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Finite le lezioni presi velocemente tutti i libri e l'astuccio e li misi dentro lo zaino, chiudendolo e andandomene fuori per ultimo. Ogni volta che suonava, gli alunni iniziavano a correre creando una massa di individui, e non c'era cosa che mi mettesse più ansia... forse.

Era da tutta la mattinata che tremavo più del solito, probabimnente pure per il fatto che dovevo prendere solo una pillola ma ne presi 4.
Non avevo intenzione di andare in mensa o in giardino, pensando a Felix e di come sicuramente avrebbe avuto compagnia in mensa per il suo carattere molto sociale, quindi mi feci piccolo piccolo tra gli studenti e iniziai a dirigermi verso le scale di metallo che andavano sul tetto.
Tremavano e facevano un rumore assordante, ma non me ne curai, poichè nei corridoi tutti urlavano e facevano chiasso, quindi non avrei fatto la differenza.
Pensandoci era da veramente molto molto tempo che non andavo sul tetto della scuola, quindi decisi di usare quel momento di distrazione per starmene un po' per i cazzi miei e cercare di calmarmi almeno un minimo.
Le 2h di matematica che avevamo con il quinto, per fortuna passarono in fretta, e quando se ne andarono, non prima di aver avuto un contatto visivo o essermi beccato uno sguardo malizioso di Daeshim per cui mi vennero i brividi, finalmente potei calmare i miei nervi e togliermi dal muro su cui ero schiacciato per le ore seguenti.
Salii in fretta e furia le rampe di scale con il fiatone causato dal mio misero fisico, per poi andare verso la porta con su scritto "⚠VIETATO L'ACCESSO AI NON AMMESSI⚠", ma almeno dico., chiudetela a chiave quella porta se sapete che ci salgono spesso alunni, coglioni.
Finalmente arrivato notai subito la mancanza che riservavo verso quel posto fresco.
Ci andavo spesso i primi anni, ma al terzo inziai a diminuire le mie visite poichè quel posto iniziò a diventare leggeremente frequentato da ragazzi che volevano saltare le lezioni, magari facendosi qualche canna.
Avanzai verso l'alto muretto, e in punte di piedi guardai la vista che tanto mi era mancata. Il tetto dirigeva verso il giardino della scuola pieno di alunni, e un piccolo pezzetto di strada.
Feci come tanto abituato ero, misi lo zaino sotto la testa per usarlo come cuscino, e mi sdraiai su uno di quei muretti iniziali che servivano sicuramente a qualcosa ma in quel momento non ci pensai, aprendo lo zaino e prendendo le mie amate Marlboro rigorosamente rosse.
Non ero una persona che fumava molto o ne era dipendente, anzi lo odiavo pure, ma farmi qualche tiro nei giorni particolarmente stressanti mi aiutava.
Ne estrassi dal pacchetto una e l'accesi, iniziando a collegare le mie cuffie ad una mia playlist che usavo mentre ero frustato, ma un attimo prima di mettermele all'orecchio un rumore mi fece sussultare, sentendo dei passi sulle scale che rimbombavano a causa del metallo.
La paura di esser sospeso era tanta, ma decisi semplicemente di mettermi dietro il muretto seduto come se niente fosse.
Sentii la porta aprirsi e i passi farsi sempre più vicini, fin quando una figura a pochi metri di distanza si fermò iniziando a fissarmi con sguardo furioso.
Cazzo preferivo beccarmi un professore o un bidello.

<< E tu che ci fai qua solo? >> Mi domandò il ragazzo con tono malizioso iniziando a sghignare.

Mentre provavo a calmare il mio battito tenendo stretta la sigaretta tra le mie mani, mi decisi di provare a essere coraggioso.

<< Mi rilasso, te? >> Risposi con finta calma, vedendo la sua testa piegarsi leggermente dalla confusione, tornando subito dopo serio.

<< Dubito che te ne dovrebbe fregare una fottuta minchia, dammi ste sigarette . >> Me le strappò aggressivamente dalle mani appropiandosene, prendendo anche quella accessa che stavo fumando facendomi quasi male.

