20. Ipertermia

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Fine giugno 2019

Fine giugno 2019

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Caldo.

Soffocante, insostenibile e indecente.

Dopo il solstizio, l'estate è arrivata in riviera. Il sole impavido infuoca l'aria con raggi dorati micidiali.

Al riparo dietro le lenti scure degli occhiali e litri di aria condizionata mediocre sparati dalla C2, viaggio verso la città dopo il lavoro.

Sono uscita in anticipo, ho preso mezza giornata di permesso. Nelle vene, l'eccitazione scorre gagliarda mista all'impazienza, dato che guidare all'una del pomeriggio è un'agonia, per via dell'afa opprimente. Non vedo l'ora di tuffarmi tra le onde, sperando che ci siano buone notizie, dopo le ore pesanti trascorse in laboratorio. Sabrina è isterica, sta pensando di lasciare il reparto di progettazione software. Non regge i ritmi. A dire il vero, credo che stia trascorrendo giornate pessime anche con Luca, ma non le ho chiesto i dettagli, perché mi importano come il numero di soldati al seguito di Gengis Khan durante l'invasione della grande Cina. Cioè, non zero, ma quasi.

Mentre le campagne verdeggianti scorrono al di là dei finestrini, permetto ai pensieri di vagare liberi verso orizzonti senza confini.

A volte la felicità è una piadina consumata la sera, al fresco della veranda, tra baci rubati e risate spontanee.

Altre volte, è il volo di un fagiano al bordo di un campo incolto, un guizzo di piume rosse e marroni tra l'erba alta che non vede falce da tempo immemore.

Infine, la felicità è anche un paio di occhi scuri, così profondi da perdercisi dentro, di notte, al riparo dalla calura e dalla luce dei giorni pieni passati a studiare e ad aspettare, a ritagliarsi spazio per noi.

A nemmeno due settimane da quella prima volta a Pennabilli, io e David abbiamo fatto sesso ogni incredibile giorno che il sole è sorto sulla Terra, dall'alba che disegna una linea tra acqua e cielo sull'Adriatico, fino al tramonto che incendia di arancione i monti dell'Appennino, a ovest delle colline romagnole.

Abbiamo scopato, ma anche fatto l'amore. Oscilliamo tra i due estremi, come l'asticella impazzita di un tachimetro, che schizza dal fondo scala sessuale e perverso alla dolcezza infinita di rapporti così profondi che a tratti sfiorano la sfera tantrica.

Ogni volta sempre meglio. Ogni volta sempre più alto, su nel cielo, volando tra nuvole ormai disciolte di ossessioni passate e l'ardente avvenire che abbiamo davanti.

Tuttavia... in più circostanze ho intravisto un'ombra scura nel suo sguardo.

C'è qualcosa che non va. Più volte l'ho ignorato, perché non voglio più cedere alla paranoia. Magari, è solo preoccupazione per la sfida che sta affrontando. Dopo oggi passerà, credo. Spero.

Non vedo l'ora di sapere come gli è andata, di accarezzargli i capelli ribelli, di portarlo al mare e di tuffarci tra le onde insieme. Non vedo l'ora di abbassargli il costume, al largo, quando non ci vede nessuno, e toccarlo in mezzo alle gambe. Non vedo l'ora di vederlo arrossire quando gli ripeto che è sexy come nessun altro ragazzo sul globo terracqueo, lui e il suo fantastico neo sullo zigomo, che quando l'ho notato è stato come se accendesse qualcosa di sepolto da tempo dentro di me.

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