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<< Hai sonno? Ormai sono le 23, forse è meglio se andiamo a dormire presto, domani c'è scuola. >> Mi chiese Minho dopo che mi ero cambiato con i suoi vestiti che mi stavano il doppio.

Feci spallucce e rivolsi lo sguardo verso sapendo che aveva centrato in pieno.
Non dormivo decentemente da mesi, se non anni, e la mia mente mi stava oscurando sempre di più, non riuscivo a reggermi in piedi, facevo fatica a fare qualsiasi cosa, ma nonostante questo io mi sforzavo sempre, perchè non dovevo mai dimostrarmi debole.

<< Dai, vieni sotto le coperte che si fa tardi e domani abbiamo scuola. >> No, non era una cosa dolce, mi impose un ordine.

Mi misi sotto le coperte, e lui me le aggiustò fin sotto al mento, come si fa con i bambini, e questo gesto stupido mi rese felice.
Mi rivolse un sorrisino timido, ed io girandomi dall'altro lato, dandogli le spalle, chiusi gli occhi, volendo provare a dormire serenamente dopo tanto tempo, e probabilmente dentii la sua mano sfiorarmi la schina, e con la stanchezza di quel giorno, e il calore che emanava il suo corpo s'eppure a distanza, mi fecero crollare tra le braccia dell'olimpo.

Era da tantissimo tempo che non mi addormentavo così "presto", senza ansie e paranoie, e sopratutto con qualuno accanto.
Tutta questa cosa durò ben poco.
Mi svegliai di soprassalto, sudato e con le lacrime agli occhi, in mezzo a un attacco di panico.
Non dovevo pensare a quella cosa, e non adesso.

Mio padre.

Mi strofinai gli occhi cercando di respirare per bene, e asciugarmi un minimo le lacrime e il sudore, non volendo fat vedere nulla a Minho, sperando non si sarebbe svegliato.
Presi la sua felpa nelle mani, stringendola al mio petto e la abbracciandola più forte che potevo.
Rivolsi il mio sguardo verso Minho, pensando fosse addormentato, ma mi sbagliai...
due occhioni marroni lucidi, mi fissavano preoccupati, e analizzavano qualsiasi mio movimento.
Lo guardai imbarazzato, non sapendo che fare, per poi decidere di lanciarmi si schiena sul letto e coprimi la faccia con le mani ricoperte dalle maniche di quella felpa grigia prestata da lii.

Sentii le sue mani sui miei polsi, provando a toglierli dalla mia faccia delicatamente, sia per la paura di spaventarmi e sia probabilmente per la paura di farmi del male a causa dei tagli.
Le tolse dalla mia faccia, tenendole ancora saldamente, e io cercando di coprirmi, rivolsi la testa dalla parte opposta.
In un singolo movimento sentii le sue mani che si erano posate sulla mia testa accarezzandola delicatamente, ed il suo viso nell'incavo del mio collo, con il suo respiro che suonava nelle mie orecchie.
Mi stava abbracciando?

Mi accarezzò la testa con una mano, e poggiò l'altra sulla schina, tirandomi giù con lui, per poi staccarsi dall'abbraccio che durò fin troppo poco, aprendo la lampada sul comodino e analizzando il mio volto.

<< Vuoi andarti a sciacquare il viso? >> Mi chiese rivolgendomi un tono dolce e fragile.

Annuii debolmente, per poi alzarmi con cautela, con la paura di svenire, e lui si prese la briga di continuarmi a tenere la mano sulla schiena mentre mi trascinava in bagno, regolandomi addirittura la temperatura dell'acqua.
Immersi il viso nell'acqua regolata alla perfezione, e lui mi passò un asciugamano bianco.

<< Alzati le maniche che bagni la felpa, non credo sia piacevole come sensazione. >>

Alzai lo sguardo nei suoi occhi impanicato, non sapendo che dire.

<< Ormai ho fatto no? Andiamo di là. >> Lui sapeva, si era forse dimenticato.

Probabilmente ci credette, e ritornammo in camera da letto, ma questa volta prese la mia mano lentamente e mi trascinó quasi correndo fino al terrazzino, che non sapevo avesse.
Scontato no? In quella villa non mi sarei dovuto meravigliare se avessi trovato anche un Jet privato.

<< Inizia a far freddo qua fuori, sono le ormai le 5 di mattina, vuoi il mio giubotto? >> Mi domandò indicando il giubotto appeso all'interno, poco lontano dalla porta della terrazza.
Scossi la testa nonostante avessi freddo, avevo letto che prendere freddo faceva bruciare calorie.
Mi appoggiai al muretto del terrazzo con i gomiti, fissando il sole sorgere, che da quella visuale si vedeva perfettamente, e lui si affiancò a me.

<< Come mai ti sei svegliato di colpo? >> Chiese rivolgendomi i suoi occhi stellati.

Non sapevo come rispondere, e non ne avevo manco la voglia o la fiducia di raccontarglielo, perchè in ogni caso andava ricordato mi avesse rovinato la vita per un bel po' di tempo.

<< Solo... un incubo. >> Risposi vago, guardando quella meraviglia di tempo che avevo davanti.

<< Di che genere? Sempre e solo se vuoi raccontarmelo. >> Rispose rivolgendo anche lui lo sguardo sull'alba.

<< Tranquillo, nulla di che, più che altro un ricordo. >>

Annuì, decidendo di non insistere, e per questo lo ringraziai con tutto il cuore.
In quel momento avevo tanto bisogno di un'altro suo abbraccio, ma non avevo il coraggio di chiederglielo.

<< Puoi rimanere fuori o entrare? Ho paura che tu prenda freddo. >> Chiese per certezza

<< Vecchiaccio, sei tu qua quello a maniche corte, dovresti avere te freddo. >>

<< Bhe, non soffro più di tanto il freddo. >> Ribattè.

<< Se lo dici tu. >> Spostai lo sguardo scocciato.

Ci fu un attimo di riflessione, e poi decisi di chiedergli scusa.

<< Scusa se ti ho disturbato così a caso per uno stupido ricordo. >>

<< Non è stupido, è una cosa che può succedere a tutti, e tu non ne hai nessuna colpa, quindi basta darti la colpa. >>

Riflettei su una cosa; notai che in giorni come quelli avrei voluto solamente di una sua mani passata nei miei capelli come solo lui sapeva fare, che mi parlasse piano e con cura, o che mi abbracciasse.
Se c'era un posto bello dove volevo stare, era lui.

Il sole saliva pian piano, e la luce era sempre più evidente.

<< Oggi sei sicuro di voler andare a scuola? Se no resti a casa qui e facciamo qualcosa, possiamo giocare o cucinare, oppure uscire. >>

Avevo voglia di andare a scuola? No.
Preferivo stare a casa con lui? Bhe, dipendeva dalla situazione.
Andrò a scuola? Purtroppo.

<< Purtroppo devo andarci, mamma ni ammazza. >>

<< Va bene dai, ma se non sei sicuro allora rimanda, ti devi ancora riprendere.
Però adesso devi mangiare qualcosa per colazione, e io ti controllerò. >>

Così ti fa ingrassare per poi prenderti per il culo.

<< In realtà non ho fame, sei non faccio mai colazion- >> L'occhiataccia che mi mandò bastò per farmi mutare, seguendolo con una corsetta infatile per rimanere al suo passo.






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