54. Ardiente Paciencia

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Margherita

L'ultimo giorno lo passiamo tra Agrigento e Naro, la città natale di Piero. Come previsto, il pomeriggio va a fare visita ai familiari, mentre io resto a fare un giro in paese. 

Entro in qualche negozietto, guardo le vetrine. Mangio un gelato in un bar che incontro mentre passeggio. Poi entro in una libreria per spulciare un po'. Mentre passeggio tra i corridoi, mi trovo tra le mani una copia de "Il Postino di Neruda" e mi viene in mente la passione di Piero per il film che ne è stato tratto e le sue colonne sonore. E mi ritorna in mente il titolo originale del romanzo. Lo compro e poi mi siedo su una panchina fuori dal negozio. Lo apro alla prima pagina e ci scrivo dentro:

"Sì, mi ricordo che ti piace questo film e non te l'ho mai detto ma avrò ascoltato un centinaio di volte la vostra versione di "Mi mancherai" perchè lo amo molto anche io. Il titolo originale di questo romanzo è "Ardiente Paciencia", è una frase tratta dal discorso che Neruda fece quando ricevette il Nobel, e a sua volta lui la aveva tratta da una poesia di Rimbaud. Il suo discorso dice così: "solo con una ardiente paciencia conquistaremos la espléndida ciudad que dará luz, justicia y dignidad a todos los hombres." Ti ringrazio per tutta la tua ardente pazienza. Perchè nonostante io a volte sia un'isola, tu mi aspetti. E per la prima volta dopo tanto tempo, la tua pazienza non mi fa venire voglia di scappare via. Non so se alla fine anche tu come Neruda troverai una splendida città. Ma grazie perchè hai pensato che ci fosse ancora luce da trovare in quel rottame che è ormai il mio cuore. "

Mi viene un po' da piangere quando finisco di scrivere. E sono tentata di strappare la pagina. Ma poi mi costringo a richiudere la bustina con l'adesivo che la commessa mi ha dato per confezionare il libro. Via la tentazione.

Quando Piero mi chiama al telefono mi chiede dove sia e dice che mi raggiugerà. Questa notte resteremo ad Agrigento, e domani pomeriggio ripartiremo per Bologna da Catania.

Passa poco tempo e riconosco la macchina presa a noleggio in aeroporto. Parcheggia a fianco al marciapiedi di fronte e poi scende. Mi sorride e noto quanto sia felice. Mi chiedo per un momento come sarebbe stato se fossi andata con lui. La sua famiglia mi avrebbe odiata o amata? E come mi sarei dovuta presentare? Scopamica? Caccio il pensiero dalla mia testa mentre lui viene a sedersi accanto a me.

-Posso?-chiede- O aspetta qualcuno?

-Aspetto qualcuno. Ma lei mi piace di più.

-Buono a sapersi.

-Come stanno i tuoi? 

-Molto bene. Ti salutano. 

-Mi salutano?

Annuisce- Ho detto che mi avevi aiutato a scegliere i regali e hanno detto di salutarti e che quando vorrai saranno felici di conoscerti.

-Che carini. E tu come hai spiegato il fatto che non fossi venuta con te? 

-Ho detto che odi le famiglie.

Lo guardo sconvolta, lui ride e alza le mani- Scherzo, giuro. Ho detto che dovevi vedere un collega siciliano per qualcosa riguardo l'università.

-Certo che sei bravo a inventare scuse. Me ne ricorderò.

Ride- Con te non l'ho mai fatto, giusto perchè tu lo sappia. Che hai fatto?

-Passeggiato. Mangiato un gelato. Shopping.-dico sollevando la bustina per lui con un piccolo moto d'ansia.

Corruga la fronte- Cos'è?

-Perchè non lo apri?

Lo prende e stacca delicatamente l'adesivo, sbircia dentro- Mi hai preso un vocabolario così smetterò di essere un troglodita?

-Esatto.

Tira fuori il libro, guarda la copertina e poi un leggero sorriso si imprime sul suo volto-Lo sai che è uno dei miei film preferiti?

-Davvero?

-Già. E abbiamo anche cantato una canzone tratta dalla colonna sonora.

-Ah si? Nel cd su Morricone?

Scuote la testa -No, è di...

-Bachalov.

Corruga la fronte divertito, poi scuote la testa. E apre il libro. Si accorge della dedica e sul suo volto adesso passa un'espressione sorpresa. La legge e sorride. -Non ci posso credere.-sussurra. Mi rendo conto che la mia dedica risponde esattamente a ciò che ha detto. E ci sta pensando anche lui. Mi guarda, e mi accorgo che ha gli occhi lucidi. Mi prende la mano, non si guarda neppure intorno prima. Ma tanto non c'è nessuno, a parte qualche signore anziano che gravita intorno al bar di fronte. -Il tuo cuore non è un rottame. é pieno di gentilezza e di generosità. E anche di amore, per quanto tu ti sia convinta ci sia spazio solo per il dolore e la solitudine. E io avrò tutta la pazienza del mondo se vorrà dire che riuscirai a trovarlo anche tu. 

D'istinto mi guardo intorno. E visto che ci sono ancora solo gli stessi vecchietti di prima, lo bacio. 

Mi guarda -Mi stai sorprendendo Marghe.

-Adesso non mi diventare sentimentale.

Ride-Giusto. Margherita di ghiaccio. Hai fame?

-Non molta.

-Magari torniamo ad Agrigento e ceniamo lì?

Io annuisco e mi alzo, lui mi imita. -Ho una cosina per te in macchina.

-Che cosina?

-Si mangia, niente più gioielli, tranquilla.

-Scenderò dall'aereo rotolando.

-Naah.

-Cos'è?

-Non puoi aspettare di entrare in auto visto che è lì di fronte?

-Mi portavo avanti.

Quando saliamo trovo una scatola con il marchio di una pasticceria.
-Apri.-dice-Ti è passata la curiosità?

Dentro ci sono vari pasticcini di colori diversi.
-Li ho presi per portarli ai miei e ti ho pensata. Sono tipici di Naro. Pasticciotti. Sono ripieni di crema. Li ho presi un po' misti. Limone, pistacchio e cioccolato.

-Gnam. Ma tu li puoi mangiare?

-Si. Sono senza lattosio.

-Quale assaggiamo prima?

-Scegli tu. Io ne ho mangiato solo mezzo dai miei per mangiarli con te.

Mi strappa un sorriso ma lo nascondo. -Facciamo pistacchio?

-Vai. A te il primo morso.

-Troppo gentile.

Mordo il dolce, poi glielo porgo e da' un morso anche lui.

-Mmmh.-Spalanco gli occhi deglutendo -Buonissimooo.

Ride-Vero. Questo è proprio buono. Ma io preferisco limone, sai?

-È difficile sia più buono di così, te lo dico.

Lo guardo di sottecchi. Comincio a pensare che non so cosa ho fatto per meritarmi questo raggio di sole che di colpo mi scalda il viso.

Fino a quando fa bene. Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora