Quando arriviamo in aeroporto io sto fremendo d'ansia anche se cerco di non farlo capire ad Amelia. Non mi piace né mi è mai piaciuto esporre me stessa e i miei sentimenti più profondi, soprattutto i momenti di fragilità. E adesso mi sento aperta e vulnerabile. Scendiamo e Ignazio, vedendo la mia poca reattività, si incarica di chiamare Piero per fare colazione insieme prima di recarci ai rispettivi terminals.
Ci incontriamo a un bar al piano inferiore. É in piedi, una valigia a terra, uno zaino in spalla. Bello come sempre, in jeans e felpa e cappotto. Porta gli occhiali tondi con la montatura scura che mi piacciono tanto.Ci sorride e scuote la mano in segno di saluto. Lui e Ignazio sono i primi ad abbracciarsi. Poi tocca ad Amelia, e infine a me. Mi bacia le guance e mi sfiora piano la schiena. Eccoci, mi dico, adesso avrà lo sguardo pieno di compassione. Ma quando i nostri occhi si incontrano, nei suoi trovo un bel sorriso che sembra scaturire da una gioia sincera. Nel vedermi? Naah. Nel vedere i suoi amici Ignazio e Amelia. Io sono un'aggiunta a tratti piacevole, nulla di più.
Ci sediamo a mangiare, ma il mio stomaco è chiuso e mando giù a fatica un cornetto vuoto.
Quando arriva il momento non più rimandabile dei saluti, Amelia mi abbraccia stretta.
-Ricorda cosa ci siamo dette.-mi sussurra.Io annuisco. -ti voglio tanto bene. Grazie per essermi stata accanto. Non ce l'avrei fatta senza di te.
Mi fa l'occhiolino.-Divertiti. -perché lei è così, i ringraziamenti le piace farli eccessivamente ma mai riceverli.
E quando io e Piero restiamo soli, lui mi guarda. -Ciao.-dice.
-Ciao. Ti tocca volare in economica pur di starmi vicino, vedi che grosso sacrificio ti costringo a fare?
Corruga la fronte-No, io sto in prima classe. Tu resti in economica coi topi come in Titanic.
-La tua conoscenza filmica mi sorprende sempre.
-Ormai dovresti esserti abituata, bella mia. Comunque guarda che a meno che non si tratti di un volo di dieci ore, viaggio sempre in turistica quando sono da solo.
-E per lavoro?
-Dipende. O privato o business.
-Dovevo aspettarmelo.
Ride-Vita da rockstar, che vuoi farci.
Quando saliamo sull'aereo scopro che i nostri posti sono vicini. Avrà sicuramente pagato il supplemento per sceglierli. Ma non faccio domande. E quando l'aereo decolla nessuno nelle vicinanze ha meno di quarant'anni e più di due. E nessuno sembra averlo riconosciuto. Così mi prende la mano e la tiene stretta. Rido quando sussulta ad ogni turbolenza e lui mi guarda male. Sarei tentata di baciarlo, ma lui non lo fa e quindi capisco che tenermi per mano è una cosa, ma un bacio sarebbe esporci troppo.
Quando arriviamo a casa mia, però, mi lascia appena il tempo di richiudere la porta prima di avventarsi sulle mie labbra. Ci teniamo stretti a lungo, dimenticando tempo e spazio. E poi restiamo stesi sul letto, mentre le sue dita sfiorano delicatamente la mia pelle.
-Mi sei mancata.-dice. Io non rispondo, lui continua-E mi dispiace siano state delle brutte giornate.
-Cose che capitano.
-Mi vuoi raccontare?
Scuoto la testa-Preferisco di no. Grazie a te comunque adesso ho scorte di cioccolata e biscotti per mesi.
Ride- Sono contento tu abbia apprezzato.
-L'ho fatto. L'agenda è bellissima. E non dovevi. Ma ho apprezzato ancora di più il gesto. Il kit di sopravvivenza.
Sorride un po'-Immaginavo.
-Comunque ho anche io una cosa per te.-dico tirandomi su. Afferro un plaid ai piedi del letto e me lo avvolgo addosso come uno scialle, poi vado a prendere la scatola che sta nel mio armadio ormai da un po'.
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Fino a quando fa bene. Piero Barone
Fiksi PenggemarMargherita ha una vita ordinata. È ciò che ha sempre voluto. Ha un lavoro da ricercatrice all'università, due coinquiline che adora. Ma quando va a trovare sua cugina, Amelia, che per lei è come una sorella e che presto sposerà Ignazio Boschetto, la...