Third Year: Quidditch

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-È una tragedia! Una vera e unica tragedia!- urlò Wood entrando in sala comune con fare quasi teatrale.

Si buttò sul divanetto più vicino, già occupato, facendo due cose che nessuno avrebbe avuto il coraggio di fare. Interrompere Percy Weasley nello studio e lanciarsi su di lui con la divisa da allenamento sporca e sudata.

-Oliver, che succede adesso? Non hai parato una pluffa della Johnson?- chiese il Caposcuola facendogli spazio sul divano.

-Peggio, molto peggio! Alicia si è ritirata! Non si può giocare con due sole cacciatrici! Questo doveva essere il mio anno!- esclamò il capitano.

-Posso farlo io...il cacciatore intendo- disse Regulus alzando la testa dal libro che stava leggendo.

Il capitano si alzò e cercò quella voce miracolosa e nell'angolo della stanza trovó un tredicenne un po' insonnolito svaccato su una poltrona.
Inutile dire che dal suo sguardo scomparve anche quella piccola scintilla di speranza per lasciare il posto a una disperazione decisamente esagerata.

-Cosa mi tocca fare... hai una scopa?-

Il tredicenne negò.

-Vabbè per il momento userai una di quelle della scuola. Domani dopo le lezioni farai un provino...- concesse Wood.

Poi si voltò verso il caposcuola, ma nessuno, a parte Regulus, vide gli sguardi che si scambiarono.

Percy sbuffò, prese i libri e si voltò verso i dormitori. Oliver lo seguì borbottando insulti vari verso Salazar e Alicia.

Regulus li fissò per un secondo, poi si voltó verso Ron.

-L'ho notato solo io?-

-Notato cosa?- chiese il rosso alzando lo sguardo dalla scacchiera.

Lui e il fratello George stavano facendo una partita all'ultimo sangue, anche se tutti avevano scommesso sul più piccolo.

George non sembro neanche sentirli, ma forse era solo perché toccava a lui e la sua regina si stava già nascondendo dietro al trono in un disperato tentativo di salvarsi.

-Nulla, lascia perdere- disse il corvino.
Ovviamente lui non avrebbe lasciato perdere, ma aveva cose più importanti a cui pensare, come il suo amato 1984.

Doveva ammetterlo, era salito su una scopa poche volte. O meglio, era da tempo che non lo faceva. Aveva utilizzato una scopa giocattolo, regalatagli dal padre, fino ai tre anni e poi una a grandezza bambino fino agli otto. Poi Remus era stato licenziato dal proprio lavoro e comprare una nuova scopa era stato impossibile.

Però amava il Quidditch. Aveva centinaia di riviste e sua zia Em amava regalargli biglietti per le partite più importanti.

Ogni volta che entrava in una stanza urlando per un risultato positivo, suo padre lo guardava e tutte le volte ripeteva la stessa frase: "Il tuo padrino sarebbe stato fiero di te".

Il suo padrino era James Potter. Era stato il migliore amico di suo padre per più di dieci anni, ma era morto in quello spietato giorno.
Quel giorno che suo padre odiava più di qualunque cosa al mondo.

Nonostante Remus non ne parlasse quasi mai, Regulus aveva capito fin da molto piccolo quanto quel singolo giorno avesse distrutto la vita di suo padre.

Aveva anche capito subito che suo padre sarebbe crollato senza di lui.

E Regulus si ricordava una sera in particolare, forse proprio la sera in cui aveva capito fino in fondo l'importanza di quella notte: aveva sette anni e zia Emmeline gli stava facendo da babysitter.
Suo padre tornò all'una di notte,e anche se Regulus sarebbe dovuto essere già a dormire, appena sentì la porta sbattere si svegliò di colpo. Scese le scale verso il soggiorno e ci trovó suo padre, ubriaco fradicio, che piangeva sulle spalle della sua migliore amica.

Night's son || An Harry Potter NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora