52. Pur di essere tuo

297 7 4
                                    

Un paio di minuti dopo però mi raggiunge sulla spiaggia sulla quale zompetto nervosamente cercando di non rompermi una caviglia sulle pietre. -Margherita. Ti prego perdonami, lo sai che dico cose che non penso quando sono geloso. Marghe dai.

Mi sfiora il braccio, io mi divincolo-non mi toccare.

Alza le mani -non ti tocco. Però parlami cavolo.

-ti sto parlando, vaffanculo. E ora smettila di seguirmi. Non ti voglio vedere.

-sono un idiota, hai ragione tu. Sono proprio un coglione, ecco. Che devo fare perché tu ti fermi?

-magari una lobotomia.

-per favore, ti fermi? Ti sto chiedendo scusa, che cazzo!

-no bello mio, che cazzo lo dico io. Non ti azzardare a darti ragione perché sei nel torto.

-mi sto scusando porca miseria. Come faccio se neppure mi ascolti?

-non puoi dire quelle cose e pensare di cavartela con delle scuse del cazzo.

- come posso rimediare? Perché non me lo dici?

-non puoi. Lo hai detto, ergo lo pensi. Non puoi scusarti per ciò che pensi. Ed è assurdo che tu continui a pensare queste cose dopo l'ultimo mese. Ti rendi conto? I saluti prima della partenza, un mese di videochiamate ogni sera, questa vacanza. Come fai a pensare quelle cose?

-no che non lo penso. Te lo giuro. Ero solo molto geloso.

-Non ti credo. E in ogni caso non è una scusa.

-lo so. Ma è la causa. Non penso ciò che ho detto. Mi dispiace tanto di averlo fatto. Non ero arrabbiato con te. Sono stato riprovevole. Puoi perdonarmi? Ti prego.

Lo guardo- Mi hai ferita.

Sospira, i suoi occhi sembrano sinceri- Mi dispiace tanto. Scusami. Non dirò mai più niente del genere.

-Se dici una cosa del genere di nuovo giuro che non mi vedrai mai più. E guarda che io i giuramenti li mantengo.

-ah credimi, lo so.

Lo guardo, lui sostiene il mio sguardo, fa un passo verso di me- Non volevo farti del male. Lo so che non è la verità.

In fondo so che dice la verità. Ma adesso sono arrabbiata, e il mio essere un tantino catastrofica mi suggerisce che ormai la vacanza è del tutto rovinata.
-Non è giusto che tu dica queste cose. Lo sai cosa ho passato. E credevo di averti dimostrato in tanti modi che ci sto provando. Che cazzo, ogni sera, ogni giorno li passiamo a sentirci, anche quando sei stato in America per un cazzo di mese. E ancora pensi che io non ci stia provando?

-So tutto. Lo so quello che hai passato. E apprezzo ogni singola cosa che fai per me. Mi sono ingelosito, mi è montato il sangue al cervello, ho detto delle stupidaggini. Mi credi?

Guardo altrove.

-Marghe.

-Sono arrabbiata.

-Lo so.

-E adesso ho la sensazione che sia stato uno sbaglio venire qui.

-Non è vero.

Sento alla base degli occhi quel bruciore familiare che precede il pianto. E non so neppure perché. O forse sì. Perché odio sentirmi in trappola. Ed è così che mi sento in questo momento, bloccata in questo paesino senza collegamenti che mi permetterebbero di...scappare. Ebbene sì, è questo che faccio. Che faccio da tempo ormai, e che faccio dal primo momento in cui ci siamo conosciuti. Ha ragione. Non per la scena da stronzo. Ma sul concetto sì.

Fino a quando fa bene. Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora