capitolo 26

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POV Alison
Finalmente i miei piedi toccarono la terraferma dopo tutte quelle ore in aereo.
<<Andiamo a fare colazione?>> mi chiese mio cugino prendendo le valigie, annuì e lo seguì con la bambina in braccio.
Durante tutto il viaggio parlai con Paul di Dilan, capì solo in quel momento, a centinaia di kilometri da lui e a qualche miglio da terra, che alla fine non era colpa sua se aveva un nonno del genere.
Devo ammettere che ero quasi tentata a scendere e tornare da lui, ma poi mi convinsi che la mia scelta era quella giusta, e che sarebbe andato avanti anche senza di me.
Su qualcos'altro non ero sicura, se tenere il bambino/a che mi stava crescendo dentro la pancia o no, d'altronde avevo un lavoro seguivo l'università, dovevo occuparmi della bambina e curare me stessa, non credevo proprio di essere in grado di occuparmi da sola anche di un eventuale lui/lei, ma il pensiero di abortire mi uccideva, avrei trovato una soluzione, questo era sicuro.
<< ei ci sei?>> totalmente immersa nei miei pensieri non mi ero accorta che mio cugino si era accomodato ad un tavolo del bar e stava parlando al telefono, e che davanti a me c'era un ragazzo che mi stava porgendo un ciuccio, il ciuccio di Ashley che era caduto.
Mi risvegliai dai miei pensieri e gli rivolsi un sorriso dolce.
<< grazie, e scusa ero un po' persa nei miei pensieri>>
<< non ti preoccupare>> disse sorridendo di rimando, mi girai e raggiunsi mio cugino che era ancora al telefono.
<< è arrivata ci sentiamo saluta i ragazzi e non farli parlare con lui mi raccomando>>
<< si si ciao>> chiuse la chiamata e mi guardò.
<< chi era?>> chiesi passandogli la bambina e levandomi il cappotto
<< i ragazzi, mi hanno aggiornato su quello che è successo>>
<< del tipo?>>
<< dopo che siamo andati via, il tuo ragazzo ha perquisito tutta la casa e dopo averli minacciati è andato via, sono sicuri che stia venendo qui>>
<< come lo sai?>>
<< ti troverà sempre Ali e non ti permetterà mai di abortire adesso che sa che sei incinta di suo figlio, siete fatti per stare insieme e per quanto mi duole ammetterlo lo eravate già da piccoli>>
<< che cosa stai dicendo Paul>> chiesi non capendo
<< so che non spetta a me dirtelo ma quando non eri ancora nata la tua famiglia era in affari con un altra famiglia, poi l'azienda di tuo padre era sull'orlo del fallimento e loro l'aiutarono facendogli un grosso prestito e sancendo un accordo, la somma era già stata restituita non appena tuo padre ha potuto ma l'accordo non era saltato>> disse prendendomi la mano.
<< Di che accordo parli?>>
<< ecco la tua mamma e la moglie del finanziatore erano incinte, aspettavano rispettivamente te e un altro bambino, e l'accordo prevedeva che alla maggiore età per unire maggiormente le famiglie tu e lui vi sareste dovuti sposare>>
l'ansia iniziava a salirmi, come hanno potuto fare i miei genitori una cosa del genere? rimasi immobile, aspettando la fine del racconto, perché sapevo che non era concluso.
<<c'è altro giusto?>>
<< si>> sussurró guardandosi le mani
<< tua madre non era d'accordo con questo ma l'altra famiglia aveva ormai deciso e dissero che se non avessero accettato quello da loro imposto l'avrebbero ammazzata e poi ucciso te se non avessi voluto sposarti, tua madre venne costretta ad accettare, non poteva pensare di perderti, studiò notte e giorno un piano per scappare ma fu scoperta da tuo padre che poco dopo capì l'errore che aveva commesso, vendette subito la sua azienda e dopo aver cambiato nome e città si trasferirono lontano con l'aiuto di nonna e nonno, per non essere trovati, ma si sapeva, da quella famiglia non si poteva scappare, o meglio dal padre di quel signore, era spietato e crudele e dopo approfondite ricerche vi trovarono, all'epoca avevi solo otto anni e sicuramente non ti ricorderai ma ti seguivano ovunque, e un giorno si presentano alla porta quando tu eri a scuola, a casa c'erano tutti, mamma papà e i nonni, quell'uomo uccise a sangue freddo la nonna e il nonno e promise che sarebbe tornato e tu ti saresti sposata poco dopo i tuoi diciotto anni.>>

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