Era inutile agire, poichè sarebbe finita solo peggio, quindi decisi semplicemente di fissare davanti a me e di far finta di niente, mentre iniziavo a far scorrere le ginocchia più strette possibili contro il mio petto per difesa e schiacciandomi totalmente al muretto dietro di me.
Si mise il pacchetto in tasca e lanciò quella accesa giù dal tetto, rischiando anche di far male a qualcuno.

<< Cosa c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua? >> Scherzò con un sorriso stampato sul volto.

<< Come mai sei da solo? >> Chiesi cambiando discorso, notando fosse strano.

<< Di solito si risponde con una risposta e non con altre domande, frocetto. >> Riapose con fare altezzoso che mi fece girare leggermente le palle, facendomi coraggio e rispondendo a tono.

<< Non me ne potrebbe fottere di meno. >> Controbattei serio mentre le mie mani continuavano a tremare distruggendo la mia sicurezza.

Spero ti picchi fino a vederti sanguinare.

<< Il tuo carattere inizia a non piacermi. >> Mi guardava come se fossi solo un lurido oggetto sessuale o come il suo schivetto, facendo piccoli passi verso di me con le mani nelle tasche dei jeans aderendoli e rivelando le sue gambe toniche rappresentanti anni di dura palestra, le stesse con cui mi bloccava a terra per farmi del male.

<< Ah perché ti è mai piaciuto? Che complimento. >> Ribattei ironico e stanco, provando pian piano a spostarmi dalle sue grinfie.

<< Mai detto questo, baby. >> Mi provocò con una faccia da prendere a schiaffi.

Mi girai di scatto nella sua direzione un po' scioccato e disgustato, e quella parola mi fece pensare che non sarebbe finita molto bene.

<< Giochiamo? >> Azzardò come se fosse il mio capo.

<< Tieni a bada il tuo cazzo, non ero io quello frocio? >> Ironizzai prendendolo in giro, guardando il suo sorriso diventare totalmente dritto.

<< Io infatti non sono gay e non faccio schifo quanto a te. >> Che incoerente di merda.

Nonostante quelle parole fossero insignificanti fecero male lo stesso, sbloccandomi dei piccoli ricordi che mi fecero perdere la metà del coraggio.

<< E allora perchè vorresti scoparmi? Cosa è, frustazione? >> Accennai un ghigno, ormai conoscendo la situazione pericolosa in cui stavo.

Venni svegliato bruscamente dai miei pensieri quando mi tirò un calcio sulla spalla facendomi cadere su un fianco, e
senza fiatare me ne tirò un'altro sull'addome, proprio su tutti gli altri lividi fatti precedentemente sempre da lui stesso.
Ne scagliò qualche altro in punti casuali, giusto per sfogare lo stress, gemendo per il dolore che mi stava causando e cercando di trattenere le lacrime per non dimostrarmi debole, sapendo che però si stavano già facendo strada sul mio viso come se conoscessero la strada a memoria.

<< E dai, non ce la fai ad alzarti tesoro? Qua potrebbe salire qualcuno, scendiamo che ti porto in un posto fantastico e finiamo quello che abbiamo iniziato. >>

Come mi sto divertendo a vederti soffrire, ti meriti questo e ben altro ancora.

Non ce la facevo ad alzarmi, iniziavo a non capire più dove mi trovavo per colpa della vista che come al solito si era sfuocata; prese il mio braccio destro con prepotenza, schiacciandolo forte e trascinandomi con lui, mentre i miei tagli iniziavano a sanguinare dalla sua presa salda proprio sopra la mia benda.
La vista si fece un po' più nitida e in quel attimo capii che mi voleva portare giù, infatti aprì la porta del tetto per poter scendere le scale con me alla presa, ma tutto ad un tratto mi ritrovai con la faccia schiacciata contro il metallo freddo dei gradini, segno che mi aveva appena lasciato cadere.
Con la mano ormai liberata spostai i capelli che si erano posati delicatamente sugli occhi, passandoci la mano sopra e sentendo l'attimo dopo un sonoro tonfo.
Spaventato sobbalzai dal mio posto scattando seduto, ma notai che in due rampe più in giù c'era Daeshim a terra che si teneva la gamba con sguardo addolorato.
Cosa era successo?



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