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Lui non muove un muscolo. Non un cenno, non una parola. Poi, con la calma glaciale che mi fa rabbrividire, estrae la bacchetta. La punta verso Beatrix, che già trema visibilmente. "CRUCIO!" urla mio padre, e in un istante l'elfa viene scossa da spasmi incontrollabili. La tortura è immediata, dolorosa, senza pietà.

"Così la ucciderai!" urlo, cercando di fermarlo, ma la mia voce sembra smorzata da quella maledetta tensione che gravita nell'aria. Mi scaglio contro mio padre, ma so che non cambierà nulla.

Lui continua imperterrito, gli occhi gelidi fissati sull'elfa che, ormai, non può fare nulla se non soffrire in silenzio. Dopo ciò che mi sembra un'eternità, smette, come se fosse stata una banale distrazione, e mi ordina con tono quasi annoiato: "Dammi il braccio sinistro."

"No," ribadisco senza esitare, stringendo i denti. "Ti ho già detto che o ti fidi di me, o non farò niente." La risposta è pronta, scivola dalle mie labbra come se fosse un riflesso.

"Lily," dice mio padre, ma la sua voce è bassa, minacciosa, "per quanto voglia fidarmi, mi hai disobbedito. Sei proprio come tua madre; testarda e disobbediente." La sua dichiarazione è tagliente, carica di disprezzo. E mi fa venire voglia di urlare.

"Sempre meglio di essere come te!" rispondo, e la sfida nei miei occhi è troppo evidente per non essere colta. Ma lui non reagisce. Non gli interessa nemmeno.

"Bene. Se la metti così, ti farò tenere sotto controllo a Hogwarts, e se mi verrà riferito che non fai quello che ti ho detto, sarai punita immediatamente," dice, e l'aria si fa ancora più pesante. "Buonanotte, Lilibeth." Il suo tono è quasi disturbante nella sua calma. Poi esce senza un'altra parola, lasciandomi sola con i miei pensieri e con il ricordo del dolore inflitto a Beatrix.

Mi metto a letto, ma il sonno è lontano. Cerco di dimenticare, di chiudere gli occhi e allontanare tutto: le sue parole, i suoi ordini, il senso di impotenza. Ma non ci riesco. Il buio sembra troppo pieno di echi, troppo carico di tutto ciò che non posso cambiare.

La mattina dopo mi preparo per tornare a scuola, indossando una faccia che spera di sembrare normale, anche se dentro sono un turbinio di emozioni contrastanti. Andiamo nello studio di papà, dove il caminetto scoppietta come se fosse l'ennesima decorazione della sua casa fredda e calcolata.

"Dì che vuoi andare a Hogsmeade e ti troverai lì," mi spiega con quel tono che sembra sempre voler nascondere un piano in ogni parola. Matheo parte per primo. Io saluto mamma con un sorriso forzato e poi faccio lo stesso che ha fatto lui. In un batter d'occhio mi ritrovo in piazza a Hogsmeade, con Matheo accanto. Mi sento come un'ombra, ma non dico nulla. Non oggi.

Ci incamminiamo verso la scuola, i corridoi sembrano più vuoti del solito, come se ognuno fosse andato via lasciando dietro di sé solo il rumore dei miei passi.

Arriviamo in sala grande per la colazione. Mi siedo lontano da Matheo. Non è che voglia ignorarlo, ma non so nemmeno come guardarlo senza pensare a quello che ha appena vissuto. E poi c'è lui. Malfoy, ovviamente.

"Ehi, sfregiato," dice con il solito sorriso saccente, "mi stupisco di come non sei ancora morto. Pure il drago ha avuto pena di te?" Mi giro lentamente, guardando Malfoy con disprezzo.

Ma la mia attenzione si sposta immediatamente su Harry Potter, che sta seduto accanto a lui. Non posso credere ai miei occhi. Quindi non è Malfoy che sta facendo il teatrino, ma Potter che riesce a finire sempre al centro di ogni discorso.

Lui non risponde, e questo mi fa sorridere. Non è uno che si lascia provocare facilmente.

"Ehi, biondo ossigenato, sei felice di essere un giullare? Vedo che non sai fare altro," dico, alzando la voce abbastanza da far sentire anche i tavoli dei Serpeverde, che iniziano a ridere. Alcuni Grifondoro si uniscono alla risata, e per un momento mi sento come se avessi fatto qualcosa di giusto.

Malfoy mi guarda male, ma lo ignoro con la stessa facilità con cui ignoro le sue esistenze. Mi alzo e me ne vado. Il caos inizia sempre quando decido di non restare più in silenzio.

"Ehi, aspetta," mi chiama Harry, ma non mi volto. Sento che sta cercando di richiamarmi, e non posso fare a meno di ridere dentro.

"Ciao," gli sorrido, fingendo di non avere la più pallida idea di chi sia. "Tu saresti?" La domanda suona più ridicola di quanto avessi pensato.

"Non mi conosci?" chiede, sorpreso. Ma chi si crede di essere? Mister Mondo? Scuoto la testa lentamente, come se davvero non sapessi chi sia. "Oh. Io sono Harry, Harry Potter," dice con un sorriso quasi imbarazzato.

"Lilibeth Riddle," rispondo con la stessa indifferenza che mi porto dentro da giorni.

"Quel Riddle?" chiede, e non posso fare a meno di vedere la paura nei suoi occhi. Perché non ha senso continuare a nasconderlo.

"Quale di preciso?" ribatto con un tono che non lascia spazio a confusione. "A dire il vero, non ho mai conosciuto mio padre, quindi non conosco nessuno che si chiama Riddle, a parte Matheo. Ma suo padre è vivo, quindi probabilmente siamo solo lontani parenti," spiego, mentendo come se non fosse nulla.

"Oh wow," dice Harry, sembrando quasi più confuso che impressionato. "Ecco, io volevo ringraziarti per avermi difeso con Malfoy."

"Figurati," dico con un sorriso ironico. "Quel ragazzo mi sembra il solito viziato figlio di papà."

"Sei al quarto anno? Non ti ho mai vista a lezione," osserva lui, e io lo guardo come se avesse detto qualcosa di strano.

"Sono al quinto," rispondo con una nonchalance che mi viene naturale. "Sono venuta alla prima prova."

"Ti andrebbe di uscire?" mi chiede, e non riesco a nascondere un sorriso. Un invito da Harry Potter? Ma dovevo aspettarmelo, vero?

"Domani alle cinque, tre manici di scopa?" propongo, la sfida nella mia voce evidente.

"Ok, allora ci vediamo domani," risponde lui, ridendo e grattandosi la nuca nervosamente.

"A domani," gli sorrido, e vado via senza nemmeno guardarlo un'altra volta.

Cammino verso la sala comune, vuota come i corridoi a quest'ora. Quando entro in camera, la scena che mi trovo davanti è una di quelle che ti fanno capire che, forse, la mia famiglia è più fuori di testa di quanto avessi immaginato. Mio fratello stava picchiando Draco, e con lui c'erano altri due ragazzi.

Riddle's: stepbrotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora