20. Ore interessanti

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Piero.

La seguo su per le scale, il palazzo non è nuovissimo ma è ben tenuto. E quando apre la porta io quasi mi aspetto di trovare stendini pieni di biancheria e scatolette di tono ovunque, ma la vista che mi si apre davanti è di un normalissimo appartamento ristrutturato da poco, con colori neutri e mobili moderni. Entriamo nel salotto, dove si trova un grande divano con un tavolino da caffè e due poltrone.

Margherita richiude la porta, poi mi dice -Puoi lasciare qui, grazie, metto a posto dopo.

Io metto giù i bagagli e lei si toglie la giacca e la appende all'attaccapanni vicino alla porta. -Questo è il salotto, di qui è la cucina e poi di là ci sono le stanze da letto. La mia è quella a destra. A sinistra sta Elena e al centro Giulia, le mie coinquiline. Vieni, ti faccio vedere la mia.

Io la seguo e lei apre la porta. La stanza è semplice e ordinata, letto a due piazze con comodini, scrivania, una cassettiera e un armadio. Ad una parete noto delle foto appese, a colpo d'occhio riconosco Amelia in una. Un'altra raffigura Margherita con una tesi in mano e una corona d'alloro sulla testa, il giorno della sua laurea evidentemente. Porta un tailleur verde e i capelli sciolti. E in un'altra ancora accanto a lei si trova una donna che capisco subito essere sua madre. E se non sapessi che si tratta di un'altra persona, la confonderei facilmente con la mamma di Amelia. E infine una foto dove sono ritratti tre bambini e un uomo e una donna di mezza età.

-Sono i miei nonni. E quelli siamo...

-Tu, Amelia e Daniele. é facile riconoscervi.

Lei sorride -Già. Mia nonna l'hai mai conosciuta?

-Sì, è venuta a un concerto all'arena di Verona. C'era anche tuo nonno.

Lei è sorpresa per un momento, poi i suoi occhi diventano luccicanti.- Non credevo lo avessi conosciuto. Scusa, divento un po' emotiva quando si parla di lui. Era come un padre per me.

-Non hai di che scusarti. Mi è dispiaciuto molto quando se n'è andato. Al concerto è stato super carino con noi e anche con i miei nonni. Anche io ci sono passato, sai? E non lo dico per dire, anche per me mio nonno era un secondo padre. Fu lui a pagarmi le prime lezioni di canto e a incoraggiarmi a seguire il mio sogno.

Lei annuisce- Chiunque ci sia passato penso capisca un po' cosa si prova. Ma non tutti possono dire di avere un rapporto così viscerale con i loro nonni.

Sospiro - è l'ordine naturale delle cose ma odio che debba essere così.

Margherita annuisce, poi si sforza di sorridere -E anche tu hai visto mia madre. Solo che tu non puoi zoomare.

Rido anche io- Anche lei è molto bella. Vi somigliate un sacco. E l'avrei facilmente scambiata per tua zia.

-Per carità, passano la vita a dire a tutti che non sono gemelle. -ride.- Mia madre ha due anni più di lei.

-Non si direbbe.

-Concordo. Bene, io adesso mi cambio, tu vuoi usare il bagno o bere un bicchiere d'acqua? Non teniamo molto altro da bere perchè non ci piacciono le bibite gassate, e non credo tu voglia del vino a quest'ora. Un caffè magari?

Rido, scuoto la testa- No ti ringrazio. Va benissimo un po' d'acqua.

-Okay. Vieni. -la seguo verso la cucina, lei mi versa un bicchiere d'acqua, poi veniamo raggiuti da una ragazza mora in tuta.

-Ma buon giorno!-Esclama Margherita andando ad abbracciarla.

Quella la guarda un tantino stralunata- Buon giorno a te, a voi anzi- mi rivolge un breve sguardo, Margherita mi guarda -Già, che scema. Elena, la mia coinquilina, Piero...un amico di mia cugina.

Lei mi studia un momento- Ah. certo. So chi sei. -poi mi porge la mano, io la prendo e lei mi fa un mezzo sorriso forzato. Margherita sta trattenendo una risata. -Siamo venuti solo a lasciare il mio borsone, ora mi cambio e poi usciamo.

-Quindi stai via una settimana senza preavviso, ritorni e te ne vai già via? Chiederò al proprietario di darti lo sfratto.

-Ma se vi ho mandato un messaggio per dire che restavo da mia cugina- ride Margherita.

-Si, molto dettagliato. "resto un po' più a lungo da mia cugina".

-Ecco, appunto. Adesso lasciami andare a cambiarmi, mi rimproveri dopo.-si rivolge a me- il bagno è di là se ti serve, siediti dove vuoi, anche in salotto. Io ci metto cinque minuti.

Io annuisco- Nessun problema, fai con calma.

Mi aspetto la coinquilina la segua, ma resta in cucina e mi guarda, io non so che dire, mi sta un tantino spaventando -E così avete fatto amicizia con Margherita.

-Mmh. Già. L'ho accompagnata qui, ha perso il treno.

Corruga la fronte -Capisco.

-Tu studi?-chiedo tanto per cambiare argomento, lei annuisce poco convinta -Giurisprudenza.

-Che bello. Molto interessante.

Lei alza le sopracciglia, poi annuisce. -Bene. é stato un piacere. Torno a studiare.

-Buono studio, allora.

-Grazie.-dice. E poi se ne torna in camera. Strana ragazza. Io ne approfitto per chiamare i miei, poi Margherita ritorna in cucina.

-Okay, pronta.

Si è messa un vestito di maglia nero smanicato, con una camicia bianca sotto e un paio di stivali. Tiene in mano un cappotto nero e una tracolla. -Per me possiamo andare se vuoi.

Io annuisco e mi rimetto la giacca, lei mi studia, poi ridacchia e mi fa cenno di stare in silenzio. Ci avviamo giù per la scala e io la guardo interrogativo, lei scoppia a ridere. -Elena non è matta se te lo stai chiedendo. é che odia i cantanti, tutti senza distinzioni. Quelli famosi soprattutto.

-Ma perchè, scusa?

-Lunga storia. Non era niente di personale.

Io sospiro -Per un momento ho temuto tirasse fuori un trinciapollo e lo usasse per accoltellarmi.

-Esagerato. Al massimo ti avrebbe avvelenato.

-Grazie, mi sento meglio.

-Dovere. Dove vorresti andare a pranzo?

-C'è un piccolo agriturismo a pochi minuti da qui. È un posto tranquillo e si mangia bene, mi capita di andarci. Che ne pensi?

Annuisce-Va benissimo.

Così ci infiliamo discretamente in auto, entrambi con gli occhiali da sole. Si prospettano delle ore interessanti.

Holaaa, scusate se ieri ho saltato la pubblicazione, per farmi perdonare, ecco a voi due capitoli, entrambi dal punto di vista di Piero. Che ne pensate? Vi bacio.

Fino a quando fa bene. Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora