Torno nella mia camera, la porta si chiude dietro di me con un tonfo, e non appena metto piede dentro, cado letteralmente sul letto a pancia in giù, come se volessi essere inghiottita dal materasso. Voglio solo sparire in questo angolo, ma no, sembra che l'universo abbia altri piani. La porta si apre di nuovo e una voce familiare mi fa sobbalzare.
"Quindi?" dice Riddle, facendo capolino dalla porta con quell'espressione da piccolo demonio che non riesce mai a farsi sfuggire un'opportunità.
"Quindi cosa?" gli rispondo, cercando di sembrare indifferente mentre cerco di fondere la mia faccia con il cuscino.
"Vieni alla festa?" La sua voce è un mix tra la curiosità e una leggera sfida.
"Ti ho detto che ci penserò," rispondo, sperando che questa volta si stufi e mi lasci in pace.
"Allora lo prendo come un sì. Vieni con me a vedere la prova?" Ecco, ora non posso più scappare.
"Quale prova?" chiedo, facendo finta di non aver capito.
"Quella del Torneo dei Tre Maghi."
"Devo venire per forza?" chiedo, lamentandomi con tutto il sarcasmo che posso tirare fuori in questa situazione. Non so se voglio essere spaventata o annoiata.
"Sì," risponde, sedendosi accanto a me sul letto. E non mi sta dando molta scelta.
Mi siedo anch'io, cercando di guadagnare almeno un centimetro di distanza. "Perché?" domando, un po' più curiosa di quanto dovrei essere.
"Perché te lo sto ordinando io."
"Ah, fantastico. Non è un buon motivo," ribatto, facendo l'aria da "ma fammi il favore".
"Sì che lo è," dice, sorridendo con quell'aria di chi sa che sta per vincere. "O ti crucio."
"Mi minaccerai per tutto?" lo sfido, incredula.
"Solo quando non mi ascolti. Siamo compagni di stanza e, per tua informazione, comando io," dice, prendendomi per i fianchi e mettendomi sopra di lui senza troppi preamboli. Per un secondo, mi sento come una marionetta nelle sue mani.
Io, però, metto le mani sul suo petto per mantenere una distanza dignitosa. "Hai paura di me, vero?" mi chiede, con quel sorriso che sembra di chi già sa la risposta.
"No," balbetto, sperando di sembrare credibile.
"Il tuo corpo mi risponde di sì," dice, con quella sicurezza che mi fa venire voglia di saltargli addosso. Ma non posso.
Ok, sì, ho paura. Ma non posso dirglielo, altrimenti si approfitterebbe della situazione e sarebbe così ogni volta. Quindi, faccio quello che ogni persona sana di mente farebbe: mento.
"No," ripeto, più fermamente questa volta, sperando che la mia faccia non tradisca la mia animosità interna.
"Mi dispiace deluderti, ma non ci credo," risponde, sorridendo con quella sua espressione inquietante. "Posso leggere nella mente, e stai tranquilla, non mi approfitterei di te."
"Non puoi leggermi nella mente!" dico, incredula.
"Sì che posso; sono un legilimens," dice come se stesse spiegando una cosa ovvia, tipo "piove fuori".
"Un che?" La mia mente si arrampica su termini che nemmeno so pronunciare correttamente.
"Legilimens," ripete, guardandomi con un'aria tra il divertito e il "mi fai ridere". E io, che pensavo che il mio giorno fosse già stato abbastanza surreale, mi scopro a pensare che forse il "Legilimens" è la versione malvagia di un "esperto di comunicazioni".
"Allora non lo fare!" gli dico, sperando che la mia voce suoni più autorevole di quanto mi senta.
"Ci proverò," risponde sorridendo, come se avesse appena detto la cosa più naturale del mondo.
E io lì, a pensare che potrei anche essere terrorizzata, ma non posso negare che è... dannatamente affascinante.
Poi si avvicina. Non mi dà nemmeno il tempo di prepararmi psicologicamente, e mi bacia. Inizialmente resto paralizzata, ma poi non so nemmeno come, ci ritroviamo con le mani l'uno nell'altro. Le sue mani sotto i miei fianchi, le mie mani attorno al suo collo, e una sensazione di stupore misto a imbarazzo che non posso ignorare.
"Anche tu sei bellissima," dice quando si stacca, con quella faccia da "sai che hai appena perso la partita".
"Mi hai letto nella mente, vero?" chiedo, arrabbiata. Mi sento tradita... anche se non dovrei.
"Perché? Non ti piace?" risponde lui, con quella sua solita aria di "sapevo già che ti sarebbe piaciuto".
"Posso chiederti una cosa?" chiedo, cercando di nascondere il mio sorriso. Lui annuisce.
"Abbiamo lo stesso cognome. Non pensi che siamo imparentati?" chiedo.
"No," dice, senza nessuna emozione apparente. "È semplice... mio padre è figlio unico e detesta i babbani; tua madre è una babbana." Poi mi bacia di nuovo, come se tutto fosse normale. "Dormo con te."
E io, completamente sconvolta, faccio un passo indietro. "Vado a mettere il pigiama."gli dico, cercando di mantenere un minimo di controllo sulla situazione.
"Non in bagno"" risponde, con l'aria di chi ha appena preso una decisione.
"E dove?" gli chiedo, ormai rassegnata.
"Qui," dice, e si toglie la maglietta.
"Allora girati," gli ordino, ormai esausta. E lui, ovviamente, si leva anche i pantaloni.
Mi giro velocemente, cercando di rimanere concentrata, ma sono abbastanza sicura che la situazione stia degenerando più velocemente di quanto mi aspettassi.
Mi gira e mi toglie la maglietta. Poi la gonna. E con una delicatezza che non mi aspettavo, prende il pigiama che avevo lasciato sul letto e me lo infila. Mi solleva come una bambola e mi butta a letto. Poi si sdraia accanto a me, avvolgendomi con le sue braccia.
lo, in un ultimo tentativo di resistere, appoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi. Lui inizia ad accarezzarmi la schiena, e io fingo di essermi addormentata.
"Buonanotte, ragazzina," mi sussurra, dandomi un bacio sulla fronte.
E io, in tutto questo, fingo di dormire.

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Riddle's: stepbrother
Fanfiction2°Riddle's: the stepbrother Dopo la fuga di Elisabeth Smith lei vive la sua vita da insegnante con la figlia di Tom Riddle nascondendola dal mondo magico e dai mangiamorte. Quando non potrà fare a meno di mandarla a Hogwarts, Lilibeth, incontrerà M...