14. Vittoria agrodolce

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Rimini, casacche bianche con la striscia laterale rossa. Bologna, divisa blu con fascia cremisi sulle spalle.

Il Pala Flaminio è gremito fino all'ultima gradinata, un tripudio festante di volti sudati e impazienti di udire la sirena finale, il sigillo conclusivo di una stagione impeccabile, il marchio ultimo della gloria della promozione.

Mentre mi immagino tutto questo, in riva al mare, lontana dalle tribune e dalle urla festose, un vortice di pensieri eterogenei e indomabili frulla tra le mie meningi.

Avrò fatto bene? Avrei dovuto comunque andare a letto con Steve, approfittare dei pochi momenti che ci restavano? Magari non aveva senso, ma in fondo cos'altro ha senso nella vita? Stare anni interi senza sesso né amore, a fissare gli eventi che ti scorrono davanti, come treni dei quali hai già il biglietto ma ti manca il coraggio di salirci?

Fa caldo, l'ultima domenica di maggio è arrivata leggiadra portando con sé la prima ondata di tepore estivo. La spiaggia dalla sabbia gialla e profumata è intrisa di umanità festante, coppie che passeggiano mano nella mano, bambini che mangiano gelati che si squagliano troppo in fretta spargendo zuccheri dappertutto, anziani che si godono il sole con i berretti a visiera calati sul volto segnato dalle rughe del tempo. L'orizzonte separa il cielo azzurro dal mare blu, profondo come l'anima dei naviganti che negli anni l'hanno solcato, arrivando in Croazia, in Grecia, e ancora più giù, dall'Adriatico fino al centro del Mediterraneo, e poi verso le Indie. Echi di un passato glorioso che ancora risuonano nella risacca, fra i versi dei gabbiani e il soffio della brezza salmastra. Qualche temerario fa già il bagno, sfidando le lievi onde che accarezzano il bagnasciuga umido, a pochi passi dai miei piedi scalzi.

Devo lasciare andare Steve. Non ha senso continuare a pensarci. Non ha senso immaginare di volare in California, di seguirlo nella sua avventura. Poi, lo so benissimo perché mi piace, perché mi attira, perché non riesco a smettere di pensare all'idea. Mi ricorda una cosa fin troppo nota. Nonostante non voglia pensarci più, ogni tanto ritorna a galla, in modo sistematico e inevitabile.

Anche se non ci sono mai stata, è fin troppo facile immaginare le spiagge di San Diego. Le tavole da surf, la musica punk melodica nei locali in riva al mare, i palazzetti enormi della D-League, il suono della lingua inglese, i venticinque gradi pressoché tutto l'anno.

Mi piace davvero Steve? No, forse no. Forse è soltanto che mi ricorda una persona... il mio primo unico e vero amore. Era un batterista velocissimo, riusciva a mettere i doppi colpi di cassa dappertutto, e teneva senza sforzo i sedicesimi con il charleston. Un ragazzo gentile che mi ha insegnato l'amore per il pop punk, che mi ha dato il bacio più bello della mia vita, a diciassette anni, nel parcheggio fuori dal Vidia dopo il concerto dei Derozer, in una notte magica che sapeva di birra, miele e bagnoschiuma al cocco. Era il duemiladodici, l'anno in cui il famoso gruppo punk vicentino riprese a suonare dopo diverse stagioni di pausa, tornando a far urlare di euforia la scena italiana. Forse era solo un grido effimero, un fuoco di paglia... ma è stato fantastico comunque.

Perché io il punk prima di lui non lo conoscevo, o meglio, solo di sfuggita. Ascoltavo Linkin Park, Nirvana e Queen, roba che avevo trovato in maniera casuale girando la rete, nei pomeriggi noiosi alle scuole superiori. Tuttavia, in Romagna c'erano un sacco di band alternative, alcune anche famose.

Un raggio di sole come quelli di oggi, una mattina di quell'anno, sfiorò le mie iridi. Me ne innamorai all'istante, senza scampo, come un'ingenua liceale quale ero. Durò poco, un guizzo di fumo svanito nel nulla, una scintilla troppo fugace per far divampare l'incendio.

Perché lui era troppo bravo, proprio come Steve. Troppo talentuoso per rimanersene a Rimini. Era all'ultimo anno, finì la scuola, prese il biglietto per New York, e poi per San Diego. Aveva trovato un ingaggio, una band famosa che necessitava di un turnista. Così, a soli diciannove anni, coronò il suo sogno, diventando un musicista di professione negli Stati Uniti.

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