44

1.2K 79 16
                                    

La sera arrivò in fretta, e Minho restò tutto il pomeriggio da me, guardando film e facendo lotte con i cuscini, un po' come i bambini.
Quando mi ricordò la cena verso le 18:30, andai subito in panico, iniziando ad essere pervaso da troppi pensieri, correndo subito in camera mia, lasciandolo confuso sul divano.
Spalancai l'armadio, cercando un qualsiasi outfit decente, iniziai subito ad andare in iperventilazione, e il tutto peggiorò quando, prendendo una t-shirt con una stampa carina e un jeans leggermente largo nero, andai in bagno per vedere come stessi, dovendo per forza spogliarmi.
Volevo solo cambiarmi al volo e stare calmo, ma una volta rimossa la maglia che stavo usando in casa, mi cadde lo sguardo sulla mia figura riflessa allo specchio riposto davanti a me.
Iniziai a posare in ogni singolo modo, provando un modo per nascondere tutte le mie insicurezze, magari per sentirmi un po' meglio, ma quando trovai solo grasso, smagliature, grasso e brufoli, iniziarono a scendere delle lacrime sul mio volto, qualcuno incastrata tra le ciglia e qualcuna che faceva la strada completa, addirittura iniziando a scorrermi sulle ossa che sporgevo delle costole.
Come avrei fatto quella sera?
Non potevo contare le calorie di ogni singolo ingrediente della pizza, sminuzzarla e nasconderla in un fazzoletto o scegliere dei pezzi che fossero meno dannosi per il mio peso; forse avrei potuto distrarlo con qualche battutina o argomento random, per permettergli di non far caso al mio modo di mangiare, ma sarebbe stato tutto inutile.
Era così scaltro che anche solo pensare di riuscirci era una follia; conosceva ogni mia abitudine alimentare, non sapendo nemmeno da dove l'avesse imparata, ma ormai ero solamente fottuto.
Avevo paura di me stesso e dei pensieri che invadevano la mia mente; spesso mi costringevo a fissarmi allo specchio, pensando che magari potessi trovare qualche miglioramento, ma mi perdevo a misurare le mie braccia, le mie cosce e il resto del corpo, provando magari a stringermi con le mani il girovita, provando a stringerlo verso dietro per vedere come fossi con una vita sottile, e ogni singola volta mi puntavo quell'obbiettivo, e quando ci arrivavo non ero per nulla fiero, anzi, lo rifacevo pensando che non fosse abbastanza, così continuava questo loop infinito su tutto il corpo, loop da cui sarebbe stato difficile uscire.
Avrei voluto tirare un pugno sulla mia immagine deforme che era riflessa allo specchio, volendo che le scaglie del vetro si infilassero nelle nocche fino a sanguinare, costringendomi a guardare.
Decisi di prendere a schiaffi i pensieri distolti della mia testa, notando quando gli stimoli di farmi male stessero iniziando ad aumentare.
Volevo farmi male, quello stimolo stava crescendo troppo.
Volevo spaccarmi i capillari, grattarmi la pelle fino a sanguinare o pizzicarmi con poca cura la pancia, sperando che magari sparisse.
Innervosito conficcai le unghie nel mio braccio, così forte che un liquido rosso comincio a farsi intravedere, fino a uscire a piccole gocce.
Graffiarmi non riusciva a risolvere la situazione, di questo ero certo, tuttavia il dolore esterno riusciva a placare quello interno, che era radicato in fondo e che faceva più male di una qualsiasi altra cosa.
Ero arrabbiato con il mio corpo, e per di più con la mia mente, incazzata nera con me.
A volte pensavo che non meritassi di vivere, ma poi pensavo a Minho, e a tutti i suoi sforzi, quindi cercavo di mettere a bada lo stimolo.

Il bussare alla porta mi distrasse dai pensieri oscuri, chiedendo a voce bassa chi fosse, come se non ci fossimo solo io e Minho a casa.
Con una velocità ormai conosciuta, mi sfregai il viso per togliere le lacrime, con così tanta forza che se prima era rosso, adesso era un puro pomodoro.
Minho mi chiese di aprire con voce calma e io girai solo la chiave, in modo che poteva entrare, ma dovendo aprire lui.
Quando entrò mi trovò di schiena, ancora senza maglia, con addosso solo i pantaloni neri di tuta, che mi davano un outfit confuso, un po' da barbone.
Tanto Minho non si sarebbe mai permesso di giudicarmi.

<< Piccolo, puoi girarti per favore? >> Chiese a tono basso, non volendomi incutere alcun terrore quando non stavo già respirando più di tanto.
Quando notò che continuavo a nascondermi allora si sedette sul wc già precedentemente chiuso, e quando mi girai dal lato opposto per dargli ancora di più le spalle, ne approfittò per mettere due delle sue grosse mani sul mio girovita, e tirandomi seduto su di lui, come era solito fare, e dovevo ammettere che nonostante le paranoie sul mio peso, amavo la sensazione di protezione che mi dava quella posizione.
Le sue grosse cosce non facevano nessuna fatica a tenermi, sospettando che in palestra alzava pesi molto piu pesanti di me.
Continuavo a coprirmi il volto rosso e con le lacrime che avevano ricominciato a scendere, aggiustandomi però meglio; una mano mi copriva per bene il viso, e l'altra l'avevo riposta sulla pancia, come a coprire quell'orrore.

<< Jisungie, puoi per favore togliere quella mano sul volto e guardarmi? >> Domandò gentimente, provando a scostarmela leggermente con la sua mano, e io misi forza, che però non cambiò nulla, ci mise mezzo secondo a riuscire a toglierla, poggiandosela sulla sua spalla.
A quel punto mi girò totalmente sopra di lui, mettendomi a carponi sulle sue cosce grandi, stando anche comodo, e lui tolse gentilmente anche l'altra mano, esponendomi a lui.
Mi tirò un'occhiata da capo a piedi, e io subito mi feci piccolo, pensando mi stesse giudicando, ma subito strinse i miei polsi per poterli tenere fermi, avvicinando la sua testa al mio petto e lasciandoci un casto bacio in mezzo al torace.

<< Sei bellissimo Jisung, quante volte te lo dovrò ripetere? >> Ribattè serio, iniziando ad accarezzarmi le spalle in un gesto affettivo, dopo avermi fatto ripogiare le mani sulle sue spalle, ricoperte da una leggera t-shirt nera che era comunque troppo stretta sulle sue ampie spalle.

Lui aveva esposto i suoi sentimenti, dicendo che ero bello così, mentre piangevo, rosso in faccia, tremante e con il respiro affannato, con la parte sopra esposta che rivelava tutti i demoni che stavo provando a sconfiggere, con tutti i segni di guerra.
E nonostante ciò, lui continuava a dirmi che fossi bellissimo.


Angolo autrice.

Si sono viva, diciamo che la mia fantasia e voglia in questi giorni era sotto zero...
Volevo parlarvi di una cosa, chiedendo il vostro consiglio.
Poichè ogni tanto scrivo capitoli a caso che non verranno probabilmente mai aggiunti alla storia, ho creato questo capitolo un bel po' spinto, e diciamo un po' più perverso.
Secondo voi la lascio come la loro prima volta o quella la faccio dolce e tranquilla, o lascio questa che è molto lunga e dettagliata?

trust me -minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora