33. Camerini

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Quando arriviamo allo showroom ci sono davvero quei due che sprizzano eleganza da tutti i pori. E stranamente sono anche parecchio simpatici e cordiali. Si capisce che con i tre sono amici da tempo, e sorprendentemente noto che anche Amelia sembra conoscerli abbastanza. Quindi sono io l'unica nuova. E diciamo pure l'unica sconosciuta. Tre cantanti super famosi, una scrittrice di successo con un milione di followers e che Forbes ha inserito nei 30 under 30. E poi ci sono io, una dottoranda fuori sede con un paio di Louboutin. Però nessuno sembra volermi far pesare il fatto che sono un po' la sfigata del gruppo.

Si passa a scegliere gli abiti e fortunatamente io e Amelia veniamo affidate alle mani esperte di un team formato da due sarte e una stilista. A quanto pare il vestito di Amelia verrà disegnato e cucito su misura. Io invece sono libera di sceglierne uno già confezionato o di farmelo realizzare. Dò un'occhiata ai modelli appesi e vengo lasciata libera di provare ciò che voglio mentre Amelia parla con le donne variopinte e gli uomini sono di là, separati da noi da una parete e qualche separè. Prendo un paio di abiti da provare, e mi accorgo che i camerini sono comunicanti con quelli degli uomini. E sorpresa sorpresa, sento chiacchiere venire da quella parte. E ancora più sorpresa, stanno parlando di me.

-bellissima, vi ci vedo bene insieme, caro Piero.-fa uno dei due stilisti.

-Ma che insieme e insieme. Non hai capito niente. Margherita non ci vuole stare con me. 

-E perchè no, scusa?

-Perchè non vuole avere una storia dice. Non so se crederle o meno.

-Cioè?

-Cioè non so se il problema sono io a questo punto, perchè mette sempre foto con questo suo collega con cui sembra parecchio legata.

-Ma dai- fa Ignazio- quello è solo un amico. Me lo ha detto Amelia. È vero che non vuole una storia, non c'entri tu.

-Bah. Come faccio sbaglio. Doveva essere una cosa semplice ed è più complessa del previsto.

-Niente è semplice con le donne- stilista 2 dice.

-Per me è stato sempre semplice veramente- risponde Piero mogio. E certo caro mio, sei sempre stato con delle cretine, che ti aspettavi.

-Vabbè, io vado a provare.-fa lui. Entra nella zona camerini, nota la mia tenda chiusa, probabilmente, perchè la fa ondeggiare e chiede-chi c'è?

-Occupato.-rispondo secca.

E poi la tenda viene aperta e richiusa e c'è un intruso nel mio camerino mentre io sono mezza nuda.

-hey!-sussurro- esci dal mio camerino.

Lui fa mezzo sorriso e mi guarda -mio, tuo, i camerini sono di tutti.

-Si, ma questo lo sto usando io. 

-non c'è niente che io non abbia già visto.

-Piero, smettila.

-Non ci vediamo da due settimane.-dice mentre i suoi occhi scorrono su di me.

-E quindi? Quante scopate ti sei fatto?

-nessuna.

-Si, come no.

-Margherita. Come tu ci tieni a ribadire spesso, io e te non stiamo insieme. Quindi non ho motivo di mentirti. Se ti dico che non sono stato con nessuno è vero.

-E perché no?

Alza le spalle- che ti voglio dire. Forse mi sono troppo abituato a te.

-Ed è positivo, scusa? L'abitudine è una brutta cosa.

-Non per uno che cambia tutto costantemente da quando aveva 14 anni.

Si avvicina pericolosamente a me.

-Che fai?-chiedo.

-Sono due settimane che non scopo.

-Lo hai già detto. -indietreggio.

-E adesso non mi scappi.

Poi capisco le sue intenzioni.

-Tu sei pazzo.-sussurro- stai scherzando? Non possiamo mica farlo qui.

-Non sarebbe la prima volta che lo faccio.

-In questo camerino?

-Ma no, dico in generale, in un camerino, non questo.

-Ci sono i tuoi amici di là. E Amelia. E Dolce&Gabbana. Non ci tengo che sentano i rumori molesti della nostra scopata.

-Basta non urlare.

-Io non urlo mai.

-Quindi è perfetto.

-Ma dai, Piero. Non puoi essere serio.

Si avvicina ancora, ormai ho le spalle al muro.

-Sono serissimo. -dice.- cazzo Margherita, mi sei mancata.

Poi mi prende il viso tra le mani e mi bacia profondamente.
E nello stesso tempo mi tira giù gli slip e sento le sue dita fredde toccarmi.

Ridacchia, io corrugo la fronte- che ridi?

-Dici di non volerlo fare ma il tuo corpo dice l'opposto.

E poi di colpo mi solleva, avvolgendosi le mie gambe attorno al bacino. Sfibbia la cintura e poi armeggia col suo amico. Mi mozza il fiato sentirlo. È mancato anche a me per quanto io non voglia ammetterlo. Mi tiene stretta a sé, mi bacia continuamente, per soffocare ogni gemito. E io credo di impazzire.

-Cazzo...-geme piano sul mio collo alla fine.

Io riprendo fiato, mentre piano mi lascia andare.

Mi guarda- mi sei mancata tantissimo. -dice ridacchiando.

Mi strappa una risata-si, certo. So io cosa ti è mancato.

-Dovrai ammettere che non è niente male però.

Scuoto la testa- ora esci di qui o ci beccano.

-Sai che novità.

Alzo gli occhi al cielo- resti qui stanotte?

A lui si disegna un mega sorriso pieno di malizia sulla faccia- ci speravo proprio onestamente.

Scoppio a ridere- sei un paraculo, ecco cosa sei.

-si ma devi ammettere anche che sono parecchio bravo nel mio lavoro.

-Intendi come cantante?

-No, come gigolò.

Rido- Niente da dire su questo.

Sorride, poi corruga la fronte- aspetta, e come cantante invece? Su quello c'è da ridire?

Lo spingo fuori dal camerino- Esci.

Lui mi punta un dito contro- Sappi che ne riparleremo. Molto a lungo.

Rido mentre richiude la tenda, mi guardo allo specchio. Sono un mezzo disastro. Ma adesso non sono solo i capelli a splendere.

Fino a quando fa bene. Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora