2. Un po' di casa

392 9 4
                                    

La guardo. É bella come sempre, la mia cuginetta preferita, ma c'è una luce particolare nel suo sguardo, sembra felice.

Parcheggia davanti ad un palazzo che dall'aspetto non sembra economico per niente. Il giardino intorno è così curato che immagino ci sia un giardiniere nascosto qui da qualche parte pronto a sgridarci se calpestiamo l'erba. Amelia non sembra affatto rendersi conto del mio sguardo inebetito mentre mi guardo intorno, d'altronde lei vive qui da molto tempo, e fin dai tempi universitari non ha avuto modo di vedere le minuscole casa in affitto dei fuori sede visto che viveva già con Ignazio.

Prendiamo l'ascensore e arriviamo al suo piano. Nella mia casetta di Milano l'ascensore me lo scordo. Ogni volta mi ammazzo per portare su tutte le mie valigie e i bagagli vari. Il corriere non sale mai, mi tocca sempre fare le scale con gli enormi pacchi che mia nonna si ostina a inviare.

-Ignazioo, sei nudo?-chiede Amelia.

Lui risponde dall'altra stanza -no ma non ci vuole niente se è una richiesta.

-meglio di no, abbiamo un'ospite.

Rido, si danno da fare evidentemente.

Ignazio viene in salotto, mi aspetto di vederlo rabbuiare, ma mi sorride -oii Margherita! Che sorpresa!- si avvicina e mi lascia due baci sulle guance, io cerco di imitare il suo slancio, ma non sono abituata a questi gesti di affetto così travolgenti. La nostra famiglia è meridionale ma dalle abitudini nordiche, e fortunatamente a Milano la gente non è per nulla legata alle dimostrazioni fisiche di affetto.

-che ci fai qui?- chiede Ignazio come se fosse lui mio cugino e non mi vedesse da una vita-quanto ti fermi? Resti da noi ovviamente.

-piano piano.- Amelia gli mette una mano sul braccio -cosí la spaventi.

Io rido -Amelia insiste perché resti da voi, ma non c'è bisogno, davvero...

Lui corruga la fronte e si volta verso Amelia, forse adesso le dice che non mi vuole in casa- ma è seria? Tali e quali siete.- dice invece.

Amelia mi guarda -torto non ha.-dice con un'alzata di spalle.

Io scoppio a ridere -verissimo.

-dai dammi questo borsone-dice Ignazio indicando la grossa borsa ai miei piedi-te lo porto nella tua stanza.

Sono costretta a cedere, Amelia mi accompagna in quella che immagino sia la stanza degli ospiti dopo che Ignazio é ritornato in cucina. é enorme e luminosa -ecco qui. Le lenzuola sono pulite, qui trovi gli asciugamani-dice Amelia indicando uno dei cassetti. Apre la porta in fondo alla camera-Il bagno è qui, tutto tuo. Se ti serve qualsiasi cosa mi dici. È tutto pulito, questa stanza non la usiamo mai ma Marta...la signora delle pulizie, la pulisce sempre lo stesso.

Era ovvio che avessero anche una donna delle pulizie, ma adesso Amelia si sente un po' a disagio, forse non voleva dirlo.

Le passo un braccio attorno alle spalle-chi è che straparla ora?

Ridacchia-sono felice che tu sia qui. Voglio che tu stia bene. Per qualsiasi cosa chiedi a me, okay?

-starò benissimo. Grazie.

-grazie a te di essere venuta. Adesso sarà meglio andare di là, ho una fame tremenda.

-a chi lo dici. -rido mentre il mio stomaco brontola. Non mangio nulla da stamattina. 

Ci dirigiamo in cucina, dove Ignazio è ai fornelli.

Dopo una sosta in bagno, ci mettiamo a tavola, e Ignazio mi sorride -Allora, Margherita, cosa ti porta a Bologna a parte questa matta di tua cugina?

Guardo Amelia sorridendo - Una serie di conferenze a cui partecipa uno dei miei professori.

-E quanti ti fermi?

Bevo un sorso d'acqua-Solo fino a domani.

Ignazio corruga la fronte-Così poco? Come mai se sono una serie?

Alzo le spalle-Partecipano studiosi da tutto il mondo, é un evento piuttosto rinomato, e io come al solito mi sono ridotta all'ultimo per prenotare e ho trovato solo una camera super costosa.

-Ma santa figghia bastava che ci chiamassi. -dice lui congiungendo le mani.

Rido-Non volevo disturbare.

-Ancora che dice che ci disturba.-interviene Amelia.

-Nuestra casa es tu casa.-ride Ignazio. -e poi giusto dopodomani abbiamo un concerto, sarebbe bello se venissi. È una causa di beneficenza e poi ci sarà un rinfresco...

Io gli sorrido ma poi scuoto la testa- Ho portato solo il borsone, non i vestiti per restare di più. Ma mi sarebbe piaciuto molto.

-E non per niente abbiamo la stessa taglia...-la butta lì Amelia.

Sento che stanno per incastrarmi di nuovo. Possibile? La guardo-Ma Amelia...

-Senti. Se hai da fare e devi tornare a Milano non vogliamo insistere e metterti all'angolo. Ma se sei libera e il tuo unico timore è quello di disturbare, allora resta. Ci fa piacere davvero, lo sai.

-Mi hai tolto le parole di bocca.-dice Ignazio.- hai lezioni o da fare all'università?

Scuoto la testa-in realtà no. Per darci la possibilità di seguire le conferenze ci hanno lasciato la settimana libera.

-Ignazio, comunque lei ci lavora all'università, mica ci studia.- lo interrompe Amelia.

-Aaah. Ma infatti mi era sembrato strano. Avete la stessa età. Ma poteva anche essere che si fosse presa una pausa prima di proseguire.

Io rido- Faccio la ricercatrice. In attesa di trovare il lavoro dei miei sogni almeno lavoro e prendo il dottorato di ricerca.

Ignazio fa un gesto colpito- l'intraprendenza è di famiglia.

-Eh già. Siamo tutti intelligenti. -risponde Amelia facendoci ridere. -quindi la nostra Margherita si ferma da noi.

Io alla fine cedo e sorrido-E va bene. Grazie. Ma se dovessi in alcun modo dist...

-lalalala -canticchia lei- vuoi ancora un po' di patate cuginetta cara?

Io rido e annuisco- grazie.

La verità è che non mi dispiace affatto. Non sono venuta con questa intenzione e non mi sarei aspettata mi avrebbero convinta, ma per quanto io tema ancora di essere un peso morto per Ignazio, un po' di compagnia da parte di Amelia non mi dispiace affatto. Vivere lontano dalla propria famiglia, per quanto poco numerosa la nostra sia, risulta pesante alle volte. Adoro le mie coinquiline, abbiamo un bel rapporto di amicizia, ma non è la stessa cosa. Io e Amelia siamo come due sorelle, e non per dire. Abbiamo sempre condiviso tutto, le gioie, le tristezze, le litigate. E avere lei vicino mi riporta un po' a casa. 

Fino a quando fa bene. Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora