Essere un'informatica fallita che lavora su Photoshop anziché programmare in C nasconde, dietro un pietoso velo di miseria umana, anche un piacevole vantaggio.
Posso ascoltare musica mentre lavoro. Con le cuffie, ovvio. Ma la cosa importante è che nessuno mi può dire niente. Se dovessi programmare – cosa a cui dovrei ambire visto il mio sudatissimo titolo di studi – non potrei certo gingillarmi su Spotify, ma dovendo creare immagini accattivanti di macchine che di per sé non hanno alcun fascino, sono giustificata.
Negli auricolari suonano veloci e graffianti gli Screeching Weasel, chitarre distorte e melodie ossessive che andrebbero insegnate alle elementari. Il pop punk melodico è la mia salvezza in questo tetro giovedì di maggio, il giorno dopo il successo barra disastro di Mutonia.
Ho la postazione più scomoda, di spalle alla porta a vetri dell'ufficio, e chiunque passa dal corridoio vede il mio monitor. All'inizio mi sentivo sempre sotto pressione, ma poi con il tempo ci ho fatto l'abitudine. Più che altro, ho capito che al mondo non gliene frega un beneamato nulla di ciò che fa Denise, figuriamoci poi quanto può importare ai colleghi svogliati che passano davanti all'ufficio marketing e comunicazione.
Fuori dalla finestra una leggera brezza muove le cime degli alberi. Sulla scrivania il monitor piatto, con il software di fotoritocco aperto, troneggia sopra una tastiera ergonomica sommersa di post-it gialli e verdi, evidenziatori, fogli con appunti vari sparsi e, mi vergogno pure un po', i bicchierini di carta degli ultimi due caffè. Devo decidermi a mettere in ordine, una buona volta. Forse, dopo cinque mesi di lavoro sarebbe pure il caso. Tuttavia, non oggi. Il capoufficio non c'è.
«Denise, ti funziona la posta?»
Agnese sporge la folta chioma riccioluta oltre il suo monitor, posto di fronte al mio.
«Eh?» bofonchio, abbassando il volume della musica in cuffia. Lei ripete la domanda.
«Ah, aspetta.»
C'è il triangolino sull'icona di Outlook. Provo a ricaricare. Bene, sparito. «Ora funziona.»
E ti pareva, c'è pure un messaggio nuovo. Il capoufficio mi scrive. Ma dico io, hai preso due giorni di ferie per allungare il ponte del Primo Maggio? Ma che diamine scrivi per robe di lavoro dalla posta del cellulare! Follia totale, proprio.
Sarà che lui guadagna qualcosa come il triplo abbondante del mio stipendio, e si sente in colpa di essere al mare mentre noi sgobbiamo sulle locandine della fiera di giugno? Mah.
«Ecco, ora va anche a me» sospira Agnese. «Visto il messaggio che ci ha mandato il capo?»
Annuisco. Leggo distratta le righe meschine inviate da sotto l'ombrellone, mentre la crema solare si asciuga sulla pelle abbronzata, con la moglie che suda dietro ai figlioletti per evitare che devastino la riviera di prima mattina con la loro insolente irriverenza. Oddio. Forse non è andato al mare, di maggio. Fa caldino, ma non abbastanza. Magari è in qualche agriturismo a ingozzarsi di leccornie locali, o in un centro termale a farsi massaggiare. Comunque, il rosicometro è a fondo scala in ogni caso.
«Brutte notizie» sospiro, spegnendo la musica.
«No, dai, perché? Un bel giretto di sotto ti farà bene!»
Qualche volta odio Agnese e il suo ottimismo spensierato.
«Non scherzare.»
«Ti accompagno, se vuoi.»
Annuisco. La sezionatrice verticale, una macchina enorme che taglia il legno e che vendiamo alle industrie che fabbricano i mobili, è stata aggiornata. Le foto dell'anno scorso non vanno bene, a quanto pare. Dobbiamo rifarle. Ciò significa che devo andare giù in produzione per procurarmi scatti nuovi di zecca.
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Zero di due
ChickLitUna ragazza in astinenza sessuale incontra due giocatori di basket che se la contendono. 🥈Shortlist Wattys 2022🥈 Dopo la laurea Denise si ritrova all'improvviso tradita dall'amica e compagna di corso. A distanza di un anno, passato senza ombra d...