Mi sveglio, da brava freddolosa, avvolta nella trapuntina. Con un braccio attorno alla vita. Faccio per alzarmi, ma il braccio mi trattiene, e capisco che il proprietario è già sveglio. E a ulteriore riprova, si struscia sul mio fondoschiena.
-Devo andare in bagno.-ridacchio.
Lui mi bacia sotto un orecchio-Sbrigati a tornare. E non fare la doccia.
-Agli ordini.
Quando ritorno in camera, Piero è appoggiato alla testiera con il cellulare in mano. La trapuntina lo copre dalla vita in giù.
-Buon giorno. -dice.-Buon giorno a te. Dormito bene?
-Amo questo hotel.
-Ha provato i nostri servizi spa?
-No, solo la compagnia notturna.
-Ci preoccupiamo molto dei nostri clienti.
-Me ne sono accorto. Adesso vieni qui.
-Uuuh. Mi diventi dominatore così di botto, Barone?
Mi punta un dito contro-Smettila. Devo dirti una cosa e ce l'ho già duro, non mettertici anche tu.
-Che poeta. -mi siedo sul letto, lui si tira un po' su a sedere.
Deglutisce, capisco che è nervoso.-Che succede? Non mi dire che hai deciso di contrattaccare e mollarmi tu stavolta.
-Guarda che sono serio.
-Okay okay, dimmi.
-Per quanto riguarda andare dai miei...
Mi sento in ansia di colpo. Non me ne ero dimenticata. Ma inconsciamente forse speravo che lui lo avesse fatto.
Mi osserva-Ti sei pentita di aver detto di sì, vero?
Scuoto la testa- No. Diciamo che mi mette un po' d'ansia. Ma va bene.
-Non sei obbligata, Marghe.
-Lo so.
-Quindi vuoi venire lo stesso?
-Sì. Non mi vedrai fare salti di gioia al pensiero. Ma è una battaglia con me stessa. Capisci?
Lui annuisce -Sì. Ma sappi che se vuoi tirarti indietro...
-No, ti ho detto di sì. E voglio venire.
-Okay.
-Okay. Dovrai comprarmi cinquanta granite come incoraggiamento una volta in Sicilia.
-Anche cinquantuno, per quello non c'è problema.
-Hai fame?
-Un po'. Usciamo a far colazione?
-Sì.
-Mi rifiuto di mangiare granita a Milano, sappilo.
-Non ne avevo intenzione minimamente.
-Bene.
-Andiamo in quel posto dove lavora la stronza che voleva uccidermi con la cannella?
Scoppia a ridere-Se vuoi.
-Non era uno dei tuoi posti preferiti?
-Sì. Ma vista la mega concessione che mi hai fatto, voglio che scelga tu. Il tuo preferito.
-Mmmh. In realtà vado sempre in quel bar di strada per l'università. Non ho molto tempo per le colazioni. Ma mi andrebbe di cambiare per oggi.
-Scelgo io un posto che penso possa piacerti?
-Aggiudicato.
-Bakery americana o boulangerie francese?
Brividino.-Oh la la. Che pronuncia, Barone. Mi è venuta voglia di baguette.
Ride-E a me di pain au chocolat. Ma dico davvero. Ho famissima.
Lo guardo maliziosamente, lui alza gli occhi al cielo-Di cioccolato, burro e sfoglia. Ho bisogno di energie, Margherita. Sennò perderò le mie doti di amante.
Sbuffo teatralmente-Bene. Andiamo a prendere il tuo stupido pain au chocolat. Te lo ordinerò ripieno di viagra.
-Mai avuto bisogno, mia cara.
- "Mai avuto bisogno, mia cara"-Gli faccio il verso.
Lui si sporge verso di me, mi bacia sul collo-La metti così?
Lo guardo, sollevo le sopracciglia-Perché, cosa vorresti fare a riguardo?
-Mmh. Qualcosa tipo...-infila la mano sotto al lenzuolo, percorre la pelle nuda proprio sopra le mie costole. E poi mi fa il solletico. Io mi contorco, lui fa un sorrisetto.
-Non ti azzardare, Barone.
-Quando mi chiami così mi fai venire voglia di non lasciarti uscire dal mio letto per tre giorni.
-Ma se hai appena rifiutato le mie proposte indecenti.
-Solo perché ho voglia di fare qualcosa di diverso stamattina. Prima di andare in Sicilia e mancare un bel po' da Milano.
-Va bene.
-Passeremo delle belle giornate. Ne sono sicuro.
-Mmh.
-Non sei convinta?
-Non voglio crearmi troppe speranze. È l'unico modo per non restare delusi.
Mi prende la mano e la stringe un momento. Non dice nulla, ma mi fa sentire capita.
Dopo una doccia veloce mi infilo uno dei pochi vestitini estivi che non ho infilato in valigia. È giallo e con tanti piccoli fiori rosa ricamati. Mi guardo allo specchio e mi dico che non appena rientro in casa lo laveró per portarmelo. È uno dei miei preferiti.
Piero si sta allacciando l'orologio quando distrattamente mi passa accanto. Mi guarda un momento, solleva le sopracciglia-Che bella che sei. Ti sta bene il giallo.
Questo complimento così semplice e diretto mi fa arrossire un po', lui se ne accorge e fa per pinzarmi una guancia.
-Non ci provare, mi togli il trucco.
Alza le mani- Tanto me ne sono accorto che non è solo fard sulle tue guance.
-Che scemo.
-Non mi hai fatto vedere il tuo vestito per il matrimonio.
-Surprise.
-Non valeva solo per gli sposi?
-No.
Scuote la testa e ride-Dobbiamo passare in villa prima di colazione, non ho un cambio.
Mi viene in mente una cosa-Ti sbagli. -apro l'armadio e tiro fuori un paio di jeans e una maglia piegati. Gli stessi che mi prestò la prima volta che rimasi a dormire da lui in villa.
Corruga la fronte un momento, mi guarda-Ce li hai tu, ecco dov'erano. Mi ricordavo di avere un paio di jeans così ma non li ho più trovati.
Rido-Mi hai detto tu di tenerli quando...
-Mi ricordo. Non ricordavo i jeans, pensavo solo la maglia. E i boxer.
-Quelli me li tengo, tanto ne hai sempre un paio nello zaino.
Solleva maliziosamente un sopracciglio, io gli sorrido.
-Mi piace.
-Che io ti rubi le mutande?
-Che tu abbia nel tuo armadio un cambio di miei vestiti.
-Già. Anche a me.
-Solo perché hai fame e andiamo direttamente a mangiare?
-Un po'. Ma non solo.
-Okay, diciamo che mi basta.
Usciamo di casa e ci dirigiamo alla pasticceria francese. E io mi sento un po' Emily in Paris. Ho un cantante invece che uno chef. Va bene lo stesso?
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Fino a quando fa bene. Piero Barone
FanfictionMargherita ha una vita ordinata. È ciò che ha sempre voluto. Ha un lavoro da ricercatrice all'università, due coinquiline che adora. Ma quando va a trovare sua cugina, Amelia, che per lei è come una sorella e che presto sposerà Ignazio Boschetto, la...