4. Disastro

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Non so nemmeno il suo nome.

Non ho fatto in tempo a chiederglielo. La situazione è precipitata troppo alla svelta. Anzi, dire che è precipitata è un misero eufemismo. Sarebbe più corretto affermare che i quattro cavalieri dell'Apocalisse hanno deciso di scendere sulla Terra proprio stasera e dare inizio alle danze infernali.

Odio tutto. Odio tutti.

A partire da Raffaele e Jessica, con tutte le loro buone intenzioni del cazzo. Ecco, sto pure diventando volgare. Come si fa a evitarlo, con il magnifico vestito blu elettrico tutto sporco di roba vomitevole? Che schifo, il gin. È la bevanda per nobili inglesi, snob e reazionari. Vuoi mettere con la vodka dei proletari polacchi? Non c'è storia.

Persone ovunque, corpi accaldati, luci soffuse, pavimento appiccicoso. I camerieri vestiti da pirati servono gli ultimi clienti sui tavolini. Da bambina la trovavo una cosa figa, ora vorrei uccidere anche loro. Pure se non c'entrano un piffero, sia chiaro. Così, solo per rappresaglia.

«Denise, datti una calmata.»

Raffi mi trascina fuori, sui sampietrini del vicolo fra il Bounty e il Rossopomodoro, la pizzeria napoletana, davanti al mare. Il cartello bianco del bagno trentasette risplende sotto le luci artificiali, al di là del viale. C'è un bel via vai di gente. Tutti agghindati per il sabato sera, proprio come degli idioti. Proprio come me.

«Sono calma!» urlo, impastando le parole.

«Non mi pare...»

«Sono calma» ripeto, a voce più bassa. «Solo che ho lasciato il giacchetto dentro.»

Il fidanzato della mia amica sospira. Lei è ancora all'interno, forse. Non so. Dopo il terzo vodka-Redbull credo di aver interrotto una connessione importante nel cervello, e ora non funziona più niente come dovrebbe. Poi, dopo che ho visto lei... Mamma mia, lasciamo perdere.

«Vado io a prenderlo. Tu resta qui.»

E così dicendo, Raffi sparisce dentro alla porta, facendosi largo fra la gente.

Però, pure nei fumi della sbronza, una cosa non mi torna. Frugo nella borsetta, fra stick di trucco mai usato che non so perché mi ostino a portarmi via, fazzoletti e un pacchetto di preservativi - figuriamoci, Jess ha insistito per farmeli prendere, che secondo lei portano fortuna... Lasciamo perdere, al quadrato.

Insomma, nella borsetta come pensavo c'è pure il foglietto del guardaroba con il numero per ritirare il giubbotto. Stringo il bigliettino, sospiro e torno dentro.

Non appena varco la soglia, ho un déjà-vu fortissimo. La mente si scollega dalla realtà. Non sono più le due della notte. Sono di nuovo le undici. Non sono più ubriaca marcia. Sono sobria, bella carica, appena entrata con Jess e Raffi al mio fianco.

Come in un sogno, rivedo tutto ciò che è successo nelle ultime ore. E come in un incubo, rivivo ogni dettaglio scandaloso.

 E come in un incubo, rivivo ogni dettaglio scandaloso

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