"Clarissa, hai meno tempo per prendere coraggio! Ho convinto mamma, vieni anche lei questo pomeriggio," le dico al telefono, con una soddisfazione che non posso nemmeno nascondere.
"Non domani?" mi chiede, il panico evidente nella voce.
"Domani parto," rispondo, con una nonchalance che non si addice a quanto stia realmente succedendo.
"Ma io devo prepararmi psicologicamente... ho paura degli aghi!" Si lamenta, come se fosse la cosa più grave del mondo.
"Non mi interessa se hai paura degli aghi!" rispondo, il sarcasmo che mi esce con naturalezza. "Anche mia mamma ha paura, ma se lo sta andando a fare."
"Sei una persona orribile," dice, ridendo.
"Io mi reputo fantastica, l'unica cosa orribile che ho è la mia pagella," dico, ridendo anche io.
"Ecco perché vai in una scuola privata," mi ricorda lei con una punta di ironia che non posso ignorare.
"Guarda, non parliamo di scuola, che hanno chiamato mia mamma pure lì," le accenno, cercando di sviare il discorso.
"Poi mi spieghi come fai a combinare solo casini," ride ancora, incredula della mia abilità nel creare disastri.
"Sì, sì, poi te lo spiego, ma ora vatti a preparare! Ti passiamo a prendere noi, MUOVITI!" ordino, con un tono che non ammette repliche.
"Sì, sì, ma calmati! Ci vediamo dopo," dice lei, chiudendo la chiamata.
"Mamma, passiamo a prendere Clarissa. Probabilmente c'è anche Lexa e, mentre siamo lì, andiamo a comprarmi il telefono nuovo," le dico, tornando nella sala da pranzo con un sorriso malizioso.
"Ok. Ci accompagna papà," risponde mamma, senza sembrare minimamente sorpresa dalla mia richiesta. La cosa che mi colpisce di più è che mio padre non è più seduto a tavola.
"Vengo anch'io," si intromette Matheo, facendo un passo in avanti con quella calma da persona che non ha nulla da nascondere.
Quando mio padre scende, usciamo di casa e ci dirigiamo verso l'enorme garage a tre piani, pieno di macchine costose che quasi sembrano una parata di lusso.
Mamma si mette davanti con l'uomo alla guida, mentre io mi siedo dietro, accanto a Matheo.
Arrivati davanti casa di Clarissa, la guardo mentre entra in casa, con un'espressione che va dal confuso al sorpreso. "Poi ti spiego," dico prima che possa aprire bocca.
Arriviamo finalmente davanti allo studio e mio padre ci dice che ci aspetta in auto mentre Matheo sarebbe entrato con noi.
"Figo tuo fratello," mi sussurra Clarissa, quando lui e mamma sono lontani.
"Pensa che per poco non lo facevamo," gli sussurro con un sorriso che sa tanto di rivincita.
"Allora, chi inizia?" chiede il tatuatore con una voce da professionista, ma con quella tranquillità che sembra quasi ingannevole.
"Io," dico alzando la mano come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Mi faccio fare il primo tatuaggio dietro l'orecchio e l'altro alla caviglia. Poi mamma si siede titubante, e alla fine, cede anche lei, facendosi fare un tatuaggio alla caviglia. Infine, Clarissa, con quella sua aria da eterna indecisa, si fa fare uno sotto il seno, come me.
Dopo aver pagato, Clarissa mi saluta, abbracciandomi. "Fai buon viaggio," mi dice, con un sorriso che è tutto tranne che innocente, prima di sparire per andare in biblioteca a finire di studiare.
Entriamo in macchina e parte l'interrogatorio. "Spero che almeno tu non l'abbia fatto sotto il seno," dice l'uomo, rivolgendosi a mamma con uno sguardo da detective.
"La solita gelosia," sbuffa lei, ma non sembra davvero infastidita. "Non mi hai visto per 15 anni. Secondo te sono stata brava?" le chiede, con un tono che mi fa venire il sospetto che stia cercando di vincere qualche battaglia persa.
"Si," risponde papà con sicurezza. "Ricordi quando ti sei svegliata con quella cicatrice sul fianco?" le chiede, e lei annuisce.
"Ne ho una uguale," continua, "E se tu mi tradivi, mi avrebbe bruciato. Così come sarebbe bruciata a te se io ti tradivo," le spiega, con una calma che fa sembrare la situazione più inquietante di quanto non lo fosse già.
Quest'uomo mi fa paura.
"Allora sei stato bravo anche tu," gli dice mamma sorridendo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Tornati nella lussuosa villa, Matheo e io facciamo le valigie prima di cena. Mamma aveva insistito di cucinare, e io non posso fare a meno di sorridere per l'ironia della situazione.
"Piadina!" esclama mamma, passandoci i piatti con un sorriso. "Il tuo piatto migliore," dico, ridendo mentre mi siedo a tavola.
"Non hai ancora imparato a cucinare?" chiede l'uomo a mamma, come se non fosse abbastanza divertente.
"No," risponde lei, dandogli un bacio sulla guancia, prima di sedersi accanto a lui.
Tutto sembra essere tornato alla normalità, con le sue strane e, a tratti, inquietanti sfumature.

STAI LEGGENDO
Riddle's: stepbrother
Fiksi Penggemar2°Riddle's: the stepbrother Dopo la fuga di Elisabeth Smith lei vive la sua vita da insegnante con la figlia di Tom Riddle nascondendola dal mondo magico e dai mangiamorte. Quando non potrà fare a meno di mandarla a Hogwarts, Lilibeth, incontrerà M...