68. Biblioteca

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Quando scendiamo di sotto mi sembra di fluttuare. Merito del mio vestitino verde menta ma anche del mio bel risveglio. La madre di Piero sta facendo del tè, sua sorella è seduta al tavolo apparecchiato per la colazione mentre spulcia il telefono, Franz sta giusto rientrando da una corsa. Come fanno questi due fratelli a non riposarsi mai?

-ah buon giorno amante segreta.- dice ad alta voce davanti alla sorella che non alza gli occhi dallo schermo.

Sua madre lo guarda male -Franz.

-ma no, che c'è di male mamma, lo so già che hanno una storia alle mie spalle. -ride Piero.

Franz scuote la testa ironicamente- vado a fare una doccia. Non mangiate tutti i cornetti.

-tranquillo, ti cedo il mio. Non prendo mai nulla a colazione a parte il caffè-rispondo. E voglio una granita, ma non posso dirlo senza offendere sua madre immagino.

Mariagrazia sbuffa, io trattengo una risata e guardo Piero di sottecchi.

Quando Franz ritorna fresco di doccia, Piero gli chiede-sai se la biblioteca è aperta? Volevamo fare un salto con Margherita.

Franz annuisce- sì, tra l'altro ci sarà la presentazione di un libro, dovrei andare, se volete andiamo assieme.

Piero mi guarda in una muta domanda- certo, perché no. -rispondo, lui mi sorride.

-bene!- fa Franz allegramente- così potremo imboscarci mentre Piero va a prendere i depliants!

A quel punto né io né Piero riusciamo a trattenere le risate e scoppiamo a ridere come due idioti. Mariagrazia si limita a lasciare la cucina senza degnarci di uno sguardo, loro madre ci guarda con le mani sui fianchi, poi ridacchia anche lei mentre colpisce Franz con un canovaccio - lascia in pace tua sorella, mascalzone.

-che posso farci io se è diventata scema.

Lei sospira e mi guarda- come devo fare con questi figli?

Sorrido-non ne ho idea, io sono più che felice di essere figlia unica.

-non hai sofferto la solitudine?

Alzo le spalle. Sì, molte volte. Ma non perchè mi mancasse un fratello o una sorella -no, non credo.

La mano di Piero si posa sul mio ginocchio sotto al tavolo, e mi vengono in mente i discorsi di stamattina. Mi rendo conto che è la prima volta che mi apro con qualcuno senza poi avere voglia di rimangiarmi tutto o di scappare il più lontano possibile e far perdere le mie tracce.

Quando usciamo il sole è già alto in cielo. Inforco gli occhiali da sole, Franz prende la sua auto dicendo che non resterà fuori a lungo. Io e Piero ci dirigiamo verso la sua auto.

Quando parcheggia davanti alla biblioteca io mi guardo intorno. Il paese è molto carino, pieno di arte barocca.

Franz parcheggia accanto a noi, quando scendiamo Piero gli propone di andare a prendere la granita che mi ha promesso e così ci dirigiamo ad un bar lì vicino, la sua presentazione non inizierà prima di un'ora.

Quando entriamo l'autore è già arrivato e la gente si è già seduta. Raggiungiamo le sedie libere in fondo, ci sediamo. Bastano venti minuti a farci sbadigliare. Sta parlando di un libro sulle catacombe di questo paese. Il punto è che non ne fa un racconto storico o archeologico o nulla del genere. Parla proprio di censimenti, di quante sono e dove si trovano. Guardo Piero che sbadiglia e mi contagia e quindi sbadiglio anche io. I nostri sguardi lacrimosi si incontrano e ridacchiamo sotto i baffi.

-facciamo un giro? -mi sussurra accostandosi al mio orecchio.

Grazie al cielo. Annuisco, lui fa un gesto di saluto al fratello e anche io lo imito mentre ci alziamo discretamente e ci allontaniamo tra gli scaffali.

-e che palle.- sbuffa Piero mentre si stiracchia la schiena e mi poggia una mano sulla schiena.

-non voglio più sentir parlare di catacombe. -mi accorgo che ci stiamo inoltrando tra gli scaffali sempre più fitti- ma dove andiamo?

Mi rivolge un breve sguardo malizioso, poi mi attira in un angolo buio tra varie scaffalature. Mi tiene stretta a sé provocandomi mille brividi per la repentinitá e l'intensità dei suoi gesti.

-ho sempre voluto farlo.- ridacchia.

-far cosa?

Non mi risponde. O meglio, lo fa. Baciandomi intensamente mentre le sue mani risalgono la mia schiena arricciando il tessuto leggero del mio vestito e facendomi tremare le gambe.

-Piero- sussurro tra un bacio e l'altro.

-che c'è?

-ci saranno le telecamere.

-lo so. Ma questo punto è troppo buio e nascosto perché ci vedano.

-e tu come lo sai?

-mio fratello ci veniva spesso da ragazzino.

Resto sconvolta-tuo fratello? Lo stesso che stava prendendo appunti sulle catacombe?

-beh, direi che scopare in una biblioteca è il suo genere.

-scopare??-mi sconvolgo ancora di più.

-cara la mia ingenua Margherita.

-in ogni caso noi non lo faremo.

-ho un'erezione.- dice con nonchalance.

-dovevi pensarci prima mi sa.

-guarda che sei tu la causa.

-direi più che altro il tuo ormone impazzito.

-sei tu a fare impazzire i miei ormoni.

-questo si che mi lusinga.

-ne sono felice. Ma come la risolviamo?

-non con una sveltina tra gli scaffali.

-Margherita, non posso uscire così.

-che posso farci io?

Mi guarda con eloquenza, io scuoto la testa-non intendevo in quel senso, era una domanda retorica. Senti...legati il mio giacchetto attorno alla vita.

-certo, così non si capisce proprio.

-funziona pensare a una cosa triste?

-no, mai funzionato.

-e se tiri fuori la polo dai jeans?

Lo fa e la maglia è abbastanza larga da coprire ogni protuberanza.

-va bene. Ma adesso andiamo a casa di mia nonna per risolvere, che dici? Non te ne ho parlato per farti una sorpresa ma avevo intenzione di stare lì qualche giorno. Facciamo quello che vogliamo in santa pace.

Mi sconvolgo- a casa di tua nonna? Ma sei matto?

-Tanto è sorda.

-Ma sei scemo?

-la casa in campagna tonta, non ci vive.

-non è che ci sono insetti strani o cimici dei letti?

-Margherita ma per chi mi prendi? L'abbiamo fatta ristrutturare due anni fa, c'è pure la piscina. E poi lo sai che sono allergico alla polvere. È tutto antiacaro.

-non so come sia possibile che tu dica queste cose e non perda il tuo sex appeal.

-bella mia, è perché sei germofobica. Ti eccita sentir parlare di disinfettanti e pulizie.

Rido-non posso negare.

Mi trascina fuori camminando il più vicino possibile a me onde schermarsi dagli occhi altrui.

Quando raggiungiamo l'auto sospira. Mette in moto e io gli metto una mano sulla coscia nel modo che detesta mentre rido sotto ai baffi.

-Margheritaaa ci vuoi fare schiantare??

Scoppio a ridere, lui mi getta uno sguardo- ora vedi che ti faccio.

-ah non vedo l'ora.

Fino a quando fa bene. Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora