Ed eccolo qua che portava in una mano il piatto contenente la cotoletta sottomarca e nell'altra la coca cola, o meglio dire cola, dell'eurospin, poggiandole con un sorrino fiero sul tavolo in cristallo con gambe di marmo nero e dettagli d'oro, con più di 14 posti.
Si questo ragazzo era decisamente imprevedibile.<< E ualà questa meraviglia! >> Annunciò con un sorriso a 32 denti, per poi prendere una sedia e mettersi accanto a me e non davanti, cosa che mi fece stranire.
<< Oggi perchè affianco e non davanti? >> Domandai impanicato non sapendo dove nascondere il cibo, arrendendomi subito quando vidi il suo sguardo serio, e da persona che aveva capito tutto, sul viso.
<< Non riuscirai a fregarmi Jisungie. >> Rispose serio, per poi spostare l'attenzione sul suo piatto. << E adesso si mangia! >> Continuò felice, conoscendo la sua fame poichè anche le 16:40 di pomeriggio.
Mentre lui stava già a metà cotoletta, senza contare tutti gli sguardi e i controlli che mi faceva a ogni suo morso, io avevo a malapena messo in bocca un pezzettino minuscolo di essa, masticandola fino a farle perdere il sapore, come se potesse togliere le mie colpe.
Quando notò che stessi continuando a spostarlo da parte a parte giocandoci, sbuffò girandosi totalmente con la sedia verso di me, finendo di ingoiare il suo boccone.<< Adesso possiamo finire questa giostra. >> Con la sua forchetta prese un pezzo dal suo piatto, trascinandola verso di me.
<< Mangia. >> Impose severo.
Ero rosso da testa a piedi, totalmente imbarazzato e pieno di vergogna, con la paura che fosse solo pietà quella da parte sua.
E dopo avermi bruciato con lo sguardo accettai quel boccone, masticandolo per fin troppo tempo, per poi ingoiarlo ditubante, sentendolo secco e senza sapore giù per la mia gola.
Mi imboccò altre due piccole porzioni e poi smese di insistere, forse capendo che costringendomi fosse peggio.
La classica sensazione di vomito che mi perseguitava dopo ogni pasto iniziò a tornare, borbottando un "arrivo subito" e scappando su per quelle scale di marmo, correndo verso il bagno e sedendomi a terra, accucciato verso la tavoletta del wc.
Vomitai quel pochissimo cibo che il mio stomaco conteneva, l'80% solo saliva, mentre la vocina della mia testa era fiera di me, le uniche poche volte in cui mi faceva dei complimenti.Eddai che puoi vomitare altro, DEVI, tutto quello schifo di cibo mangiato in sti giorni e tutte quelle calorie bruciate, vomitale Jisung, ti serve.
Continuava a fare il tifo per me, intandomi a vomitare di più, cosa che al mio corpo non era perfetta, limitaneomi a stare appoggiato alle mie braccia per colpa dei forti giramenti di testa.
Ad un tratto si sentì qualcuno letteralmente correre per il corridoio, spalancando la porta, e riconossi subito chi fosse.
Corse con affanno accanto a me, accovacciandosi alla mia altezza e appoggiandomi una mano sulla testa per togliermi i capelli da davanti gli occhi, per poi appoggiarla sulla mia schiena e creare dei piccoli cerci invisibili per confortarmi.<< Non mi guardare in queste condizioni. >> Dissi con voce tremante preso dalla vergogna.
<< Non me ne potrebbe fottere nulla di come sei adesso, rimani bellissimo, è importante che tu stia bene. >> Rispose continuando ad accarezzarmi. << Aish, lo sapevo che non dovevo sforzarti, ma lo sai che lo faccio per il tuo bene. >> Continuò a parlare forse per distrarmi, tirandomi subito dopo verso di lui dai fianchi, facendomi sedere sulle sue ginocchia come un bambino, asciugandomi le lacrime con il pollice.
Feci per scendere dalle sue gambe ma mi bloccò, tenendomi con tutto il peso su di lui.<< Non ti muovere, sto bene così. >> Insiste mentre mi dondolava leggermente sulle sue gambe mentre mi abbracciava con quel suo fare faterno che a me mancava.
A interrompere il nostro momento ci pensò la suoneria del mio telefono che si propragò per tutta la stanza.
<< Bella suoneria. >> Disse riferendosi a Fantastic baby, nonchè suoneria che avevo da un bel po' di tempo.
<< Mi mette felicità! >> Imprecai sciogliendomi dal suo abbraccio e scendendo dalle sue gambe, per poi correre verso la musica che si propagava per il soggiorno, facendomi quasi cadere dalle scale.
<< Si mamma? >> Parlai provando a mantenere la voce salda dopo il pianto dopo aver accettato la chiamata di mia madre, mentre osservavo Minho scendere con tutta la calma del mondo le scale come se io non le avessi fatte prima di corsa saltandone alcune e quasi currupandomi di faccia.
<< Ah stai tornando? Arrivi dopo cena? Ok ci vediamo dopo. >> Terminai la chiamata.
<< Fra poco devo andare Minho, mamma torna stasera. >> Lo informai triste, non volendo tornare a dormire da solo nel mio letto.
<< Uffa... torna ogni tanto ok? >> Impose con voce severa, mentre tornava ad abbracciarmi e io ad annuire
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trust me -minsung
FanficJisung è un ragazzo che non riesce a fidarsi di nessuno, ha tanto dolore nascosto, e preferisce rinchiudersi in sé stesso dentro la sua bolla, cercando di guarire le sue ferite da solo. Minho, come lui, nasconde molte paure e insicurezze, ma riesce...