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Stavo puntando la lametta contro il mio polso, quando un'urtante voce mi fece girare di scatto.

<< Jisung si è fatto tardi! >> Urlò mia madre dalla cucina.

Urtato, bisbigliai un "sì" più che altro a me stesso, per poi nascondere la lametta sotto la tavola di legno leggermente rialzata che si vedeva leggermente nell'angolo della doccia, e correre giù dalle scale, contando tutti i gradini e saltando gli ultime due, come ho sempre fatto fin da piccolo, una di quelle stupidi e divertenti abitudini che tutte le persone hanno.

<< Non vuoi niente da mangiare? >> Chiese mia madre appena entrai in cucina, trovandola a sorseggiare la sua tisana mattutina.

<< No non ho fame, grazie. >> Mentii come al solito, prendendo lo zaino di fretta ed uscendo, evitando un qualsiasi discorso possibile.

Aprii la porta di casa e portai le cuffiette alle orecchie, perdendomi tra la musica e i miei pensieri ostili, fino a quando una macchina si fermò a qualche centimetro da me con velocità, mentre il mio cuore batteva all'impazzita dallo spavento.
Dalla macchina uscì una figura che conoscevo benissimo.

<< PRINCIPESSINA!! >> Urlai felice di rivederlo.

Felix era il mio migliore dall'infanzia, stando sempre affianco e affrontando tutti i miei momenti no insieme a me e frequenta il mio stesso liceo, quindi spesso ci beccavamo per entrare insieme.

<< CILIEGINA! Come va? >> Chiese mentre mi abbracciava forte tra le sue calorose braccia. Eh sì, usavamo dei stupidi soprannomi che ci demmo anni prima, scherzando sul nostro carattere.

<< Tutto bene, tu? >> Risposi con tono insicuro, come se non avessi avuto l'ennesima ricaduta la mattina stessa, ma lui di quello non doveva sapere nulla.

<< Benissimo. >> Rispose mettendo su il suo classico sorriso a 32 denti.

Alla fine salii in macchina con lui, dirigendoci insieme verso scuola, mentre io scesi prima davanti all'entrata di scuola, aspettando che lui trovasse un parcheggio nei dintorni
Una volta che lui mi raggiunse, mi accompagnò fino al corridoio in cui stava il mio armadietto, per poi doverci separare, siccome il suo armadietto stava nel corridoio B e il mio in quello D.
Camminavo a testa bassa, cercando di mimetizzarmi i tra la folla di adolescenti, fino a quando mi ritrovai il naso schiacciato contro il petto di qualcuno, alzando la testa con terrore.
Pregai con tutto me stesso che esso non fosse uno del gruppo di quelli che io e lix chiamavamo "gruppo di persone che non hanno un cazzo da fare nella vita", ma quando alzai la testa mi diedi fottutamente dello stupido, perchè basandomi sulla mia sfortuna, chi poteva essere? E così mi trovai davanti a Lee Minho, classico ragazzo da cui tutti dovevano stare alla larga, bello come pochi, per cui le ragazze lasciavano scie di bava solo al pensiero, ovvero il ragazzo che amava prendersi gioco di me fin dall'inizio delle medie.

<< Ma ce la fai ad alzare quella fottuta testa e a guardare dove metti i piedi? >> Iniziò tirandomi un leggero spintone per spostarmi da dosso. << Non ho voglia di perdere tempo, levati. >> Impose con tono serio e sicuro.

<< Scusami, ero perso nei miei pensieri. >> Provai a giustificarmi, mentre le nostre scarpe quasi si toccavamo dalla vicinanza. Tutti avevano lo sguardo rivolto verso di noi, e a me iniziava a mancarmi il respiro, segno di un attacco di panico.

<< Peccato che a me dei tuoi pensieri non fotte un cazzo. >> Disse prima di darmi una spallata e superarmi con il suo solito ghigno da testa di cazzo.

Girai pure io i talloni, alzandomi il cappuccio della felpa sperando solo di entrare in classe e di non vederlo per il resto della giornata.
Corsi verso il mio armadietto, aprendolo e sentendomi ancora lo sguardo di tutti addosso, e appena lo tirai verso di me, cadde un bigliettino a terra che raccolsi subito per leggerlo, confuso come prima mai. Frocio.

trust me -minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora