid a darci una mano. "Silente mi ha detto di venire a darvi una mano," ha detto con una voce che probabilmente avrebbe potuto intimorire anche un drago. "Chi devo accompagnare?" E mamma, con la tranquillità di chi sta semplicemente andando a fare la spesa, ha risposto: "Lilibeth Riddle." Il nome ha fatto un salto nell'aria come una bomba pronta a esplodere. Hagrid ha quasi perso l'equilibrio sulla sua barba, ma mamma non si è scomposta: "Oh, non preoccuparti," ha detto. "Tutto sotto controllo."

Già, perché tutto sembra tranquillo quando un gigante ti guarda come se avessi appena annunciato di essere il ritorno di Voldemort in persona.

Ci siamo quindi dirette a Diagon Alley, quella che sembra la Disneyland dei maghi, e mamma mi ha impedito di portare il cane, Peggy. "I cani non sono ammessi a Hogwarts," ha detto, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Pensavo che sarebbe stato un posto così fantastico che magari ci fosse qualche rospo o un topo che ti fa compagnia. Ma va bene, mi dicevo.

Poi siamo arrivate da Olivander. "Come posso aiutarvi?" ci ha chiesto l'anziano signore dietro il bancone, con uno sguardo che sembrava capire fin troppo bene dove stavamo andando a parare.

"Cercavamo una bacchetta per me," ho detto senza troppe cerimonie.

"Certamente, come si chiama?" ha chiesto lui, con quel tono che ha il sapore di mistero.

"Lilibeth Riddle," ho risposto, e la sua reazione è stata tanto rapida quanto inquietante.

"Provi questa," ha detto, passandomi una bacchetta, come se fosse la cosa più normale del mondo. L'ho agitata e una luce intensa è uscita dalla punta. "Perfetta direi," ha concluso, e in un batter d'occhio mi ha detto che potevo prenderla senza pagare. Un po' come se avessi appena ricevuto il regalo della vita.

"Non si preoccupi, signore. Quanto viene?" ha insistito mamma, cominciando a contare le monete con la precisione di un esperto.

"Insisto," ha risposto Olivander con un sorriso che sembrava celare qualcosa di sinistro. E così siamo uscite dal negozio senza aver pagato nemmeno un centesimo.

"Allora, avete tutto?" ci ha chiesto Hagrid, un po' come se fosse il nostro personale autista.

"Sì, ti ringrazio Hagrid," ha detto mamma con quella tranquillità che ormai mi aveva completamente disorientato.

Ci ha accompagnato fino alla macchina, e mentre mamma faceva domande come se non fosse successo niente, io stavo cercando di digerire il tutto. Il mio destino era appena iniziato, ma sentivo già che qualcosa di strano mi stava seguendo. Il treno per Hogwarts sarebbe partito l'indomani, e in qualche modo sapevo che tutto sarebbe cambiato, che avrei avuto una bacchetta in mano e un passato che non avrebbe smesso di inseguirmi.

La casa dove stavamo era la solita. Niente di speciale. Una casa bianca e semplice, con un armadio più grande di me e una scrivania che sembrava più un angolo da meditazione che altro. Mamma, come al solito, mi ha detto che dovevo andare a letto presto. "Domani è il tuo primo giorno, vai a letto presto... il treno parte alle undici." Mi ha detto mentre salivo le scale.

Il letto bianco mi accoglieva, ma non era la stanza a disturbarmi. Era l'idea che domani, con una bacchetta in mano, avrei dovuto affrontare una nuova vita, una che non sapevo ancora se mi avrebbe fatto volare o crollare sotto il peso di un passato che non riuscivo a lasciare andare.

Riddle's: stepbrotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora