30 Dicembre 11.00 a.m.
Harry
Il bar dove ci trovavamo era particolarmente affollato quel giorno, un vociare e un tintinnio di tazzine si ripeteva, rendendo quasi impossibile la conversazione.
Gemma prese la sua tazzina di caffè ed ingoiò il contenuto di essa tutto d'un sorso.
Riappoggiò poi l'oggetto sul tavolino e ci guardò con aria perplessa.
《Harry, tu..》Scrutò Louis, il quale era seduto al mio fianco e si corresse.
《.. Voi mi state chiedendo di farvi da avvocato e aiutarvi a condannare una persona che pensate sia la colpevole dell'incidente avvenuto a Louis due anni fa?》
Io e il liscio annuimmo all'unisono, provocando un sospiro da parte di Gemma.
《Ragazzi, io non..》
《Ti prego.》Dissi prendendole le mani fra le mie.
《Sei la nostra unica speranza. Al momento non abbiamo abbastanza soldi da permetterci un avvocato e quel tizio è ancora a piede libero. Gemma io ho seriamente paura per l'incolumità di Louis. Se è già arrivato a tanto nulla potrà impedirgli di completare l'opera.》
I miei occhi schizzavano da una parte all'altra del suo volto, tremanti per la paura e in attesa di una risposta.
Sentii Louis irrigidirsi al mio fianco e in un gesto nascosto slacciai la presa dalle mani di mia sorella per accarezzare la gamba del mio ragazzo e tranquillizzarlo.
《Harry, io vorrei, lo vorrei con tutto il cuore, ma il punto è che..》
Si morse il labbro inferiore.
Era nervosa, la conoscevo fin troppo bene.
Sospirò.
《Harry, tu sai perché adesso sono qui, a Londra?》Mi chiese poi, seria.
Riflettei su ciò che mi aveva appena detto.
Non avevo la più pallida idea del perché fosse lì.
Davvero ero stato così egoista e menefreghista da non chiedermi nemmeno il perché fosse lì? Il perché dopo così tanto tempo fosse tornata? Eppure era anche mio interesse.
Abbassai lo sguardo, colpevole e scossi la testa.
《Allora vorrà dire che te lo racconterò io.》Disse, mettendosi comoda sulla sedia.
《Ehm, io vado a prendere qualcosa al bancone, okay? Torno subito.》Disse Louis, lasciandoci tatticamente soli.
Gemma lo osservò allontanarsi e poi puntò nuovamente i suoi occhi nei miei.
《Quando scappai di casa con Ashton, come bene ricorderai, avevo solo 20 anni e non ero consapevole in cosa mi stavo per imbattere. La relazione con il cosiddetto "cattivo ragazzo" durò ben poco e si rivelò essere solamente una stupida cotta adolescenziale, senza valore, per la quale mi ero infatuata fin troppo e quel "viaggio d'amore" terminò non appena lui tornò in albergo ubriaco fradicio assieme a due sgualdrine. In quel momento mi resi conto di cosa stavo facendo, in cosa mi ero cacciata. Come avevo anche solo potuto pensare che avrei saputo sopravvivere in un Paese enorme come l'America? Improvvisamente la paura si impossessò di me, convincendomi a tornare in Inghilterra. L'orgoglio però e la paura di tornare presero il sopravvento, impedendomi di tornare a casa. Sinceramente mi sentivo spaesata e i due giorni successivi al mio arrivo li trascorsi in albergo, poi però mi ricordai della casa al mare della zia Kelly. Con un po' di fortuna raggiunsi l'abitazione e trovate le chiavi sotto lo zerbino, cominciai la mia nuova pazza avventura. Grazie ad alcuni lavoretti part time riuscii a racimolare la somma necessaria per conseguire i miei studi e laurearmi in giurisprudenza. Ero molto fiera di come ero riuscita a gestire la situazione e di quello che mi ero creata usando solo le mie forze. Comunque, per quanto riguarda il mio lavoro feci del tirocinio qua e là, andando anche in studi di avvocati molto famosi. Poi conobbi James. James, James Waters, è un avvocato del nord Carolina con il quale ebbi il.. "piacere" di lavorarci assieme. Si rivelò fin da subito una persona squisita e dopo poco tempo di convivenza decidemmo di sposarci. Avrei potuto giurare che in quel momento la mia vita era finalmente perfetta, ma come da copione i problemi non tardarono ad arrivare. Semplicemente James si rivelò non essere la persona che sembrava e che credevo di aver conosciuto..》
Prese un grosso respiro, facendosi scappare una lacrima, la quale asciugò frettolosamente, ricominciando a parlare prima che avessi modo di dire qualsiasi cosa.
《Scoprii che una persona cattiva si poteva celare sotto chiunque e che l'amore acceca le persone a tal punto da non fargli riconoscere cosa è bene e cosa no, cosa le distrugge e cosa le rende felici. Adesso sono qui, Harry, con il solo intento di lasciarmi il passato alle spalle. Ho venduto la casa di zia Kelly a sua insaputa e abbandonato il lavoro, sperando che questo mi aiutasse a dimenticare. Spero che voi capiate cosa vi sto dicendo e che per me tornare in un tribunale sarebbe come tornare a fare un compito di matematica, non ci capirei niente e finirei per raggiungere solo il più basso dei risultati. Harry, io voglio che voi abbiate successo e che vinciate questo complicato processo, purtroppo però io non sono il mezzo adatto a compiere quest'arduo compito.》Concluse il suo monologo con una certa incertezza, ma sicura della sua decisione.
Abbassai la testa, cominciando a giocherellare con i miei pollici.
Chiunque si sarebbe aspettato che dicessi qualcosa, ma il punto è che ero rimasto così spiazzato dal suo racconto che non riuscivo nemmeno a dire il mio nome.
Era riuscita a badare a se stessa alla tenera età di 20 anni. A lei, ad una casa, al lavoro e alla scuola contemporaneamente e io, ovviamente, non mi ero nemmeno preoccupato di chiederglielo, di chiedergli dove era stata in tutti questi anni, come aveva fatto e tutto il resto.
"Good job, Harry Styles." Mi derise il mio subconscio.
《Gemma io..》Tentai, ma senza sapere realmente cosa dire.
《.. Scusami, scusami perché non sono stato un bravo fratello.. Avrei dovuto chiamarti in questi anni, almeno provare di stabilire un contatto telefonico o postale che sia. Avrei dovuto informarmi cercarti e adesso accoglierti a braccia aperte, magari chiedendoti come era andato il viaggio, se sul treno eri stata bene e non la storia della tua vita, perché quella l'avrei già saputa, poiché, da bravo fratello, ero riuscito a stabilire un contatto con te, Gemma, la persona che in questi ultimi anni mi è mancata come manca l'acqua ad un pesce rosso. Però non l'ho fatto. Non l'ho fatto perché pensavo che partendo tu ti volessi liberare della vita di casa, della vecchia aria di Holmes Chapel e della tua famiglia e cosa ero io? Ero la tua vecchia vita di casa, ero la tua insopportabile aria di Holmes Chapel, io ero la tua famiglia. E credimi ci sono stati momenti in cui ho lottato per rispettare il tuo volere, per non chiamarti, non cercarti; una volta mamma mi dovette pure bloccare nel cuore della notte, intimandomi di rimanere, perché io volevo prendere l'aereo e venire in America, da te. Eppure, benché mi rendo conto che partire sarebbe stata una pazzia, ancora oggi mi pento per non averlo fatto.》Sospirai.
Gli occhi di mia sorella erano puntati su di me, aspettandosi una conclusione che non tardai a dare:《Gemma, io non posso capire cosa hai passato, ma rispetto la tua decisione. Sicuramente se questo ti impedisce di poter tornare a lavorare, di costrurti una tua famiglia, di avere una casa tutta tua, deve essere stata una cosa terribile. Spero che un giorno potrai perdonarmi per i miei errori, scusa l'intromissione, io sono l'ultima persona che si meriterebbe un tuo favore..》Dissi e feci così per alzarmi, continuando a tenere la testa china, ma una mano delicata mi bloccò per il polso.
Mi voltai e incrociai gli occhi lucidi di Gemma, la quale sorridendo mi disse:《Non c'è nulla che debba perdonarti Harry. Forse dovrebbe essere il contrario, sai?》
Tirò su con il naso e continuò il suo discorso.
《E sai anche cosa? Studierò Harry, mi impegnerò, starò sveglia notti per apprendere, per ricordare, ma stai pure certo che vinceremo questo processo, fosse l'ultima cosa che faccio.》
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The messenger || Larry Stylinson
FanfictionLe persone devono molto a molti. Io devo tutto al mio salvatore. A quel messaggio dal destinatario sbagliato, ma dal mittente giusto. - H Ringrazio tutti i miei lettori. ¤ Copyright - All rights reserved.