19. Eccesso e follia

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Una delle idee geniali di Artisti in Piazza è la trovata di dare un nome a ciascuna postazione dove avvengono gli spettacoli.

Nascosto sotto la roccia panoramica, dalla quale si domina la valle sottostante, c'è un giardino immerso nell'ombra e nel verde. Un muretto di pietre irregolari fornisce l'appoggio per una palizzata di tronchi eterogenei che alza un sipario fitto, reso ancor più impenetrabile dalle piante rampicanti che crescono tutto intorno. Si accede al giardino tramite delle scalette, e ci si trova in una stanza naturale che a destra è limitata dalla roccia sulla cima della quale sorge il punto panoramico, e a sinistra dalla palizzata. Il palco è in fondo, un gruppetto jazz-swing sta suonando, la linea degli strumenti a fiato è poderosa e cattura subito l'attenzione. Un chiosco sotto la roccia vende birre, piadine e altri piatti caldi, mentre ovunque l'occhio si perde tra le persone che affollano il posto come insetti brulicanti fra le foglie.

Si chiama "il Saloon". Ed è qui che io e David incontriamo Luca, Sabrina, Jess e Raffi, tutti insieme.

«Eccovi!» la voce di Raffaele si eleva per qualche istante fugace sopra il mormorio della folla e la musica del concerto.

«Ciao ragazzi» saluta Sabrina. Oggi sembra più sobria, indossa una maglietta con la lingua dei Rolling Stones e porta i capelli biondi sciolti sulle spalle.

«Ciao! Avete fatto la fila per ordinare da mangiare? Io ho una discreta fame!»

«David, ti abbiamo preso una piadina rucola e squacquerone, tranquillo.»

«Bene, e che arrivi presto, perché altrimenti pianto un casino che non avete idea!»

È su di giri, ha il volto illuminato dall'entusiasmo. Non lo biasimo, la prestazione del trio rockabilly ci ha esaltato da morire, sento ancora i brividi a fior di pelle.

Luca, invece, sta cominciando a essere indifferente. È risentito, mi guarda appena, trangugia una birra senza proferire parola. Che si aspettava, che gli sarei saltata addosso?

Vogliono tutti la stessa cosa, che diamine. Tutti.

«Deni, che ne dici di una birretta?»

Le mie labbra si piegano in un lieve sorriso. Mi correggo: non tutti. David vuole solo che io sia felice, a quanto pare.

«Ci sta alla grande!»

Con una Weiss artigianale da urlo per uno, io e lui ci sediamo al volo in un tavolino libero, e trangugiamo le piadine. Ballare e camminare in mezzo alla folla mette appetito.

Jess lascia per un attimo la mano di Raffi e mi si avvicina.

«Hai ragione su Sabrina, oggi sembra umana» afferma, poi abbassa la voce fino a un sussurro labile che quasi si perde nella cacofonia del Saloon. «Tuttavia, non mi fido di lei. Non calare la guardia.»

Per tutta risposta, roteo gli occhi al cielo, sebbene sia nascosto dalle fitte chiome degli alberi.

«Jess, sei melodrammatica. Che faccia ciò che vuole.»

Un guizzo di sorpresa le brilla sulle iridi scure, fugace, solo per mezzo istante. Dubito di averlo davvero visto, quando sparisce.

«Buona la birra?» chiede, e senza aspettare la risposta, si volta verso il fidanzato. «Raffi, ma noi abbiamo ordinato anche da bere?»

Mi perdo il resto della conversazione, dato che me ne importa quanto di sapere come si chiama il prozio di Enzo il traditore. Cioè, zero, se non fosse abbastanza chiaro.

«Mi hai tenuto il volantino nella borsa?» David, rifocillato e ancora su di giri, è un tornado di esuberanza.

«Certo, è qui...» rispondo, prima di rendermi conto che in realtà l'ho perso. Alzo le spalle. Lui scuote la testa.

Zero di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora