15. Cavaliere

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Dopo un'altra serie di contorsioni, e una doccia insieme, mando un messaggio ad Amelia con l'ora e il nome del bar che non conosco indicato da Piero. Dice che fanno colazione lì insieme spesso.

Dopo aver recuperato la sacca, mi vesto. Ho portato un paio di jeans e una felpa verde comprati qualche giorno fa, e le scarpe da ginnastica che avevo per il viaggio.

Mi do' una truccata con quelle poche cose che avevo in borsa, non è molto, correttore, rossetto e eyeliner. Ma me li faccio bastare, e uso il rossetto anche sulle guance. Piero mi porge il phon quando mi sciolgo il turbante che ho in testa. Dovevo lavarli per forza, ieri sera li avevo lisciati e intrecciati, con tutta quella lacca stamattina erano un disastro.

-grazie.-rispondo.-non ce lo hai il diffusore?

Lui corruga la fronte un istante, io continuo-la bocchetta per il phon, quella coi denti.

La sua espressione si rischiara -ah, certo. Deve essere qui.-dice aprendo uno sportello nel mobile sotto il lavabo. Lo tira fuori e me lo porge-non ho mai capito a cosa serve.-dice.

-per i capelli ricci.

-allora ho fatto bene a non buttarlo.-sorride-così quando vieni qui puoi usarlo.

-non è detto che verrò qui...

-e chi lo sa.-dice.

Lascio perdere il discorso e mi asciugo i capelli, poi raccatto il vestito di ieri e le scarpe e li metto nella sacca.

Piero, che nel vestire evidentemente ha cambiato gusti rispetto agli abiti da tamarroide che portava nelle foto dei primi anni col gruppo, si è messo un maglione grigio a coste e un pantalone nero dal taglio dritto ma che aderisce nei punti giusti mettendo in mostra in modo per niente velato il fisico muscoloso.

Quando tutto è pronto si infila in tasca chiavi e portafoglio, poi inforca degli occhiali da sole e prende una custodia che immagino contenga gli occhiali normali.

-ci sei?-mi chiede.

Io annuisco, mentre prendo sacca e borsa.

-vuoi che te la porti io?-chiede.

Scuoto la testa-no, grazie. É leggera.

Sorride, mi tiene la porta aperta. Mi sento un tantino a disagio. Mi sono appena preparata a casa di un completo sconosciuto con il quale ho passato la notte e che ora mi sta scortando fino a Milano. Che cavolo sta succedendo?

Quando saliamo in macchina c'è silenzio.
Comincio a sentirmi a disagio. Mi viene voglia di dirgli che preferisco il treno.
Ma poi lui si volta verso di me per un secondo- hai da fare oggi?-chiede.

Alzo le spalle-no. Perché?

-posso invitarti a pranzo?

Quindi vuole che passiamo la giornata insieme?

-veramente dovrei invitarti io. Mi stai pure accompagnando...

Lui fa un gesto con la testa-ma smettila. Se una donna esce con me può anche lasciare a casa il portafoglio. Figurati se ti faccio pagare.

Corrugo la fronte- é un tantino maschilista.

Ride- no, sono solo un cavaliere.

-ah l'ho notato. La cavalleria è maschilista.

Sorride-sará, ma io non ci rinuncio. Mia madre mi ha educato bene, sai?

Scoppio a ridere- ho l'impressione che tu abbia la testa dura.

Ride- non hai idea quanto. Ma credo che avrai il tempo di scoprirlo da sola.

-sempre che oggi non sia l'ultima volta che ci vediamo...

Fino a quando fa bene. Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora