Summer 1996: What you left us

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Se potevano, gli abitanti di casa Lupin evitavano di andare in soffitta.

Non che fosse una di quelle soffitte tetre, strette e buie, anzi.

Era divisa in due spazi. Il primo, il più ampio, era vuoto, decorato solo con un vecchio tappeto e da centinaia di graffi di artigli sul muro. Era lì che Remus passava ogni luna piena. In quelle notti la stanza veniva illuminata dalla luce della luna, che attraversava il vetro del lucernario. Regulus lo sapeva bene.

Il secondo era diviso dal primo da una parete e da una piccola porta chiusa sempre a chiave.

Un venerdì di inizio Agosto alle dieci e mezza, però, Regulus salì in soffitta per la prima volta da tre anni.

Attraversando la prima "stanza", tenne gli occhi a terra. Era difficile. Non vedeva i segni di quegli artigli dalla notte nella Stamberga. Quegli artigli che...

Infilò la chiave nella toppa della piccola porta e la spalancò. Si piegò leggermente ed entrò. La prima cosa che fece fu aprire la piccola finestra che si affacciava su un vicolo, per far entrare la fresca brezza di una comune sera estiva inglese.

Si sedette a terra, poi, nell'unico spazio vuoto e osservò, per alcuni minuti, gli scatoloni impilati. Non aveva bisogno di alzarsi e leggere i nomi riportati sopra le scatole per individuare quella di cui aveva bisogno. Sapeva a memoria la provenienza di ognuna. Da piccolo aveva passato intere giornate a frugarci dentro.

Una decina portavano la scritta "Hope e Lyall". Su sei c'era scritto "Marlene", invece, su una "Lily e James", al cui interno c'erano i loro pochi averi sopravvissuti a Quel giorno. Un'altra portava il nome "Peter" ed era pieno di tutte le cassette dei film che Regulus amava guardare da piccolo, ma che ora avrebbe provato solo disgusto a toccare.

La storia di Codaliscia era l'unica che non era mai riuscito a capire quando era bambino. Aveva sempre saputo dentro di sé che suo padre fosse innocente, ma quello che era successo al quarto malandrino non aveva senso. "Come è morto?" si chiedeva sempre.

Alla fine la trovò e la aprì. La scatola di Sirius. Prima ne avevano anche altre, ma Sirius le aveva portate a Grimmauld Place. Solo quella era rimasta. La più importante.

Anni prima Regulus ci aveva trovato i trucchi del padre, la giacca di pelle che si portava dietro dall'età di undici anni nonostante allora fosse troppo grande, un gran numero di foto, un pacchetto di sigarette (che era ancora lì, mai toccato) e loro. Gli anfibi.

Poteva sembrare strano che non li avesse mai usati prima, infondo era un mago. Poteva utilizzare un incantesimo per adattarli alla propria taglia, come faceva con tutte le sue scarpe e i suoi vestiti. Però non aveva mai voluto. Si era detto che li avrebbe usati solo quando avrebbe raggiunto quella taglia, l'ultima che suo padre aveva utilizzato. E se fossero diventati troppo piccoli, li avrebbe nuovamente riposti in soffitta.

Li prese in mano e li osservò. Erano delle classiche Dr. Martens nere modello 1460. Le cuciture erano leggermente usurate, essendo le scarpe state utilizzate per chissà quanti anni. Sporche, però, non lo erano proprio. Cosa che lo fece un po' insospettire. Le girò, quindi. Le suole erano stranamente pulite . "Papà, o più probabilmente Em, dovrà averle averle pulite prima del trasloco", pensò.

Le poggiò delicatamente a terra. Sciolse, poi, con cura i nodi delle stringhe. Gli dispiacque, quasi.

-Reg, muoviti!- urlò suo padre, dal corridoio del secondo piano.

Regulus sbuffò. Si infilò velocemente le scarpe, interrompendo quel rito, rimise a posto lo scatolone e uscì dalla stanza, chiudendo a chiave la porta dietro di sé.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 18, 2021 ⏰

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